Lin (M&G Investments): “L’IA è un game changer”

Il fund manager del M&G Global AI Themes Fund spiega perché l’intelligenza artificiale cambierà le regole del gioco nell’economia e seleziona i titoli tra abilitatori, fornitori e beneficiari. Portafoglio di circa 60 posizioni, forte esposizione Usa e integrazione Esg

C’è chi teme una nuova bolla e chi invece vede nell’intelligenza artificiale il motore del prossimo ciclo di crescita. Jeffrey Lin, fund manager dell’M&G Global AI Themes Fund, appartiene con decisione alla seconda schiera: «L’IA è un game changer in termini di produttività e capacità: può accelerare la crescita e ampliare i margini delle aziende che la sviluppano e la usano davvero». Tradotto nel mondo imprenditoriale, ciò significa più ricavi per molte aziende, più redditività e, col tempo, un costo del capitale potenzialmente più basso perché gli investitori diventano maggiormente fiduciosi sulla qualità dei flussi di cassa.

Tre filiere, un ecosistema

Il team di Lin intravede oggi le opportunità nell’intelligenza artificiale lungo tre categorie. La prima è quella degli Abilitatori (aziende che rendono possibile lo sviluppo dell’IA), soprattutto nella filiera dei semiconduttori e delle attrezzature per produrli. La seconda categoria è quella dei Fornitori di prodotti e servizi IA (chi vende modelli, software, infrastrutture). La terza quella dei Beneficiari di questa innovazione tecnologica (chi usa l’IA per migliorare efficienza operativa e crescita del fatturato nei settori più diversi).

“All’inizio le maggiori opportunità di investimento erano sul lato dei produttori di chip e di attrezzature; col tempo vediamo che il valore si è spostato su chi applica l’IA e, infine, si estende ai beneficiari di lungo periodo”, nota Lin. Un esempio di quest’ultimo gruppo? Axon, azienda che vende soluzioni a enti pubblici: ha un mercato di sbocco diverso da quello di chi vende GPU o software e questa caratteristica aiuta il gestore? a bilanciare gli effetti del ciclo economico.

“Bolla” o nuovo ciclo?

Lin riconosce che oggi c’è molta euforia intorno al tema dell’IA, ma analizza i numeri in prospettiva storica: «Ogni volta che la potenza di calcolo fa un salto, il mercato si allarga». E’ stato così da sempre, dalla stagione dei microprocessori agli anni di Internet e dello smartphone, fino al “big bang” dell’IA. L’approdo alla Agentic AI, in cui i sistemi ragionano e agiscono in modo più autonomo, «richiederà ancora più potenza di calcolo e investimenti nei data center: è qui che vediamo una parte sostanziale del Capex globale, le spese in conto capitale delle aziende nei prossimi anni».

Costruzione del portafoglio

Il fondo gestito da Lin ha un portafoglio globale, con un numero di titoli che varia solitamente tra 50 e 70 (oggi è attorno 60). «Selezioniamo le migliori idee ovunque si trovino, ma al momento gli Stati Uniti rappresentano circa il 74% del portafoglio», spiega Lin. La Cina è «un’area interessante» con un’esposizione nell’ordine di pochi punti percentuali; l’Europa è presente in modo selettivo. «Per quanto riguarda l’Italia, al momento non abbiamo posizioni, ma restiamo aperti: contano le evidenze concrete d’uso dell’IA». Sul profilo rischio/rendimento, Lin non fa mistero che: «I titoli growth come quelli legati all’intelligenza artificiale hanno storicamente maggiore volatilità rispetto al resto del mercato. Per questo il portafoglio è stato bilanciato tra abilitatori, fornitori e beneficiari: durante le fasi di ribasso, questo mix ha aiutato il gestore a contenere la correzione rispetto agli altri fondi tematici legati all’IA».

Un tema solido

I principi Esg sono parte integrante del processo: non solo strategie basate sull’ esclusione di alcuni settori (armi controverse, carbone termico e altri comparti sensibili al tema della sostenibilità),  ma soprattutto una costante analisi degli impatti ambientali, sociali e di governance delle attività delle aziende incluse nel portafoglio. In sintesi, per Lin il tema dell’IA resta solido e di lungo periodo, ma va affrontato con disciplina: «Cerchiamo aziende che, grazie all’intelligenza artificiale, possano crescere di più e con una qualità del business migliore. Non basta dichiararsi “AI-ready”: servono evidenze misurabili su ricavi, margini e vantaggi competitivi». E una regola di metodo: «Se una fase del ciclo diventa meno attraente, ruotiamo verso opportunità migliori all’interno dell’ecosistema dell’IA», conclude Lin. Sul fronte dei rendimenti, il M&G (Lux) Global Artificial Intelligence Fund ha sovraperformato il proprio benchmark, l’MSCI ACWI Net Return, con un rendimento lordo del 34,2% nel 2024 (contro il 25,3% del benchmark). A un anno (dati aggiornati al 30 settembre), la performance lorda è stata positiva per il 19% circa contro l’11% circa del benchmark.