Piazza Affari si avvia a chiudere il 2025 con un bilancio decisamente positivo. Il mercato italiano registra infatti una crescita di circa il 30%, una performance che ha trovato nei titoli finanziari e nelle utility i principali motori, permettendo al FTSE MIB di sovraperformare il comparto delle mid e small cap.
Secondo Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte, “tra pochi giorni il mercato italiano chiuderà il 2025 con un’ottima crescita di circa il 30%. Questa performance è stata ancora una volta trainata dai finanziari, ma anche dalle utility, consentendo al FTSE MIB di sovraperformare le mid e small cap”.
Lo sguardo è però già rivolto al 2026, che dovrebbe presentare un contesto macroeconomico più stabile rispetto a un 2025 caratterizzato da forte incertezza, tra dazi e volatilità valutaria. “Guardando al prossimo anno, il quadro macroeconomico dovrebbe essere più stabile rispetto al 2025, che è stato condizionato da un’elevata incertezza”, sottolinea Randone, evidenziando come alcune aree chiave dell’Europa possano beneficiare di politiche espansive. In particolare, “nel 2026, aree chiave come la Germania dovrebbero beneficiare di politiche espansive, mentre l’Italia dovrebbe proseguire nel suo percorso virtuoso di riduzione del rischio Paese”.
Questi elementi rafforzano una visione costruttiva sul segmento delle mid e small cap italiane. Dal punto di vista settoriale, Intermonte individua opportunità interessanti negli IT enabler italiani, un comparto che ha sottoperformato nel 2025 ma che include società di elevata qualità, attive lungo la catena del valore della digitalizzazione. “Vediamo opportunità interessanti tra gli IT enabler italiani, un segmento che ha sottoperformato nel 2025 e che include società di elevata qualità che supportano la digitalizzazione dell’economia italiana”, spiega Randone.
Con un approccio selettivo, opportunità emergono anche nei settori consumer e industrial, dove operano aziende capaci di affermarsi sui mercati internazionali grazie alla qualità dei prodotti e alla forza dei marchi. Inoltre, il settore media potrebbe tornare sotto i riflettori: “Riteniamo che il settore media possa tornare al centro dell’attenzione, poiché tratta attualmente a multipli valutativi molto attraenti”.
Sul fronte delle performance recenti, nell’ultimo mese l’indice FTSE Italy Mid-Cap ha registrato un rialzo del 3,2%, sottoperformando di 0,7 punti percentuali l’indice principale, con una performance relativa da inizio anno pari a -7,2%. Meglio le small cap, con il FTSE Italy Small Caps in crescita del 4,2% nell’ultimo mese e una lieve sovraperformance dello 0,2%, anche se il dato relativo da inizio anno resta negativo (-1,8%). In ambito europeo, l’indice MSCI Europe Small Caps ha segnato un +4,6% nell’ultimo mese, facendo meglio delle mid-small cap italiane.
Dal lato delle stime, Intermonte segnala una sostanziale stabilità. Dall’inizio del 2025 le revisioni sugli EPS 2025 e 2026 sono state pari rispettivamente a -5,0% e 0,0%, mentre nell’ultimo mese gli aggiustamenti sono stati trascurabili per le large cap. Sulle mid-small cap, le stime sugli EPS 2025 sono state ridotte dello 0,7%, con previsioni 2026 rimaste sostanzialmente invariate.
Le valutazioni mostrano invece segnali di tensione. Il FTSE MIB ha registrato un re-rating del 34,8% dall’inizio dell’anno, le mid cap del 29,6% e le small cap del 43,7%. Su base P/E, il panel delle mid-small cap tratta con un premio del 26% rispetto alle large cap, superiore sia alla media storica del 21% sia al livello di un mese fa.
Infine, il tema della liquidità resta centrale. Se le large cap mostrano volumi ancora sostenuti, con una liquidità in crescita del 32,3% da inizio anno, il quadro è più eterogeneo per le mid e small cap. Le prime segnano un aumento del 21,4% su base annua, mentre le seconde registrano un calo del 39,2%, anche per effetto dei riposizionamenti degli indici.
Nonostante ciò, le prospettive potrebbero migliorare nel corso del 2026. “La liquidità per le mid-small cap resta mista, ma ci aspettiamo finalmente l’avvio operativo del Fondo Strategico Nazionale indiretto e una possibile ripresa delle IPO, che potrebbero rappresentare un catalyst significativo per un rinnovato interesse verso questa asset class”, conclude Randone.
