Negli ultimi anni, il settore difesa si è imposto come uno dei comparti più dinamici e osservati dai mercati finanziari.
Le crescenti tensioni geopolitiche e l’integrazione sempre più spinta della tecnologia, in particolare dell’intelligenza artificiale, hanno acceso i riflettori su aziende che fino a poco tempo fa erano considerate di nicchia.
Oggi, questi titoli sono protagonisti di performance straordinarie, ma non mancano elementi di criticità che sollevano interrogativi sulla sostenibilità dei trend attuali.
Rheinmetall: la locomotiva tedesca
Tra i nomi europei più in vista spicca Rheinmetall, colosso tedesco specializzato in veicoli militari blindati e munizioni.
L’azienda ha vissuto una crescita impressionante: da inizio anno il titolo ha registrato un rendimento del 185%, un dato che surclassa il già brillante Dax tedesco, fermo a un +30%.
Anche il fatturato ha seguito questa traiettoria, passando da poco più di 7 miliardi di euro a 9,75 miliardi, con un balzo di circa il 30%. Tuttavia, i margini sono rimasti stabili, aggirandosi attorno all’8%, senza segnali di miglioramento proporzionale ai ricavi.
Un dato che preoccupa gli analisti è il rapporto prezzo/utili (P/E), schizzato a quota 95: un valore fuori scala rispetto agli standard di mercato, che solleva dubbi sulla tenuta a lungo termine di questa corsa.
Leonardo: il campione italiano
In Italia, il titolo di riferimento è senza dubbio Leonardo, protagonista sia a livello nazionale che europeo.
L’azienda opera su più fronti, dagli elicotteri da combattimento ai sistemi di difesa elettronici, e ha messo a segno un rendimento da inizio anno del 95%, superando nettamente il suo benchmark, il Ftse Mib, e piazzandosi tra i migliori cinque titoli dell’indice.
Tra il 2023 e il 2024, Leonardo ha visto il proprio fatturato crescere del 15%, mantenendo però margini relativamente bassi, tra il 4% e il 5%.
La crescita, tuttavia, appare solida e costante nel tempo. Il P/E a 27 è decisamente più sostenibile rispetto a quello di Rheinmetall, rendendo il titolo meno esposto a rischi di sopravvalutazione.
Thales: la forza francese dell’aerospazio
Sul fronte francese, Thales rappresenta un altro punto di riferimento nel settore della difesa aerospaziale.
Anche qui si registra una crescita significativa, seppur inferiore rispetto ai casi precedenti: il rendimento da inizio anno è del 73%, comunque ben superiore al deludente Cac40, fermo a un +8,5%.
Il fatturato di Thales è aumentato del 10% tra il 2023 e il 2024, con margini in linea con quelli di Leonardo. Tuttavia, il P/E supera quota 70, un livello che mette in discussione la sostenibilità della crescita nel lungo periodo.
Lockheed Martin: la stabilità americana in ombra
Negli Stati Uniti, il nome di riferimento resta Lockheed Martin, gigante dell’aviazione militare e della difesa. Tuttavia, il titolo si trova in una fase di stallo: da inizio anno ha perso circa il 3%, segnando una performance nettamente inferiore rispetto ai concorrenti europei.
La crescita del fatturato è modesta, ben al di sotto del 10% annuo, e i margini sono in calo: dal 9% abbondante del 2022 si è scesi a circa il 7%. Il P/E si attesta intorno a 25, in linea con le medie di mercato, ma non sufficiente a rendere il titolo particolarmente appetibile nel confronto con altri protagonisti del settore.
Palantir Technologies: innovazione e rischio
Sul fronte dell’innovazione, spicca il nome di Palantir Technologies, società americana che ha stretto importanti contratti con la Difesa USA. Il titolo ha vissuto una vera e propria impennata, con un rendimento da inizio anno del 125%.
Tuttavia, il vero nodo critico è il P/E: superiore a 600, un valore senza precedenti che rende il titolo estremamente rischioso per chi punta su investimenti di lungo periodo.
Valutazioni fuori scala e rischi per gli investitori
L’analisi dei principali titoli del settore difesa mette in luce una realtà fatta di crescita esplosiva ma anche di valutazioni di borsa che, in molti casi, risultano difficilmente sostenibili.
Il rapporto prezzo/utili di aziende come Rheinmetall, Palantir e Thales si colloca ben al di sopra delle metriche tradizionali, segnalando un rischio elevato per chi decide di inserirle in portafoglio con un orizzonte temporale ampio.
Questi livelli di valutazione sono difficili da mantenere, soprattutto se la crescita dei fatturati dovesse rallentare o stabilizzarsi, come già accade per alcune delle aziende più capitalizzate del settore tecnologico.
Il rischio, quindi, è che una correzione possa riportare i prezzi su livelli più in linea con i fondamentali, penalizzando chi è entrato sui massimi.
Uno sguardo al futuro del settore
Il settore difesa continua a essere trainato dalle tensioni geopolitiche e dalla domanda di nuove tecnologie, ma la prudenza resta d’obbligo.
Se da un lato i fondamentali appaiono solidi, dall’altro le quotazioni di borsa riflettono aspettative molto elevate, che potrebbero essere difficili da soddisfare nel medio-lungo termine.
Per gli investitori, la sfida sarà distinguere tra aziende con una crescita realmente sostenibile e titoli gonfiati da dinamiche speculative.
In un contesto globale ancora incerto, il settore difesa resta un osservato speciale, ma richiede un’analisi attenta e una gestione del rischio particolarmente rigorosa.
