Usa tra shutdown e tagli dei tassi: la Fed cammina sul filo

Le tensioni geopolitiche e commerciali tra Stati Uniti e Cina, unite al blocco parziale delle attività governative Usa, continuano a dominare la scena economica globale, alimentando volatilità e incertezza sui mercati finanziari.

In questo scenario, Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim, avverte poi che a preoccupare gli investitori è anche la crescente fragilità del settore bancario regionale statunitense, dopo il default su un prestito da parte di una banca e la scoperta di una presunta frode in un’altra. “Questi episodi – spiega Tognoli – hanno alimentato preoccupazioni sulla qualità del credito in generale. Tuttavia, il persistente ottimismo degli investitori riguardo all’intelligenza artificiale e i segnali provenienti dalla Fed, che potrebbe tagliare nuovamente i tassi di interesse questo mese, hanno superato l’incertezza economica e politica, alimentando l’ottimismo dei mercati”.

La guerra dei dazi pesa sui mercati

La guerra commerciale tra Washington e Pechino si è intensificata dopo che Trump ha annunciato l’intenzione di imporre dazi del 100% su un’ampia gamma di importazioni cinesi, in risposta alle restrizioni di Pechino sull’export di terre rare. La mossa ha scosso i mercati globali, cancellando oltre 1,5 trilioni di dollari di valore dal mercato azionario in appena due giorni. Tuttavia, un successivo cambio di tono da parte dell’ex presidente, che ha lasciato intendere la possibilità di un accordo con la Cina, ha permesso all’S&P 500 di toccare nuovi massimi.

L’intelligenza artificiale sostiene il comparto tech

Nonostante la turbolenza macroeconomica, la corsa all’intelligenza artificiale continua a trainare il mercato tecnologico. Secondo stime Ubs, gli investimenti globali in AI raggiungeranno i 375 miliardi di dollari nel 2025, superando i 500 miliardi entro il 2026. “Il settore tecnologico – sottolinea Tognoli – mantiene le azioni globali in territorio positivo, anche se la crisi economica e l’impasse politica continuano a incombere sui mercati”.

Fed tra inflazione, occupazione e tagli dei tassi

Con il Governo federale bloccato da settimane e i dati economici in ritardo, la Fed si trova in una posizione difficile in vista della riunione del 28-29 ottobre. Jerome Powell ha ribadito che i tagli dei tassi saranno valutati “riunione per riunione”, bilanciando un’inflazione ancora superiore al target e un mercato del lavoro in progressivo raffreddamento.

Le aspettative di inflazione a breve termine risultano in crescita, spinte soprattutto dai dazi doganali, mentre quelle di lungo periodo restano vicine all’obiettivo del 2%. Secondo il Beige Book della Fed, le imprese stanno riducendo il personale in modo graduale, preferendo non sostituire chi lascia piuttosto che procedere con nuovi licenziamenti.

Gli investitori, intanto, scommettono su un taglio di 25 punti base entro la fine del mese e su un secondo intervento a dicembre. Powell ha inoltre lasciato intendere che la Fed potrebbe porre fine al programma di restringimento quantitativo, una mossa che aumenterebbe la liquidità nel sistema finanziario.

“Un solo taglio dei tassi entro fine anno”

Tognoli si mostra però prudente sull’ipotesi di un allentamento monetario più ampio: “Ci aspettiamo un solo taglio dei tassi entro la fine dell’anno, presumibilmente a dicembre”. Secondo l’analista, “il taglio dei tassi stimola l’economia reale solo se le imprese si aspettano una domanda crescente di beni e servizi. Ma i dazi hanno complicato questo meccanismo e quindi uno stimolo monetario potrebbe non avere gli effetti sperati sull’economia reale, ma unicamente sul livello dei prezzi”.

Il secondo rischio, aggiunge Tognoli, riguarda l’inflazione: “Sarebbe motivo di attenta valutazione per la Fed lasciare correre l’inflazione, che verrebbe così alimentata non solo dagli effetti dei maggiori dazi, ma anche dalla flessione dei tassi, vanificando gran parte del lavoro fatto negli ultimi 24 mesi per ridurre la corsa dei prezzi”.

Consumi resilienti, ma incertezza ancora alta

A sostenere l’economia statunitense rimane la spesa dei consumatori, che continua a mostrare una notevole tenuta nonostante le tensioni sul mercato del lavoro. “Il perdurare di questo modello di spesa resiliente – osserva Tognoli – potrebbe essere un fattore determinante nell’approccio futuro della Fed. C’è una certa tensione tra i dati sul mercato del lavoro, i bassi livelli di creazione di posti e la propensione al consumo. Con l’attività economica ancora forte, la Fed non può far altro che attendere per capire come evolverà la situazione”.

In un contesto dominato da incertezza politica, rallentamento dei dati economici e dazi crescenti, la politica monetaria americana resta quindi sospesa tra prudenza e necessità di stimolo. Come conclude Tognoli, “il vero equilibrio per la Fed sarà sostenere il mercato del lavoro senza riaccendere una nuova ondata inflazionistica”.