
Il caso recente della vendita del CryptoPunk #3100 è emblematico del mutato clima degli investitori. Acquistato a suo tempo per 16 milioni di dollari, è stato ora rivenduto per “solo” 4.000 ETH, segnando una perdita superiore ai 10 milioni di dollari.
Una vendita clamorosa nel settore NFT: il crollo del valore del CryptoPunk #3100
Era il 2021 quando i CryptoPunks dominavano la scena degli NFT, incarnando uno dei casi d’uso più acclamati nella storia recente delle criptovalute. I famosi avatar generati da Larva Labs, 10.000 pezzi unici creati nel 2017, venivano scambiati a cifre stellari, rendendoli tra i beni digitali da collezione più desiderati sul mercato. Eppure, nel 2025, lo scenario appare profondamente cambiato.
Il CryptoPunk #3100 è uno degli NFT più rari della collezione. Caratterizzato da uno stile “alieno” – presente in soli 9 esemplari su 10.000 – e da una fascia per capelli, un tratto distintivo in appena 406 punk, il suo valore ha sempre goduto di una forte percezione esclusiva.
Tuttavia, il prezzo di vendita, benché ancora molto al di sopra del cosiddetto floor price (il prezzo minimo di vendita attuale), si è rivelato nettamente inferiore rispetto al precedente valore di mercato. Con Ethereum in calo di circa il 60% rispetto all’anno precedente, la perdita in termini di valore dichiarato in dollari USA è diventata ancora più marcata.
Se confrontato con l’attuale floor price della collezione – attorno ai 42 ETH, ovvero circa 65.000 dollari – la vendita del #3100 appare ancora come un caso fuori dal comune per valore. Ma la drastica riduzione rispetto alla cifra spuntata in passato racconta un’altra verità: il mercato NFT è in caduta libera, e neanche i pezzi rari sono immuni da questa discesa.
NFT: da mania globale a mercato in flessione
I numeri parlano chiaro. Dopo aver raggiunto l’apice della popolarità nel 2021, il volume degli scambi di token non fungibili ha subito una contrazione costante. Le vendite complessive a inizio aprile 2025 si sono fermate attorno ai 58 milioni di dollari, tornando ai livelli registrati all’inizio del 2021, prima dell’esplosione del fenomeno.
Nel corso degli anni, numerosi collezionisti e investitori hanno inseguito gli NFT per motivi che spaziavano dalla passione per l’arte digitale, fino alla speculazione finanziaria più aggressiva. Ma con il raffreddamento del mercato e la volatilità intrinseca delle criptovalute, molti stanno ora rivalutando le proprie scelte e, spesso, liquidando a cifre inferiori pur di uscire dall’investimento.
Che fine ha fatto il prestigio dei CryptoPunks?
Nonostante il crollo generale del mercato, i CryptoPunks mantengono una certa aura di prestigio. Secondo i dati raccolti da CryptoSlam, cinque dei dieci NFT più costosi mai venduti provengono proprio da questa collezione. All’apice del fenomeno, alcuni esemplari hanno raggiunto la cifra straordinaria di 56 milioni di dollari.
L’ultimo caso, quello del CryptoPunk #3100, era il terzo NFT per valore più alto mai registrato. Ma ora il suo proprietario – rimasto anonimo dietro un indirizzo wallet – ha scelto l’uscita, pur accettando di perdere una somma superiore a quella investita da milioni di investitori in tutto il mondo.
Ciò che colpisce è la decisione di vendere in perdita. Un segnale che in molti interpreti suggeriscono come un cambio di sentiment collettivo nei confronti degli NFT: da bene rifugio alternativo e status symbol, sono diventati potenzialmente un fardello di cui liberarsi prima che il mercato scenda ulteriormente.
L’eccezione che conferma la regola: rarità ancora preziosa
Nonostante l’aria di sfiducia e i numeri ridimensionati, alcune eccezioni continuano a brillare. NFT ultra-rari come il #3100 possono ancora attirare acquisti di alto profilo, sebbene a prezzi ridotti rispetto al passato. La rarità delle caratteristiche – nel caso in questione, l’essere un alieno e la fascia per capelli – rende questi esemplari oggetti da collezione appetibili per una nicchia determinata a preservare il valore simbolico del proprio portafoglio.
In un mercato spezzato tra fede e disillusione, chi resta punta dunque sulla qualità e sull’unicità, mentre la massa inizia a prendere le distanze da quella che fino a pochi mesi prima sembrava una rivoluzione tecnologica inarrestabile.
Uno sguardo al futuro degli NFT
Se investire in NFT è ancora una strategia valida o meno è una domanda ancora aperta. Il crollo del CryptoPunk #3100 potrebbe rappresentare un semplice aggiustamento di mercato dopo l’euforia iniziale, oppure il sintomo di un raffreddamento duraturo verso il concetto stesso di proprietà digitale su blockchain.
Certo è che il fascino degli NFT, almeno per ora, ha perso buona parte del suo splendore. Ciò non significa però che sia la fine definitiva: come spesso accade nelle tecnologie emergenti, boom e crisi si alternano, aprendo la strada a nuove forme di utilizzo e modelli più maturi.
Il tempo dirà se gli NFT torneranno in auge in modo strutturale o resteranno un fenomeno passeggero del passato cripto. Nel frattempo, la vendita del CryptoPunk #3100 resta scolpita come uno degli eventi simbolici di questa fase di transizione: un promemoria, per vecchi e nuovi investitori, dei rischi e delle promesse del mondo digitale.