“Il dato sull’inflazione degli Stati Uniti sembra essere stato accolto con sorpresa dagli investitori obbligazionari, ma in verità non si tratta di una notizia così inattesa“. Ad affermarlo è Manuel Pozzi, Investment Director di M&G Investments, che di seguito dettaglia la propria view.
Osservando i rendimenti dei Treasury a dieci anni ci accorgiamo che sono aumentati, ma in modo contenuto (circa 7 bps al 12 maggio). Il dollaro si è leggermente rafforzato sull’euro (che è sceso da 1,21 a 1,20 al 12 maggio) visto che una maggiore inflazione fa presumere tassi più alti. Sono inoltre salite quasi tutte le voci dei prezzi al consumo: ristoranti, hotel, affitti di immobili e benzina in primis. Durante il lockdown, le famiglie americane hanno accumulato ingenti risparmi – grazie ai sostegni pubblici ricevuti nel 2020 e nel primo trimestre del 2021 – e quello che si sta verificando è una corsa ai consumi.
Come coprirsi dall’inflazione
Per coprirsi dall’inflazione e dal rischio di un rialzo dei tassi, oltre ai titoli inflation-linked (che appaiono oggi decisamente più cari rispetto al passato), troviamo interessanti anche quelli a tasso variabile. Sono poi soprattutto da tenere sul radar alcune aree dei mercati azionari come le infrastrutture quotate: le aziende di questo settore hanno in molti casi contratti legati all’inflazione e sono quindi naturalmente “coperte”, beneficiando tra l’altro di un contesto regolamentare agevolato laddove investano in economia circolare o efficientamento energetico.
La vera incognita riguarda le prospettive dell’inflazione nel medio/lungo termine
A fattori deflattivi come la globalizzazione, la digitalizzazione e l’invecchiamento della popolazione, si combinano, sul fronte opposto, fattori inflattivi sia di breve, come appunto la ripresa dopo i lockdown, la crescita dei risparmi e dei prezzi delle materie prime, sia di lungo orizzonte, come gli enormi programmi di spesa fiscale incentrati su infrastrutture, transizione climatica ed educazione, che potrebbero creare milioni di posti di lavoro.
Anche il probabile aumento della tassazione e la maggiore regolamentazione del settore tecnologico potrebbero portare a un calo dei margini di profitto o a prezzi più alti. Nel complesso, rispetto agli ultimi due o tre decenni ci sono più chance di un ritorno dell’inflazione, ma nessuno può esserne davvero certo.