Reti e gestito, l’importanza di ripartire dai Pir

La situazione è nota: liquidità nei conti correnti con picchi da massimi storici e eccellenze italiane del made in Italy che sfavillano nel mercato globale. Il problema è come creare un connubio tra le due variabili e trasferire fondi al di otto di progetti che sostengano le imprese italiane.
La soluzione c’è e si chiama Pir, siamo in forma ordinaria che relativa.

L’ipotesi è stata sondata e sviscerata durante  MilanoCapitali 2021 di Class Editori, trasmesa in diretta da ClassCnbc, e poi riportata da Milano Finanza. L’evento si è concentrato sulle possibili declinazioni di questo strumento da parte della politica e del risparmio gestito.
“Il 70% del risparmio italiano”, ha sottolineato l’onorevole Sestino Giacomoni, presidente della Commissione parlamentare di vigilanza su Cdp, “produce ricchezza altrove: un problema che ha portato allo studio e alla nascita dei Pir”. La parola d’ordine della politica sarà quella di evitare l’espatrio della ricchezza e provare a riportare la concentrazione sull’impianto imprenditoriale italiano. A tal fine Giacomoni ha proposto due punti: “Primo, rilanciare proprio i Pir ordinari, allargando i benefici fiscali da 30 a 60 mila euro. Questo farebbe muovere tutta la rete, rimbalzando a cascata sui Pir alternativi”. Secondo: “trovare un patto tra risorse pubbliche e private: il veicolo sarà un fondo gestito con metodi privatistici, che dia in gestione il denaro alle sgr invitandole poi a seguire le direttive del Parlamento sulla base delle esigenze che emergono dal Recovery plan”.

Anche in casa Assogestioni sono d’accordo: per Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni e amministratore delegato di Fideuram-Intesa Sanpaolo private banking, si tratta anche di creare «una finestra unica per indirizzare i risparmi verso la ripartenza». I Pir ordinari, ha evidenziato il top manager, avevano avuto una partenza ottima nel 2017, per poi cadere con il cambio della normativa e solo da poco è tornata ai livelli di tre anni fa grazie alla stessa legislazione, ancora una volta modificata in ottica market friendly.

Tuttavia, la raccolta dei Pir ordinari resta ancora negativa. La necessità più stringente è quindi quella di creare un convoglio di energie e fondi verso l’economia reale. Lo ha ribadito Carlo Trabattoni, ceo di Generali Asset e Wealth Management (Awm): “abbiamo già lanciato un piano di investimenti da 3,5 miliardi, Fenice, per far sì che ci siano risorse dall’aspetto sociale, e non solo in Italia”.

Infine, come ogni dibattito, la soluzione per avere una resa a lungo periodo è la cultura. Una rivoluzione come quella proposta è necessario debba passare attraverso una sensibilizzazione e un cambio culturale delle famiglie prima di tutto. I protagonisti devono comprendere che evitare l’accumulo di liquidità e investire porterà benefici a loro stessi e al sistema economio. «L’intento chiave», ha esplicitato Luigi Conte, presidente Anasf (Associazione nazionale consulenti finanziari), «è quello di innescare un circolo virtuoso che presenti alternative d’investimento rispetto al cash».