Nell’universo del reddito fisso, il credito high yield globale continua a rappresentare “una componente strategica per gli investitori alla ricerca di rendimenti reali e diversificazione”, sottolineano gli esperti di Payden & Rygel. Nonostante gli spread si mantengano su livelli storicamente compressi, secondo gli specialisti la combinazione di fondamentali aziendali solidi, duration contenuta e flussi di domanda costanti, superiori all’offerta, posiziona questa asset class in modo favorevole.
“La vera sfida e opportunità – spiegano – risiede nell’analisi delle motivazioni che guideranno le azioni delle Banche Centrali e nella selezione delle storie societarie in grado di creare valore in contesti macroeconomici anche profondamente diversi”.
Secondo Payden & Rygel, il punto cruciale oggi non è se le Banche Centrali, a partire dalla Fed, taglieranno i tassi, ma “perché lo faranno”. Se l’allentamento monetario sarà il risultato di un raffreddamento duraturo dell’inflazione accompagnato da un mercato del lavoro solido, il credito high yield potrà beneficiare di un contesto favorevole: “i tassi di default rimarranno contenuti, le imprese continueranno a rifinanziarsi a condizioni sostenibili e gli investitori potranno godere di cedole generose in un quadro di stabilità”.
Al contrario, se i tagli dovessero rispondere a un brusco indebolimento della crescita e a un aumento della disoccupazione, “lo scenario cambierebbe radicalmente, con un probabile aumento dei tassi di insolvenza e un rischio di credito più elevato”. Per questo motivo, sottolineano, è fondamentale “monitorare attentamente l’evoluzione del mercato del lavoro”. Finora, il rallentamento registrato è lieve e non strutturale: “finché l’occupazione resta robusta, i tagli dei tassi potranno essere interpretati come misure preventive e non difensive, favorendo un quadro di crescita moderata che sostiene il credito high yield”.
Anche i flussi di capitale offrono supporto alla classe high yield. Gli esperti evidenziano che “molta liquidità globale è ancora parcheggiata in strumenti a breve termine, favorita dai rendimenti attuali”, ma con il calo dei tassi ufficiali, il costo opportunità di mantenere liquidità aumenterà, spingendo i capitali verso asset con rendimento più elevato. “Il credito high yield offre una combinazione unica di carry elevato e bassa duration, che lo rende particolarmente interessante in un contesto in cui l’attenzione è focalizzata sul reddito cedolare piuttosto che sull’apprezzamento del capitale”.
Sul fronte delle valutazioni, osservano gli specialisti, “oggi nessuna regione sembra ‘a sconto’”, con Stati Uniti, Europa e mercati emergenti che hanno beneficiato di un restringimento degli spread. La differenza di performance, quindi, deriverà dalla selezione bottom-up degli emittenti. La strategia privilegiata è quella delle obbligazioni con rating BB/B, “che storicamente ha garantito il miglior equilibrio tra rischio e rendimento”, mentre l’esposizione alle CCC è limitata a circa il 2%, riservata a storie con chiaro potenziale di miglioramento del profilo finanziario.
L’analisi dei fondamentali conferma la validità dell’approccio: “i tassi di default si attestano intorno al 3% su base emittente e sono concentrati in comparti specifici, come media, telecomunicazioni, retail e chimica”, senza rappresentare una minaccia sistemica. Un tema da monitorare, spiegano, è la riduzione dei tassi di recupero, scesi nelle insolvenze “pure” verso il 30% rispetto a una media storica del 60%, ma che restano stabili nei processi di liability management.
Anche l’offerta limitata contribuisce a sostenere la classe high yield. In Europa, rilevano, si è registrata un’offerta netta negativa, “non per mancanza di domanda, ma perché molte società non sentono il bisogno di aumentare il proprio indebitamento”. La stessa dinamica si osserva nei mercati emergenti, dove emissioni di qualità come quella di Petrobras hanno raccolto ordini multipli rispetto alla dimensione dell’offerta.
Guardando ai prossimi 12-18 mesi, gli esperti di Payden & Rygel prevedono che “il credito high yield globale continuerà a configurarsi come una strategia di carry più che di capital gain”. Il rendimento cedolare elevato e la duration inferiore all’investment grade, spiegano, rendono l’asset class “capace di autoripararsi rapidamente anche in caso di episodi di ampliamento degli spread”.
In un contesto di rendimenti reali in calo e volatilità geopolitica intermittente, concludono, “il credito high yield globale rimane un pilastro fondamentale per i portafogli bilanciati che puntano a ottenere reddito e diversificazione”, ma il successo dipenderà da “gestione attiva, disciplina nella selezione dei singoli emittenti e valutazione costante dei rischi”.