Ieri negli Stati Uniti sono stati pubblicati una serie di dati macro molto positivi, utile a far salire le previsioni di crescita delle varie case di investimento di parecchio.
La reazione del mercato è stata però particolare. “L’azionario ha accelerato al rialzo dall’apertura in avanti, ma la composizione non è quella che uno si attenderebbe: i settori migliori sono i difensivi, healthcare, tech, semiconduttori, real estate e altri, mentre i finanziari cedono in solitudine e alcuni ciclici occupano le posizioni di rincalzo”, avverte Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, che di seguito fa notare anche la reazione del mercato dei tassi, che ha vusto i rendimenti collassare sulla parte lunga della curva, con il 30 anni in grado di cedere oltre 10 bps di rendimento, al 2.2% (con l’inflazione al 2.6%). Meno 10 bps, a 1.53% anche per decennale.
Il dollaro si trova quindi chiuso tra la forza relativa dell’economia e il collasso dei rendimenti. Naturalmente, aggiunge poi Sersale, del crollo dei rendimenti si avvantaggiano anche le commodity, e soprattutto i metalli preziosi. Una reazione dei tassi totalmente contraria alla dottrina, che vorrebbe i rendimenti salire di fronte a segnali di economia in rafforzamento, e che ha lasciato gli operatori di stucco, come si nota dallo scarsissimo numero di commenti circolati, a fronte di un enorme numero di domande.
L’impressione personale – sostiene Sersale – è che la reazione controintuitiva, che comunque ricalca quella vista altre volte di recente, in particolare post CPI, sia il risultato di una serie di concause:
- La serie di dati macro forti in US era largamente attesa. Abbiamo uno stimolo fiscale “mostre” erogato negli ultimi 3 mesi, molto del quale di rapido impatto. Il livello di attività era già robusto, e vi sono attese di riapertura dell’economia. Ergo gli investitori erano già posizionati per questo tipo di outcome, e a fronte della pubblicazione dei dati nessuno ha nulla da vendere e molti invece contavano di comprare la debolezza sui bonds.
- Il mercato dei tassi USA ha passato un primo trimestre disastroso, che ha senz’altro prodotto un posizionamento strutturalmente assai difensivo, che sta venendo precipitosamente corretto.
- Più i dati escono forti, più il mercato dubita che la Fed potrà attenersi alla sua agenda estremamente paziente. Ciò spiega la tendenza delle curve a appiattirsi, scontando che una Fed che diventa più proattiva, conterrà meglio l’inflazione nel lungo periodo.
Oggi la correzione dei tassi sta assumendo le dimensioni di una capitolazione, il che vuol dire che le prime due suddette cause sono soggette a una rapida correzione. Il movimento per quanto aggressivo resta a mio modo di vedere di carattere correttivo, nell’ambito si un trend che reta al rialzo. Nel mentre però, tutti i settori che hanno sofferto del rialzo dei tassi tirano un sospiro di sollievo, dal tech ai difensivi all’oro.