Nonostante un contesto segnato da avversione al rischio, i tassi d’interesse hanno vissuto un generale spostamento al ribasso nel mese di ottobre, mentre la volatilità continuava a ridursi, creando dinamiche apparentemente contraddittorie. Geoffroy Lenoir, Co-CIO of Mutual Funds di Ofi Invest AM, analizza di seguito queste stranezze del mercato obbligazionario.
Un’impennata dell’avversione al rischio, alimentata dallo shutdown negli Stati Uniti, dalla guerra commerciale con la Cina e dall’instabilità politica in Francia: sono questi i fattori che hanno spinto i tassi d’interesse verso il basso per tutto il mese di ottobre. Eppure, in questo quadro di rischi sistemici, la volatilità ha continuato a ridursi, generando una serie di paradossi sul mercato dei bond.
Primo paradosso: nonostante le tensioni, il prezzo dei Treasury cresce
Uno degli enmi più evidenti è il comportamento dell’indice MOVE, che misura la volatilità delle obbligazioni USA: ha toccato il suo minimo degli ultimi quattro anni. “Questo è uno dei tanti paradossi che si osservano oggi sul mercato dei bond”, commenta Lenoir**, “ma è anche uno di quelli che può essere spiegato più facilmente attraverso un’analisi più approfondita”. Il rendimento dei Treasury decennali, dopo l’ultimo meeting del FOMC, si è ridotto al 4,10%, un movimento contenuto poiché l’evento era ampiamente scontato. Tuttavia, come sottolinea Lenoir, “il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ammesso che non è stata un decisione unanime e che non è sicuro che ci sarà un ulteriore taglio a dicembre”.
Sul fronte geopolitico, le tensioni USA-Cina sulle terre rare si sono attenuate, contribuendo al clima di relativa calma.
Secondo paradosso: nonostante la crisi politica, la Francia cresce
In Europa, la situazione francese rappresenta un altro rompicapo. Nonostante il downgrade di Standard & Poor’s ad A+, il rendimento dei titoli di Stato francesi (OAT) è sceso, arrivando al 3,42%, e lo spread con i Bund tedeschi si è ridotto. In più, l’economia ha mostrato una crescita sorprendentemente solida nel terzo trimestre.
“Pertanto, siamo di fronte a un altro paradosso: le prospettive economiche e l’incertezza sulle finanze pubbliche francesi sono in aumento, ma i rendimenti e la crescita stanno tenendo”, osserva Lenoir. “Secondo noi di Ofi Invest AM, sebbene il giudizio delle agenzie di rating sia inequivocabile, la Francia sta beneficiando del comportamento più virtuoso dei suoi vicini”. In particolare, è l’Italia a trainare la fiducia: “Il rally dei BTP italiani continua… L’Italia, infatti, riteniamo sia la campionessa d’Europa quest’anno, con il valore dei suoi titoli in rialzo del 3,56% da inizio anno, contro lo 0,87% della Francia”.
Terzo paradosso: rendimenti interessanti nonostante spread elevati nell’high yield
L’ultima contraddizione si osserva nel segmento ad alto rendimento, dove convivono rendimenti interessanti e spread elevati. “L’opinione può variare notevolmente a seconda del punto di osservazione adottato”, spiega Lenoir, “ma possiamo dire che il mercato oggi preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno”.
La chiave, secondo l’esperto, sta nel distinguere tra “high yield ‘buono’ e cattivo”. “L’high yield ‘buono’ è costituito da emittenti con rating BB/B+, le cui performance da inizio anno variano tra il 4,90% per il primo e il 5,50% per il secondo. Il rischio di rifinanziamento di questi emittenti è slittato di alcuni anni e la loro situazione finanziaria è piuttosto solida”. Al contrario, “l’high yield ‘cattivo’, costituito da emittenti con rating CCC è in calo di oltre il 3% da inizio anno… Questi emittenti sono considerati troppo instabili per qualsiasi rifinanziamento e il rischio di ristrutturazione del debito è già stato scontato”.
In un panorama finanziario ricco di contraddizioni, l’analisi di Ofi Invest AM guidata da Lenoir suggerisce che, al di là delle apparenze, i mercati stanno operando sottili distinzioni, premiando la stabilità relativa e penalizzando senza appello i rischi più estremi.
