L’interesse per le bolle finanziarie, economiche o borsistiche che dir si voglia, è aumentato nei primi mesi dell’anno. Stando alle statistiche forniteci dai motori di ricerca su Internet, l’interesse del pubblico è paragonabile al periodo 2005-2006, periodo antecedente la Grande Crisi Finanziaria del 2008 e caratterizzato da enorme liquidità e rendimenti attesi ridotti all’osso. Ecco di seguito la view sulla situazione attuale e l’outlook per i prossimi mesi di Alessandro Tentori, cio di AXA IM Italia.
Noi economisti ci poniamo incessantemente la stessa domanda: quale è il prezzo giusto per un bene o un servizio? La risposta standard è quella che viene fornita dai premi Nobel Ken Arrow e Gerard Debreu, cioè un equilibrio generale di prezzi relativi che viene raggiunto qualora tutti gli interessi di scambio vengano saziati nel corso di un processo molto simile a un’asta. Per raggiungere questo risultato – una pietra miliare delle scienze economiche e sociali – gli autori hanno dovuto fare un uso pesante di premesse e di assunzioni, prestandosi così a una feroce critica rispetto alle osservazioni fatte sui mercati reali. In particolare, gli economisti sembrano subire il fascino di grandi e inaspettate variazioni di prezzo, così come di movimenti “esponenziali” che divergono da quelle variabili che vengono comunemente chiamate “fondamentali”.
La “scuola austriaca” ha contribuito allo sviluppo di teorie dinamiche, in cui le aspettative hanno un ruolo fondamentale e i cicli di salita e discesa dei prezzi (o delle economie più in generale) vengono spiegati da variabili endogene al sistema piuttosto che da shock esogeni come nella “teoria dei cicli reali”. Il concetto di “capitale sequestrato” è un concetto fondamentale per l’analisi classica del ciclo di produzione. Di cosa si stratta? Si tratta di quel capitale che viene impiegato nelle fasi iniziali del ciclo del prodotto (Friedrich Hayek utilizza il termine “pre-produzione”), per esempio nella ricerca e sviluppo, e che viene quindi sottratto, sequestrato all’analisi dei bilanci di una azienda. Si tratta di una variabile che introduce un livello di incertezza sul risultato finale dell’impresa, sugli utili e quindi sulle valutazioni azionarie.
Il lettore mi perdonerà questo excursus storico; talvolta la storia ci aiuta a non commettere gli stessi errori due volte. Lo stesso lettore si chiederà a questo punto quale sia la relazione tra un esponente di spicco della scuola austriaca come Eugen von Böhm-Bawerk e le bolle finanziarie. Siamo nei Paesi Bassi, nel novembre dell’anno domini 1636, in una delle tante taverne che caratterizzano nella città di Haarlem. Il collegio locale di fioricoltori sta organizzando l’asta quotidiana dei bulbi di tulipano, utilizzando strumenti conosciuti oggi come contratti futures. Da quel novembre agli inizi di febbraio del 1637, il prezzo dei tulipani olandesi aumentò del 2170%, per poi crollare del 95% a inizio maggio dello stesso anno. Mai nella storia abbiamo assistito a un saliscendi così pronunciato nel giro di soltanto sei mesi! Questo evento storico prende il nome di mania dei tulipani o bolla dei tulipani.
Una interpretazione “austriaca” di questa bolla è legata al ciclo di vita dei tulipani: I bulbi vengono piantati in autunno per fiorire verso la fine dell’inverno. Il capitale (i bulbi) viene quindi sequestrato (sotterrato), per poi risultare in un prodotto (un fiore). Ovviamente si tratta di un processo altamente aleatorio, nessuno può infatti dire con precisione quanti fiori e di quale qualità o colore verranno generati da un bulbo. La città di Haarlem è importante per le sue particolari condizioni climatiche, che favoriscono la fioritura in anticipo sugli altri centri di produzione olandesi. Ecco quindi che la fioritura a Haarlem fu un segnale di trading inequivocabile per gli operatori, un reality check: Attenzione, troppi fiori stanno fiorendo, i prezzi sono troppo alti, vendiamo subito!
Ma torniamo, in conclusione, al 2021. Il tema del giorno è la ripartenza post-Covid: Ingenti capitali vengono dispiegati sui mercati, per scommettere sull’effetto benefico del connubio di politica fiscale e monetaria. I mercati azionari si trovano a scontare multipli osservati solo durante la bolla del Nasdaq, mentre il rischio di “overheating”, di inflazione mette sotto pressione i mercati obbligazionari.
Calibrare lo sforzo di politica fiscale intrapreso dai vari Paesi è un esercizio sia complesso che soggetto a forte incertezza. Io non so se siamo o non siamo in una bolla finanziaria, ma presumo che lo sapremo 1) appena sarà possibile fare un reality check tra aspettative e dati macro, e/o 2) appena la bolla sarà scoppiata. D’altro lato, è molto probabile che le politiche fiscali e monetarie siano abbastanza flessibili da adattarsi alla congiuntura che esse stesse alimentano, evitando così uno scenario di implosione di questa bizzarra architettura basata sulle aspettative, che noi uomini moderni ci ostiniamo a chiamare “mercato”.