Metalli e transizione energetica: ecco cosa emerge dall’outlook di Ofi Invest AM

Gli esperti di Ofi Invest AM fanno il punto sui metalli strategici per la transizione energetica ridisegnando la composizione del fondo Ofi Invest Energy Strategic Metals, che al momento gestisce asset per 32,8 miliardi di euro. L’outlook, mercato per mercato, è firmato da Benjamin Louvet, Head of Commodities della società di gestione, e riflette uno scenario in cui domanda strutturale, vincoli sull’offerta e fattori geopolitici continuano a ridisegnare gli equilibri globali.

Rame, il perno della transizione

Il rame resta il metallo chiave della transizione energetica e della digitalizzazione. Nel 2025 il mercato è stato attraversato da forti tensioni, legate soprattutto alle difficoltà crescenti del settore estrattivo. “È il metallo perno per la transizione energetica e sta iniziando a generare una domanda significativa, oltre ad essere al centro di questioni geopolitiche”, spiega Louvet. I problemi produttivi hanno inciso in modo rilevante sull’offerta globale e, secondo Ofi Invest AM, continueranno almeno per i prossimi due anni, rendendo difficile soddisfare una domanda in costante crescita.

Il risultato è un mercato strutturalmente in deficit, una condizione che con ogni probabilità si ripresenterà anche nel 2026. “La scarsità dovrebbe continuare a fare da volano del prezzo”, sottolinea Louvet. Per questo il fondo manterrà un’esposizione al 30%, con la possibilità di aumentarla fino al 35%.

Alluminio tra vincoli produttivi e nuove incognite

Anche il mercato dell’alluminio è sotto pressione. Alla domanda legata alla transizione energetica si è aggiunta quella dei data center, mentre sul fronte dell’offerta pesano la chiusura delle raffinerie europee, penalizzate dai costi energetici, e le scelte di politica industriale cinese. Pechino ha infatti fissato un tetto alla produzione annua di 45 milioni di tonnellate, ormai quasi raggiunto, limitando i margini di crescita dell’output del primo produttore mondiale.

Secondo Louvet, però, esiste un elemento che potrebbe attenuare lo scenario rialzista: il ruolo crescente dell’Indonesia. “Le proiezioni restano molto discordanti, perché molti progetti sono ancora solo sulla carta”, osserva. L’incertezza su un possibile surplus nella seconda metà del 2026 porta Ofi Invest AM a mantenere invariata l’esposizione all’alluminio, pari al 16% del fondo.

Argento, deficit strutturale ma con qualche freno

L’argento è stato il metallo con la migliore performance nel 2025, secondo i dati Bloomberg, e dovrebbe mantenere un trend positivo anche nel 2026. Il mercato si appresta a chiudere il quinto anno consecutivo in deficit, sostenuto da una domanda elevata e da un’offerta limitata. “Anche le giacenze di magazzino, che finora hanno contribuito a soddisfare la domanda, si stanno assottigliando velocemente”, evidenzia Louvet.

Il deficit dovrebbe proseguire nei prossimi 12 mesi, esercitando ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi. Tuttavia, un rallentamento del settore fotovoltaico cinese e la progressiva sostituzione dell’argento con altri metalli potrebbero ridurre l’ampiezza del deficit nel 2026. Uno scenario che non altera, secondo Ofi Invest AM, le prospettive complessivamente positive: l’allocazione resta al 16%.

Platino, domanda in crescita e problemi produttivi

Dopo l’argento, il platino è il secondo metallo per performance nel 2025. Il forte rialzo dell’oro ha spinto il settore della gioielleria a una marcata sostituzione, con un aumento della domanda del 32% negli ultimi 12 mesi. Anche sul fronte industriale il quadro resta articolato: la domanda legata alle marmitte catalitiche delle auto tradizionali dovrebbe calare leggermente nel 2026, ma quella dei veicoli ibridi, grandi consumatori di platino e platinoidi, rimane solida.

“Riteniamo che il prezzo resterà sostenuto anche per i problemi produttivi, in particolare in Sud Africa”, afferma Louvet, citando il deterioramento delle attività estrattive. Convinta che il potenziale di crescita non sia esaurito, Ofi Invest AM ha aumentato l’esposizione al platino, portandola al 16% del fondo.

Nickel, surplus ma rischio ribassi limitato

Il nickel si trova in una fase di surplus nel 2025, destinata a proseguire anche nel 2026. Tuttavia, secondo Louvet, il rischio di un forte ribasso dei prezzi appare contenuto. I livelli attuali sono infatti vicini al costo marginale di conversione del nichel di qualità inferiore in nichel ad alta purezza per le batterie, e ulteriori cali ridurrebbero la redditività della produzione.

A questo si aggiunge l’annuncio dell’Indonesia, principale produttore mondiale, di voler restringere l’accesso alle riserve, una scelta che potrebbe sostenere i prezzi. Sul fronte della domanda, il mercato continua ad espandersi, anche grazie al ruolo del nichel nello sviluppo dell’energia nucleare, in particolare in Cina. Per queste ragioni l’esposizione viene mantenuta al 10% dell’Aum del fondo.

Zinco, verso il surplus

Per lo zinco lo scenario cambia sensibilmente: da un leggero deficit nel 2025 si dovrebbe passare a un surplus nel 2026. La domanda crescerà solo marginalmente, mentre la produzione è attesa in forte aumento, con un conseguente incremento delle riserve, anche per effetto delle esportazioni cinesi verso l’Europa. Alla luce di questo quadro, Ofi Invest AM ridurrà l’esposizione dal 10% al 4%, riallocando le risorse a favore del platino.

Piombo, un mercato di nicchia

Il piombo resta un mercato relativamente piccolo, concentrato soprattutto in Cina e India per la produzione di veicoli a due ruote. Tuttavia, alcuni fattori potrebbero sostenere il settore nel 2026, tra cui la possibile riduzione degli stock legata alla vendita di asset europei da parte di Ecobat e lo sviluppo dei cavi sottomarini per il trasporto di energia elettrica. L’esposizione del fondo rimarrà al 4%.

Palladio, prudenza d’obbligo

Nonostante le prospettive indichino un leggero deficit nel 2026, il palladio sconta un declino strutturale del suo impiego. Eventuali misure come l’applicazione della “Sezione 232” o l’indagine antidumping statunitense sul palladio russo potrebbero generare volatilità, ma restano ipotesi. La produzione continuerà a diminuire e gli investimenti in esplorazione avranno effetti solo nel medio-lungo periodo.

A differenza del platino, il palladio non può contare sulla domanda della gioielleria e resta fortemente dipendente dal settore dei veicoli termici e dalla Russia, suo principale produttore. “In questo contesto, la scelta migliore è mantenere un atteggiamento attendista”, conclude Louvet. L’esposizione di Ofi Invest AM resterà quindi al 4 per cento.