BCE: Bitcoin rischioso e speculativo

BCE Bitcoin

Bitcoin è un asset rischioso e speculativo, lo dice la Banca Centrale Europea (BCE) nell’ultima Financial Stability Review (FSR).

Il report, che analizza gli scenari economici dell’area Euro durante la pandemia da Covid-19 rileva che la ripresa economica è stata posticipata a causa della terza ondata di contagi da Coronavirus. A rimanerne colpiti sono stati alcuni settori più di altri. Tra questi, senz’altro i commerci, trasporti, viaggi, arte e spettacolo. Altri settori invece si stanno riprendendo in modo rapido.

Ad ogni modo, il progresso delle campagne vaccinali dovrebbe creare un rimbalzo nelle attività economiche nel corso del 2021. 

Nella sezione dedicata agli investimenti, il report rileva quanto accaduto a gennaio rispetto al caso Gamestop, pur non citandolo esplicitamente. Si legge infatti di piccoli investitori che coordinandosi sui social network hanno acquistato e fatto crescere prezzi di azioni cosiddette “small cap” sui quali invece altri investitori erano nettamente esposti, portando a grosse perdite. Viene poi ricordato, stavolta esplicitamente, il fallimento dell’hedge fund Archegos Capital Management.

L’episodio serve alla BCE per ribadire che: 

“Un’intensa speculazione, soprattutto se a leva, può far sì che le istituzioni finanziarie subiscano perdite concentrate”.

La BCE su Bitcoin

A proposito di Bitcoin, nel report della Banca Centrale Europea, si legge:

“Segni di esuberanza sono stati osservati anche nel rinnovato interesse per le criptovalute, anche se i rischi per la stabilità finanziaria sembrano limitati. L’impennata dei prezzi dei bitcoin ha eclissato le precedenti bolle finanziarie come la “mania dei tulipani” e la bolla dei mari del sud nel 1600 e 1700”.

La BCE fa ricorso alla storia, citando la bolla speculativa sui bulbi dei tulipani del 1600. All’epoca la mania dei tulipani travolse l’Olanda, con prezzi che lievitarono, ma poi al minimo accenno di calo della domanda, la bolla scoppiò con conseguenze devastanti per i commercianti. 

La bolla dei mari del sud invece si riferisce alla South Sea Company, la società per azioni britannica fondata nel 1711 che avrebbe dovuto consolidare e ridurre il costo del debito nazionale e di fare commerci esclusivi con il sud America. La sua popolarità crebbe, gli inglesi compravano le sue azioni sulla promessa di guadagni da commerci che per ragioni geopolitiche semplicemente non potevano avvenire. Finché la bolla scoppiò facendo cadere in disgrazia persino illustri personaggi politici che vi avevano investito. 

Insomma, la BCE non sembra molto ottimista sul futuro di Bitcoin a giudicare dagli esempi. E infatti prosegue: 

“Mentre questo è stato in gran parte guidato da investitori al dettaglio, alcuni investitori istituzionali e società non finanziarie stanno anche dimostrando un crescente interesse. La sua volatilità di prezzo rende il bitcoin rischioso e speculativo, mentre la sua esorbitante impronta di carbonio e il suo potenziale uso per scopi illeciti sono motivo di preoccupazione”. 

Ancora una volta dunque sembra prevalere il pregiudizio per cui Bitcoin è utilizzato per scopi illeciti. 

Tuttavia, conclude il report:

I crypto-asset non sono ancora ampiamente utilizzati per i pagamenti, e le istituzioni della zona euro hanno poca esposizione agli strumenti finanziari legati alle criptovalute, quindi i rischi per la stabilità finanziaria sembrano limitati al momento.

Insomma, al momento l’esposizione è abbastanza limitata, tanto che la BCE non mostra di doversene preoccupare. E chissà se sarà un bene o un male. 

 

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