Mercati: valute e indici azionari sotto la lente

Di seguito una serie di approfondimenti sui mercati forniti da Ricardo Evangelista, analista aenior di ActivTrades, Saverio Berlinzani, analista senior, e Pierre Veyret, analista tecnico, sempre presso ActivTrades.
Lo US Dollar Index, che misura la performance del biglietto verde rispetto a un paniere di altre principali valute, questa mattina ha toccato il massimo di due mesi e mezzo. L’accordo stabilito tra Democratici e Repubblicani per rimuovere temporaneamente il tetto del debito e limitare alcune spese federali ha portato un enorme sospiro di sollievo non solo negli Stati Uniti ma anche altrove, poiché lo scenario alternativo avrebbe portato a una crisi dalle conseguenze imprevedibili.”
“Con la questione apparentemente risolta, l’attenzione si è nuovamente spostata su altre meno urgenti ma ugualmente importanti. L’inflazione rimane al di sopra dei livelli ideali e alcuni alti funzionari della Fed hanno recentemente riproposto l’idea di ulteriori aumenti dei tassi di interesse, che potrebbero avvenire già il mese prossimo. Da ora in poi, gli investitori terranno d’occhio il rilascio di nuovi dati sui posti di lavoro venerdì. Se le cifre dovessero essere elevate, allora un rialzo dei tassi di giugno diventerà più probabile, con un’ulteriore rafforzamento del dollaro.
Ricardo Evangelista –Analista Senior di  ActivTrades
 
L’accordo raggiunto tra il presidente Biden e il presidente della Camera Kevin McCarthy per sospendere temporaneamente il limite massimo ha fornito un certo sollievo alle azioni, proteggendo i listini da ulteriori ribassi. Sebbene ciò possa temporaneamente porre fine allo stress avvertito sugli asset più rischiosi, è probabile che gli investitori rimarranno cauti per un po’ di tempo poiché l’accordo deve ancora essere approvato dal Congresso.
Le scarse performance dei titoli della sanità, dei beni di consumo non ciclici e dell’energia sono compensate dai guadagni nei settori tecnologico, dei servizi di pubblica utilità e immobiliare. La volatilità del mercato dovrebbe rimanere elevata fino alla conferma di un accordo definitivo sul tetto del debito statunitense.
Pierre VeyretAnalista tecnico, ActivTrades
Ora che anche la questione del tetto del debito è risolta, senza che sui mercati vi siano stati effetti così rilevanti, cosa occorre per vedere aumentare la volatilità e soprattutto per capire l’andamento futuro dei mercati ? Con la loro riapertura, in seguito alla festività del memorial day negli Usa e il bank holiday inglese, troviamo un dollaro ancora forte sul mercato dei cambi e dei listini azionari Usa sui massimi di periodo, anche se in realtà, sia la forza del franco svizzero, ma anche una certa tensione che si intravede sui cross come EurNzd, EurAud, o anche AudChf e NzdChf, lasciano intendere che si sia in presenza di una fase di avversione al rischio che però non si vede se osserviamo gli indici preposti alla sua rilevazione, come l’indice vix, al di sotto dei 18 punti e il fear and greed (paura e avidità) abbondantemente sopra il livello neutro di 50, a 68 punti.
Perché allora c’è tensione, e gli asset rifugio come franco e anche il dollaro (che a rigor di logica non dovrebbe esserlo, per molteplici ragioni, tra cui i tassi alti), salgono? L’unica risposta che ci siamo dati, in una fase come quella attuale, è che il mantenimento dei tassi alti per un certo periodo di tempo, in un quadro di problemi irrisolti come quello della guerra, quello relativo ai dati macro in peggioramento, e la mancata ripresa della Cina, siano tutti fattori che preoccupano, a tendere, gli investitori, che in qualche modo vogliono tutelarsi coprendo parte dei propri portafogli attraverso l’acquisto di asset rifugio.
Eppure, i rendimenti dei titoli di stato Usa, sono scesi, dopo l’accordo sul debito, lungo tutta la curva, dai 5 ai 30 anni, e i listini non hanno ceduto terreno con Nasdaq ed S&P che sono a ridosso dei massimi delle ultime settimane. Uno scenario che prima o poi dovrà chiarirsi. Resta forte il dollaro, sopra i 140  contro Jpy e non accenna a correggere.
Tecnicamente la valuta americana, potrebbe spingersi anche fino a 142.50, un’area dove nel recente passato, la Boj si era fatta sentire, con le prime dichiarazioni contro un eccessivo indebolimento dello Jpy. Ueda, il nuovo Governatore, non l’abbiamo ancora visto all’opera, ma non crediamo che sarà molto diverso dai suoi predecessori. L’EurUsd, invece si trova su un supporto chiave a 1.0700, la cui rottura aprirebbe la strada al test dell’area di medio termine a 1.0500, così come per il dollar index il target pare essere a 105.50, massimo del mese di marzo. Il cable tiene meglio in ragione di un EurGbp debole che sembra voler attaccare 0.8640 50 area di supporto. 1.2300 il supporto chiave del cable a cui seguirebbe 1.2250. UsdChf che fatica a salire, se osserviamo l’EurUsd come scende, e rimane sotto, almeno per ora, quota 0.9075 85 area. EurChf che continua a scivolare lentamente, con nuovi minimi dal mese di ottobre scorso testati, in area 0.9690. UsdCad incapace per ora di violare 1.3650 e non lontano dal supporto chiave di 1.3550, con il petrolio stabile intorno ai 72.00 dollari per il Wti e 76 per il Brent. Sul fronte dati il mercato ormai aspetta i payrolls di venerdì prossimo.
Saverio Berlinzani – Analista Senior di ActivTrades