Investimenti, mercati emergenti: azionario in calo ma l’outlook resta positivo

Il primo trimestre del 2021 è stato deludente per le azioni dei paesi emergenti. Del sostanziale guadagno temporaneo a due cifre non è rimasto nemmeno il 2%. È comunque positivo che l’aumento dei rendimenti negli USA non sia più continuato dopo metà marzo e che l’aumento del dollaro USA finora sia molto limitato. Tuttavia, è assolutamente possibile che su entrambi i fronti ci sia una nuova spinta verso l’alto. Questo potrebbe poi mettere sotto ulteriore pressione anche i Paesi emergenti. Ecco di seguito l’outlook del team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management.

Le materie prime rischiano una correzione

Non dovrebbe sorprendere, se sulla scia di un ulteriore rafforzamento del dollaro, ci fosse una correzione di alcune materie prime. La domanda dalla Cina per ora dovrebbe aver superato il suo picco e le materie prime al momento sembrano anche rappresentare un “consensus trade” per molti investitori. Una correzione sarebbe pertanto del tutto normale. Tuttavia, questo non cambia le nostre prospettive positive di lungo periodo per molte materie prime e per le azioni dei paesi emergenti.

Una ripresa globale asincrona forse è addirittura una fortuna

Il fatto che la ripresa congiunturale globale non sia sincrona, prima la Cina, poi gli USA e successivamente Europa, America Latina e parti dell’Asia, alla fine potrebbe persino rivelarsi uno sviluppo molto positivo. Altrimenti avremmo probabilmente assistito a squilibri ancora più grandi tra domanda e offerta di quelli che al momento stiamo già vivendo in molti settori o che stanno emergendo.

Mercati finanziari USA: pandemia archiviata troppo presto?

Sembra che il tema della pandemia sia stato completamente archiviato dai mercati finanziari, almeno negli USA. Ma anche in Europa e in diversi paesi emergenti, che in realtà sono ancora saldamente nella morsa del virus, i mercati guardano soprattutto al tempo dopo la pandemia, i lockdown e le restrizioni ai viaggi. Naturalmente, questo comporta un certo potenziale di rischio in caso di nuovi contraccolpi (p. es., problemi con i vaccini, nuove mutazioni). Inoltre, è sostanzialmente ancora incerto, quanto ampio e sostenibile sarà l’effetto dei vaccini somministrati. Al momento, i mercati stanno ipotizzando che, all’occorrenza, per i vaccini sarà necessario un richiamo una o due volte all’anno. La domanda è solo quella, se questo sia, in generale, così facilmente praticabile. Finora manca l’esperienza nell’uso di massa, permanente e multiplo dei vaccini mRNA, per non parlare dei costi a lungo andare enormi. Per molti mercati emergenti non sarebbe possibile né in termini logistici né finanziari creare un tale regime di vaccinazione permanente. Queste sono certamente domande per il futuro che adesso non sono ancora importanti per i mercati finanziari. Al più tardi nella seconda metà dell’anno, tuttavia, se ne potrebbe maggiormente tenerne conto anche lì. Ciò vale anche per i danni e le conseguenze a lungo termine della pandemia sui sistemi sanitari e sociali nonché sui mercati del lavoro. Al momento, è quasi impossibile stimarli ovunque, ma potrebbero avere implicazioni molto importanti per la crescita e la competitività future, e addirittura per il commercio e i flussi di capitale.

Non bisogna ignorare i vari conflitti geopolitici che, nonostante la pandemia, non solo continuano a persistere, ma attualmente rischiano addirittura un’escalation.

Tutto sommato, rimaniamo comunque positivi sull’economia globale, sulle azioni e obbligazioni della maggior parte dei mercati emergenti, anche se nei prossimi mesi ci potranno essere ancora dei problemi.