Investimenti e psicologia: quando “più caro” significa “più desiderabile”

Perché alcuni beni sembrano più desiderabili proprio quando diventano più costosi? In teoria, un prezzo più alto dovrebbe ridurre l’attrattiva di un investimento: i rendimenti futuri si comprimono e il potenziale guadagno diminuisce. Eppure, nella pratica, spesso accade il contrario.

Secondo gli esperti di Behavioural Investment, “molti investitori si comportano come se le loro aspettative di rendimento aumentassero parallelamente alle valutazioni”. Un paradosso solo apparente, che affonda le radici nella psicologia dei mercati.

Il circolo vizioso delle valutazioni

Il fenomeno può essere descritto come una sorta di “ricerca della performance”. Molti investitori, spiegano gli esperti di Behavioural Investment, “non si preoccupano realmente della valutazione di un asset; si concentrano sui rendimenti recenti, cercando di catturare lo slancio o estrapolando grossolanamente il passato nel futuro”.

Quando le valutazioni aumentano, migliorano anche le performance e si diffondono storie che giustificano la solidità di quei risultati. Queste narrazioni alimentano ulteriormente l’interesse degli investitori, spingendo i prezzi ancora più in alto. È un meccanismo che si autoalimenta: “una valutazione in aumento aumenta la performance, che genera fiducia, che a sua volta alimenta la valutazione”.

Un esempio evidente è quello delle azioni statunitensi nell’ultimo decennio. La loro sovraperformance, ricordano gli esperti di Behavioural Investment, “è dovuta in buona parte al fatto che questo mercato è diventato più costoso”. La crescita dei prezzi ha contribuito a rafforzare la tesi dell’“eccezionalismo statunitense”: più il mercato cresceva, più veniva percepito come “eccezionale”.

Il ruolo dell’ancora di valutazione

Naturalmente, questi cicli non possono durare all’infinito. Ogni asset possiede una certa “ancora di valutazione” — ossia un insieme di caratteristiche fondamentali che ne limitano l’oscillazione di prezzo.

Come chiariscono gli esperti di Behavioural Investment, l’ancora dipende da tre fattori chiave:

  1. la presenza di flussi di cassa o altri mezzi fondamentali di valutazione;
  2. la natura contrattuale o meno di questi flussi;
  3. la durata dell’asset, ossia se ha una scadenza o è perpetuo.

Un’obbligazione societaria con rating “AA” e due anni di scadenza, ad esempio, ha un’ancora molto solida: i flussi di cassa sono certi e il rimborso avverrà entro un periodo definito. Al contrario, “un asset come l’oro non ha un’ancora ed è perfetto per cicli di valutazione sostenuti”. Non genera flussi di cassa ed è uno strumento perpetuo: il suo prezzo diventa il suo stesso valore.

Tre categorie di asset

Gli esperti di Behavioural Investment distinguono tre grandi gruppi di asset in base alla forza della loro ancora di valutazione:

  • Forte ancora di valutazione: la maggior parte dei titoli a reddito fisso, che offrono rendimenti contrattuali e una scadenza precisa. Tuttavia, anche in questo caso l’ancoraggio si indebolisce per gli strumenti di lunga durata, come i titoli di Stato decennali.
  • Ancoraggio debole: azioni e materie prime, che pur avendo (in parte) un valore fondamentale stimabile, restano soggette a narrazioni e aspettative mutevoli. “Non c’è molto che impedisca che storie fantastiche vengano usate per giustificare valutazioni molto alte o molto basse”, sottolineano gli esperti.
  • Nessuna ancora di valutazione: oro e criptovalute, definiti “asset basati sulla convinzione”. Sono perpetui, privi di flussi di cassa e di mezzi razionali di valutazione. In questi casi, “non si tratta di storie che vengono utilizzate per giustificare un aumento di prezzo, ma del prezzo che è la storia”.

Quando la convinzione diventa rischio

Gli asset privi di ancoraggio possono essere straordinariamente affascinanti in fasi di rialzo, ma lo stesso meccanismo che ne sostiene l’ascesa può agire in senso opposto. Quando il prezzo smette di salire, anche la fiducia vacilla, e con essa la valutazione.

Il fascino dei beni che diventano più attraenti man mano che costano di più, spiegano gli esperti di Behavioural Investment, “risiede nel fatto che il prezzo rafforza la convinzione”. Ma è proprio in quel momento che l’investitore razionale dovrebbe fermarsi e chiedersi: quanto vale davvero ciò che sto comprando?