Mentre la geopolitica turbina e i dati macroeconomici presentano un quadro a tinte contrastanti, gli investitori istituzionali hanno messo in atto nel mese di ottobre una strategia apparentemente contraddittoria: hanno aumentato la loro esposizione al rischio, portando le partecipazioni azionarie al massimo degli ultimi 18 anni, ma contemporaneamente hanno adottato un approccio più cauto e selettivo, facendo scendere l’indice generale di propensione al rischio di State Street da un picco annuale a una lettura neutrale.
È questo il duplice scenario che emerge dagli Institutional Investor Indicators di State Street per il mese di ottobre, un barometro unico che monitora l’umore e le allocazioni dei grandi investitori a livello globale, ricavato dall’analisi dei 51,7 trilioni di dollari di asset in custodia e/o amministrazione della banca.
Più azioni, ma con maggiore selettività
Il dato più eclatante è l’exploit delle azioni. Gli investitori istituzionali hanno continuato ad accumulare posizioni nel mercato azionario, spingendo l’Institutional Investor Holdings Indicator per le equity al suo livello più elevato dal 2005. Questo movimento aggressivo, tuttavia, non è sinonimo di euforia irrazionale. Al contrario, l’Institutional Investor Risk Appetite Indicator è sceso a neutrale, indicando una maggiore attenzione alla prudenza nelle operazioni relative e nelle allocazioni all’interno dei portafogli.
“Ottobre è stato un mese positivo per le azioni, nonostante l’incertezza geopolitica… e le crescenti preoccupazioni sulle valutazioni”, ha commentato Marija Veitmane, Head of Equity Research di State Street Markets. La Veitmane identifica il motore di questa corsa nello scenario “Goldilocks” dei mercati: un’economia percepita come “abbastanza solida da sostenere utili robusti, ma abbastanza debole da richiedere tagli dei tassi”.
La fuga dalla “value” e l’amore per i Magnifici 7
La selettività degli investitori è evidente nelle loro preferenze settoriali e di stile. Il mercato sembra aver voltato le spalle ai titoli value, con l’allocazione in questo segmento che è scesa al livello più basso dal 2000. La preferenza è andata massicciamente verso i titoli large cap, di qualità e growth, il gruppo noto come “Magnifici 7”.
“Ciò non sorprende, dato che le strategie Value hanno faticato per 20 anni”, ha osservato la Veitmane. “L’attenzione a utili solidi e al ciclo di taglio dei tassi sta prevalendo sulle preoccupazioni legate alle valutazioni”.
All’interno del paniere azionario, si è registrato un cambiamento tattico: una rotazione dai titoli ciclici verso quelli difensivi, trainata principalmente dal crescente interesse per il settore healthcare. In Europa, un’area di preoccupazione è emersa nelle vendite di titoli bancari, un settore che aveva offerto rendimenti elevati e che era molto popolare tra gli investitori. A fare da contraltare, il sostegno al settore tecnologico rimane solido e costante.
Valute: il ritorno (timido) del dollaro
Anche nel mercato valutario si sono visti segnali di una cauta rivalutazione del rischio. Dopo essere stato estremamente sottopesato, il **dollaro statunitense** ha visto acquisti cauti nel mese di ottobre. “Storicamente, il dollaro è stato una valuta rifugio, anche se non è stato così nella prima parte dell’anno”, ricorda l’analisi di State Street. È interessante notare che gli investitori, in particolare quelli domestici, hanno comprato dollari proprio mentre si profilava lo shutdown del governo Usa.
Un altro indicatore monitorato da vicino è la copertura del rischio in dollari. Finora, gli investitori europei hanno mostrato solo un lieve incremento nella copertura delle azioni Usa. Tuttavia, con il costo di queste coperture in diminuzione, State Street non esclude che questa tendenza possa rafforzarsi nei prossimi mesi.
In conclusione, ottobre ha dipinto il ritratto di un investitore istituzionale fiducioso nella resilienza del mercato azionario, ma non più spensierato. La corsa alle azioni c’è, ma è una corsa guidata dalla ricerca della qualità e dalla fiducia in uno scenario economico “perfetto”, mentre sullo sfondo aumentano le precauzioni e le rotazioni tattiche, segno che la paura di una correzione non è mai del tutto sopita.
