In un contesto macroeconomico in evoluzione, la priorità per molti investitori sta virando dalla ricerca della massima rivalutazione del capitale alla necessità di una fonte di reddito stabile e prevedibile. In questa nuova fase, la diversificazione e il cosiddetto “carry” – il reddito generato dalle cedole – diventano elementi portanti della strategia d’investimento. Al centro di questo cambiamento si colloca il debito dei mercati emergenti (EMD), un’asset class che, superata l’antica fama di nicchia rischiosa, sta dimostrando una resilienza e una capacità di generare rendimenti allettanti.
Un contesto macro favorevole e un rinnovato vigore creditizio
Le economie emergenti si presentano all’appuntamento con l’attuale ciclo economico in una posizione insolita e robusta. «Le economie emergenti entrano nell’attuale ciclo economico in una posizione nuova: in termini di credito sovrano, gli upgrade dei rating delle agenzie hanno superato i downgrade in un rapporto di due a uno», spiega Nicolas Faller, Co-Ceo Asset Management di Ubp. Questo scenario rappresenta un netto contrasto con i mercati sviluppati, alle prese con deficit in aumento e livelli di debito più elevati.
A questo si aggiunge un vento di coda monetario. L’amministrazione statunitense sembra infatti favorire un dollaro più debole, una politica che in passato – come negli accordi del Plaza del 1985 – ha innescato fasi di debolezza pluriennali della valuta. «Il debito emergente dovrebbe quindi trarre vantaggio dal contesto attuale: un dollaro più debole e tassi di interesse USA più bassi alleggerirebbero le pressioni di finanziamento e ridurrebbero i costi di servizio del debito per gli emittenti dei mercati emergenti», afferma Faller.
Reddito costante e resilienza: i numeri parlano chiaro
La performance storica dell’EMD supporta questa tesi ottimistica. L’asset class ha fornito un reddito costante durante diversi cicli dei tassi, premiando gli investitori pazienti e selettivi.
«I numeri parlano da soli: negli ultimi vent’anni, l’EMD ha generato un reddito annuo di circa il 6%, a fronte del 5% circa dei bond corporate USA e del meno del 3% dei Treasury, tutti con una volatilità simile», sottolinea Nicolas Faller. Questo rendimento superiore non si traduce in un rischio creditizio più elevato; anzi, i dati sui default sono sorprendenti: dal 2002, i default sovrani high yield dei mercati emergenti si sono attestati in media intorno al 2%, contro il 4% dello stesso segmento negli Stati Uniti, con tassi di recupero sensibilmente più alti.
La finestra ideale per le strategie di carry
L’attuale contesto dei tassi crea un ambiente quasi ideale per le strategie di carry. I rendimenti obbligazionari nei mercati emergenti rimangono ampiamente superiori a quelli offerti dai mercati sviluppati.
«L’attuale contesto è inoltre ideale per le strategie di carry. I rendimenti dell’EMD restano ampiamente superiori a quelli dei mercati sviluppati, e gli investitori possono beneficiare anche del restringimento degli spread man mano che i fondamentali migliorano», commenta Faller. Con la riduzione dei premi per il rischio, i prezzi delle obbligazioni aumentano, creando la combinazione ottimale tra la possibilità di avere un reddito stabile oggi e una potenziale rivalutazione del capitale in futuro.
Diversificazione e un profilo di rischio migliorato
Oltre al reddito, l’EMD offre un potente beneficio di diversificazione. Le correlazioni con i Treasury USA si sono ridotte, contribuendo a stabilizzare i portafogli. Inoltre, il profilo di rischio dell’asset class è strutturalmente migliorato.
«Dopo essere stato trascurato per diversi anni, il debito emergente sta registrando un rinnovato interesse da parte degli investitori. La qualità degli emittenti è migliorata sensibilmente: oggi circa l’80% dell’universo EMD in valuta locale e circa due terzi di quello in valuta forte hanno rating investment grade», evidenzia il Co-Ceo di Ubp. Nonostante questo miglioramento, le allocazioni degli investitori rimangono contenute, suggerendo che ci sia ancora ampio margine per un afflusso di capitali.
Un’asset class da considerare
In un mondo segnato da incertezze geopolitiche e riassestamenti delle catene di approvvigionamento, il debito dei mercati emergenti si propone come una componente utile per portafogli focalizzati sulla generazione di reddito.
«Per gli investitori focalizzati sulla generazione di reddito l’EMD può quindi essere una componente utile del portafoglio», conclude Nicolas Faller. «Oltre a cedole stabili, fornisce un prezioso strumento di diversificazione, offrendo una potenziale decorrelazione in caso di ribassi. Di conseguenza, è un’asset class che vale la pena prendere in considerazione».
Con una combinazione vincente di rendimento attraente, rischio creditizio in miglioramento e potenziale di diversificazione, l’EMD sembra aver ritrovato il suo posto al sole nella pianificazione finanziaria degli investitori più attenti.
