Niente prigione per il co-fondatore di Bitmex

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Il co-fondatore di Bitmex, Arthur Hayes, non andrà in prigione per aver violato il Bank Secrecy Act degli Stati Uniti. 

L’ex CEO dell’exchange di criptovalute è stato condannato a sei mesi di detenzione domiciliare e due anni di libertà vigilata.

Arthur Hayes, ex CEO di Bitmex, scampa la prigione

Arthur Hayes prigione
Arthur Hayes se la cava con sei mesi di detenzione domiciliare, due anni di libertà vigilata e una multa da $10 milioni

Dopo essersi dimesso dalla carica di CEO di Bitmex per una denuncia da parte del CFTC americano (Commodity Futures Trading Commission), che accusava il celebre exchange americano di operare senze le dovute autorizzazioni, nell’ottobre del 2020, Arthur Hayes è tornato negli Stati Uniti per essere sottoposto a processo.

Il manager rischiava una severa condanna, ma pur ammettendo le sue colpe è riuscito ad evitare la prigione, ricevendo una condanna tutto sommato mite che comprende sei mesi di detenzione domiciliare e due anni di libertà vigilata, oltre al pagamento di una multa da 10 milioni di dollari.

Il giudice federale che ha emesso la condanna ha riconosciuto il manager colpevole di avere violato il Bank Secrecy Act (BSA), che impone regole assai stringenti sull’identità dei clienti e sulle loro transazioni in chiave antiriciclaggio.

L’assistente procuratore degli Stati Uniti, Samuel Raymond, si è pronunciato come segue al giudice distrettuale degli Stati Uniti, John Koeltl, prima che Koeltl pronunciasse la sentenza:

“Questo è un reato molto grave. Ci sono state vere conseguenze. Quando individui come il signor Hayes gestiscono piattaforme senza programmi antiriciclaggio o programmi per conoscere i tuoi clienti, diventano una calamita per le persone per riciclare denaro”.

Le cause che hanno spinto al processo la piattaforma Bitmex

Secondo il giudice federale la piattaforma avrebbe operato in maniera poco chiara e all’ombra dei mercati finanziari, violando diverse leggi degli Stati Uniti. 

Bitmex, che da quest’anno è sponsor del Milan, fresco campione d’Italia, è stata una delle prime piattaforme a proporre contratti derivati in criptovalute. 

Bitmex da tempo è nell’occhio del ciclone in molti Paesi per il suo modo di operare, considerato poco rispettoso delle regole finanziarie.

A gennaio del 2020 AMF, l’autorità che regola i mercati finanziari del Quebec, in Canada, ha considerato le attività della piattaforma come illegali nel Paese, impedendogli di operare in Quebec. 

In Giappone, la scelta di chiudere tutte le attività era stata presa dalla società stessa, dopo l’approvazione di una legge che stabiliva regole precise sul trading di criptovalute, a cui evidentemente l’exchange non era in grado di ottemperare.

Hayes, 36 anni, ha accettato di buon grado la sentenza commentando che:

“So che i miei anni migliori sono davanti a me. Dovrò sempre convivere con le conseguenze di queste azioni. Sono pronto a voltare pagina e ricominciare”.

Il suo legale, James Benjamin, dopo la sentenza ha definito Hayes una “potenza intellettuale” e un “leader carismatico” e ha commentato la sentenza, affermando che i pubblici ministeri avevano tentato di usare questo caso come una sorta di  “referendum su principi astratti che cercano di sostenere”, perseguendo una “condanna draconiana” per rivendicare la politica statunitense”.

A luglio si dovrebbe tenere il processo al secondo imputato della causa: l’altro co-fondatore dell’exchange Benjamin Delo.

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