Investitori italiani: ecco cosa emerge dallo studio Schroders-Censis

C’è un’Italia che non si rassegna al fatalismo e al pessimismo, che crede nell’impegno, nella costanza e vede nell’investimento – non solo finanziario, ma di tempo ed energie – la leva per costruire un domani migliore. È la fotografia inedita e sorprendente che emerge dallo studioInvestire è coltivare l’ottimismo. Il valore sociale dell’investimento”, promosso da Schroders, leader mondiale nella gestione attiva degli investimenti, in partnership con Censis, in occasione dei 30 anni della società finanziaria nel nostro Paese.

La ricerca, presentata oggi, sfata il luogo comune di una nazione affetta da “attendismo cronico” e mette in luce un potenziale di energie positive pronte a essere liberate. Le evidenze emerse sono tre.

Un Paese più ottimista di quanto si creda

Innanzitutto, esiste un’Italia solida e maggioritaria (tra il 65% e l’85% del campione) che pratica una cultura positiva dell’investimento, inteso come impiego di risorse per ottenere risultati futuri. Questa Italia considera l’ottimismo una scelta volontaria e un “abito mentale” indispensabile, consapevole che l’impegno individuale è cruciale tanto per sé stessi quanto per la collettività.

Una minoranza dinamica che traina il cambiamento

In secondo luogo, è già presente una consistente minoranza del 20% che pratica l’investimento – finanziario e non – come componente costitutiva del proprio stile di vita. Questo dato emerge da una cluster analysis che, analizzando il rapporto degli italiani con il futuro, ha individuato quattro categorie precise.

La finanza come mezzo per la realizzazione personale

Infine, l’investimento finanziario gioca un ruolo centrale: il 40% degli italiani si dichiara pronto a dedicare più tempo ed energie alle scelte di investimento, visto non come fine, ma come mezzo per vivere secondo i propri desideri e raggiungere il benessere soggettivo.

L’Italia degli investitori: dagli “imperterriti” agli “inerti”

La mappa dettagliata degli atteggiamenti degli italiani disegna un Paese complesso:

Gli investitori imperterriti (19,2%): Sono l’avanguardia ottimista. Per loro investire è uno stile di vita, sono convinti che l’impegno conti più del talento e guardano al futuro con fiducia.

Gli investitori attendisti (42,4%): Rappresentano la “maggioranza silenziosa” e potenziale. Consapevoli dell’importanza di investire, sono però paralizzati dal pessimismo, interpreti autentici di una sindrome da immobilismo.

Gli inerti impauriti (25,1%): Sono i pessimisti inguaribili, privi di fiducia nel futuro. In questo gruppo, che vede una forte presenza di giovani tra i 18 e i 34 anni, domina un fatalismo rassegnato che giustifica l’inerzia.

Gli incerti inibiti (13,3%): Immobilizzati dall’incertezza accelerata dalla pandemia, valutano come non opportuno qualsiasi tipo di investimento o impegno con logica proiettata nel domani.

La sfida: sbloccare il potenziale degli “attendisti”

La ricerca evidenzia come il destino dell’Italia non sia ineluttabilmente segnato dall’immobilismo. La minoranza dinamica degli “Imperterriti” può trainare la crescita. La vera sfida è agire sugli “Attendisti”, che rappresentano il 40% del potenziale inespresso del Paese. Neutralizzare il loro pessimismo significherebbe sbloccare energie sopite di fondamentale importanza.

I commenti

“Una più diffusa visione ottimistica è in grado di innescare un circolo virtuoso”, ha commentato Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis. “Il terreno è fertile. La sindrome italiana può essere sconfitta valorizzando la cultura dell’investimento, anche attraverso un racconto pubblico potente ed emozionale”.

Fabrizio Bianchi, Head of Italy di Schroders, ha aggiunto: “La ricerca conferma il nostro impegno per l’Italia. Investire non è il fine della vita, ma il mezzo per raggiungere i propri obiettivi di felicità. Emerge con forza la centralità del **passaggio generazionale**: i valori positivi alla base dell’investire sono più presenti negli adulti e anziani che non nei giovani. Vogliamo fare la nostra parte per stimolare una discussione che porti all’azione”.

Le implicazioni per il settore finanziario

Lo studio offre spunti cruciali per gli operatori del settore: il 40% degli italiani è disponibile a impegnarsi di più in finanza, vista come strumento per il benessere. Particolare attenzione va posta ai giovani, i meno ottimisti ma anche i più pronti a coinvolgersi (46,2%). La consulenza professionale è riconosciuta come fondamentale, così come il ruolo dell’asset manager non solo nel generare rendimenti, ma anche nel favorire una cultura dell’investimento e una narrazione positiva che contrasti il disfattismo.