Negli ultimi dieci anni, molti Paesi asiatici hanno cercato opportunità di investimento di lungo periodo al di fuori dei propri confini, con una significativa quota di capitali destinata agli Stati Uniti. Oggi, tuttavia, emerge un nuovo trend: secondo Ecaterina Bigos, CIO Asia ex-Japan di AXA IM Core, “quest’anno abbiamo osservato un crescente orientamento degli investitori asiatici verso un ribilanciamento dei portafogli, con gli asset europei considerati un’alternativa interessante”.
La cosiddetta sovraesposizione agli asset USA, nota come dollar bias, ha caratterizzato a lungo gli investimenti asiatici. “Le politiche America First dell’amministrazione statunitense, unite a una divergenza crescente tra politiche monetarie e fiscali, stanno indebolendo i legami tra le economie globali”, spiega Bigos. “Gli investitori iniziano a riconoscere sempre più il valore – nonché la necessità – della diversificazione internazionale. Inoltre, un dollaro più debole esercita crescenti pressioni sui Paesi asiatici con ampie esposizioni denominate in dollari”.
L’interesse per l’Europa cresce soprattutto dopo la sovraperformance dei mercati azionari europei rispetto a quelli statunitensi nella prima parte dell’anno. “Questa inversione di tendenza ha messo in discussione la narrativa dominante sul dominio dei mercati Usa, aprendo nuove opportunità di diversificazione”, aggiunge Bigos. Tra i fattori che attirano l’attenzione degli investitori vi sono l’allentamento delle regole fiscali della Germania, il piano di spesa da 1.000 miliardi di euro per difesa e infrastrutture, e più in generale gli sforzi di reindustrializzazione.
I mercati azionari europei presentano anche una maggiore inclinazione verso titoli value rispetto ai titoli growth, rendimenti da dividendi più elevati e valutazioni più contenute rispetto alle controparti statunitensi, rendendo l’Europa un’opzione interessante per chi cerca diversificazione. Nonostante la crescita degli utili resti modesta, Bigos sottolinea che “esistono opportunità di diversificazione in un portafoglio globale, sia tra i leader capaci di generare crescita e rendimenti nel tempo, sia in settori più orientati al value, come il bancario, dove i ritorni per gli azionisti sono in aumento”.
Il trend si riflette anche nei flussi di capitale: tra dicembre 2024 e aprile 2025, secondo Morningstar, sono confluiti 2,5 miliardi di dollari nei fondi azionari globali “world ex-US”, segnando il valore mensile più alto mai registrato. Si tratta di un’inversione di rotta dopo tre anni di deflussi netti, durante i quali gli investitori avevano ritirato 2,5 miliardi netti attratti dal rally di Wall Street.
Anche sul fronte obbligazionario si osserva un crescente interesse verso l’Europa. Bigos osserva che “il differenziale dei tassi tra le economie asiatiche e gli Usa sta inducendo molti investitori a cercare alternative. I mercati obbligazionari europei stanno diventando sempre più interessanti per chi cerca investimenti di alta qualità, con costi di copertura meno proibitivi”.
Nonostante i mercati dei capitali europei restino frammentati e meno sviluppati, la Commissione Europea sta lavorando per rafforzare l’integrazione. Secondo Bigos, “quest’emergente tendenza alla diversificazione sarà graduale, dato che la globalizzazione e le catene del valore sono in fase di ridefinizione. Gli investimenti in dollari continueranno a dominare ancora per molto, e un vero riequilibrio su scala globale richiederà tempo”.
Guardando al futuro, l’attenzione degli investitori asiatici verso l’Europa e altre opportunità internazionali promette di trasformare progressivamente la composizione dei portafogli globali, con l’obiettivo di costruire asset allocation più bilanciate e resilienti.