Italia: due ragioni per cui Moody’s alzerà il rating

Dopo il miglioramento dell’outlook a maggio, l’agenzia di rating Moody’s potrebbe decidere un upgrade sul debito sovrano italiano già nella serata di venerdì. A sostenerlo è Gianni Piazzoli, CIO di Vontobel Wealth Management Sim, che in un’analisi delinea i due motivi principali alla base di questa attesa.

“Dopo il miglioramento di outlook a maggio, riteniamo che venerdì sera Moody’s possa alzare il rating sull’Italia per due motivi”, premette Piazzoli.

Il primo fattore è il miglioramento dei fondamentali. “Innanzitutto, i numeri italiani sono migliori oggi rispetto a questa primavera”, spiega l’esperto, ricordando che “il 23 maggio scorso Moody’s ha alzato l’outlook sul nostro paese da ‘stabile’ a ‘positivo’, grazie al miglioramento delle metriche di finanza pubblica e alla forza dei bilanci privati”. In quell’occasione, l’agenzia confermò il rating a Baa3, ma la nota di maggio “sottolineava la resilienza dell’economia italiana a fronte però di un elevato debito pubblico e di un graduale indebolimento della c.d debt-affordability”. Al centro della view più positiva di Moody’s, Piazzoli evidenzia come per il 2024 si stimi “un deficit al 3.4% del PIL meglio dell’atteso 3.8% con un possibile calo del deficit ‘appena’ sotto il 3% per il 2026”. L’analista ricorda che “Moody’s insisteva poi sul necessario ‘backstop’ della BCE a favore dell’Italia a giustificare il livello dei tassi”.

Il secondo pilastro dell’argomentazione è l’imminente uscita dalla procedura di deficit eccessivo. “Il governo indica numeri migliori rispetto a quelli stimati e l’Italia si prepara all’uscita dalla procedura di deficit eccessivo”, sottolinea il CIO. “Sul deficit l’Italia dovrebbe arrivare al 3% già nel 2025 e scendere al 2.8% nel 2026, mentre sul debito/PIL che Moody’s vedeva al 138.4% nel 2026 i target del governo sono per un debito a 137.5%. Sono metriche che di per sé lasciano spazio per un giudizio più positivo da parte di Moody’s”. Secondo Piazzoli, l’aspetto più significativo è proprio “la prospettiva di uscire dalla Procedura UE di Deficit Eccessivo (PDE) nei prossimi mesi”. Elemento cruciale è “il contenimento della spesa NETTA dalla quale si escludono gli interessi. Infatti, il grande vantaggio dell’Italia è di aver raggiunto nel 2024 l’avanzo primario, cioè il deficit prima degli interessi, che stando ai documenti del governo dovrebbe continuamente migliorare, da 0.5% in rapporto al PIL dello scorso anno a +1.5% nel 2027 (e poi +2.0% nel 2028)”. Un confronto con la Francia, aggiunge, è illuminante: “Per fare un paragone con un altro grande paese UE, la Francia che Moody’s colloca 6 gradini sopra l’Italia, l’avanzo primario francese sarà ancora negativo per vari anni, da -3.2% del 2025 passerà a -2.5% nel 2027, con il debito francese atteso salire al 120% del PIL nel 2027”.

Il mercato, intanto, ha già iniziato a premiare questa solidità. “I detentori italiani di BTP, molteplici anche nell’ambito del Wealth Management, hanno già potuto beneficiare di un atteggiamento più costruttivo da parte del mercato e delle altre agenzie di rating sul debito pubblico italiano”, osserva Piazzoli. La prova è nello spread: “Del resto il 2025 era iniziato con lo spread BTP-Bund a 115 bps, ora il divario è sceso a 73bps in queste settimane, lo stesso della Francia”. Un upgrade di Moody’s, conclude, “non farebbe che incoraggiare gli stessi investitori privati italiani, che, stando ai dati di Bankitalia a fine agosto, risultano aver registrato il maggior aumento di esposizione ai titoli di stato italiani da inizio anno, secondi solo agli investitori esteri”.

L’attesa è quindi alta per la decisione di venerdì, che potrebbe sancire una nuova fase di fiducia per l’economia italiana.