Giappone: maxi stimolo da 135 mld di dollari e yen sotto pressione

Il Governo giapponese guidato dalla premier Sanae Takaichi ha messo in campo un massiccio pacchetto fiscale da circa 21,3 trilioni di yen (circa 135 miliardi di dollari) nell’ambito di una strategia espansiva per rilanciare la crescita economica e attenuare il peso dell’inflazione sui consumatori. La manovra rappresenta uno dei più ambiziosi interventi fiscali dall’era post‑pandemia e si inserisce nell’obiettivo dichiarato di stimolare consumi, investimenti e settori strategici come semiconduttori, intelligenza artificiale e cantieristica navale.

Il pacchetto combina tagli fiscali temporanei, sussidi alle famiglie e incentivi per le imprese, incluso un sostegno diretto come assegni di 20.000 yen per ogni figlio e agevolazioni sull’imposta sul reddito, oltre a contributi energetici per alleggerire i costi delle bollette.

I timori dei mercati e l’impatto sullo yen

La reazione dei mercati valutari alla notizia è stata immediata: lo yen giapponese si è indebolito significativamente, raggiungendo livelli vicini a minimi storici contro dollaro ed euro, con valori intorno a 156–158 yen per dollaro. L’espansione fiscale è vista dagli operatori come potenziale motivo di ulteriore indebolimento della valuta, in parte perché un aumento della spesa pubblica spesso si traduce in timori sulla sostenibilità del debito e in un maggiore ricorso all’emissione di titoli di Stato.

Il trend del cambio dollaro/yen

Secondo analisti di mercato, l’allentamento fiscale e l’aspettativa di un ampliamento dell’offerta di obbligazioni governative spinge gli investitori a ridurre le posizioni in yen, favorendo valute percepite come rifugio sicuro o con rendimenti reali più elevati. L’attenzione degli operatori è particolarmente sospesa al livello psicologico di 158 yen per dollaro, che in passato ha spesso innescato interventi da parte delle autorità di Tokyo per difendere la valuta.

Risposta della politica monetaria e tensioni con la BoJ

In un contesto già segnato dalla debolezza della moneta, la Bank of Japan (BoJ) ha recentemente innalzato il tasso di interesse di riferimento allo 0,75%, il livello più alto in oltre 30 anni, segnalando un graduale allontanamento dalla politica ultra‑espansiva che ha caratterizzato i decenni passati. La mossa—anticipata dai mercati—ha prodotto volatilità aggiuntiva sullo yen, che ha oscillato pur senza trovare un recupero stabile.

Nonostante il rialzo dei tassi, lo yen rimane tra le valute più deboli contro il dollaro, riflettendo tensioni strutturali legate alla politica fiscale espansiva giapponese e a un contesto globale di normalizzazione monetaria nelle principali economie. Gli esperti sottolineano come lo spazio per ulteriori rafforzamenti dello yen sia limitato, a meno di segnali più forti su inflazione salariale, crescita sostenuta o azioni coordinate tra politica fiscale e monetaria.

Debito pubblico e sostenibilità fiscale

Il maxi‑piano fiscale arriva in un momento in cui il Giappone già convive con uno dei livelli di debito pubblico più elevati tra i paesi sviluppati, ammontante a oltre 2,3 volte il PIL nazionale. Le persistenti emissioni di titoli di Stato per finanziare la spesa governativa intensificano i timori degli investitori sulla sostenibilità a lungo termine, accentuando la volatilità dei mercati obbligazionari e dei cambi.