Il mondo degli investimenti a reddito fisso sta vivendo una trasformazione strutturale. Secondo l’analisi di Luca Simoncelli, investment strategist di Invesco, le obbligazioni globali investment grade continuano a offrire rendimenti complessivi interessanti, rafforzando il loro ruolo di allocazione strategica e fondamentale all’interno dei portafogli. “Da un punto di vista ciclico, riteniamo che le attuali dinamiche di mercato stiano definendo un nuovo regime nell’ambito degli investimenti a reddito fisso, in cui la ricerca di fonti di rendimento diversificate e di un rendimento totale non solo è rilevante, ma anche sempre più realizzabile”, afferma Simoncelli.
Il nuovo panorama: divergenze e opportunità
Il contesto attuale è caratterizzato da forze macroeconomiche in crescente dispersione. “La crescente divergenza nelle politiche monetarie e fiscali delle principali economie, insieme alla desincronizzazione dei cicli economici, sta ridefinendo il panorama degli investimenti obbligazionari globali in tutte le regioni e in tutti i settori“, spiega l’esperto. Questa frammentazione, diventata ormai una caratteristica strutturale, crea un terreno fertile per individuare nuove opportunità, nonostante gli spread creditizi rimangano contenuti.
In questo scenario, la flessibilità è la parola d’ordine. “Operare senza vincoli su tutto lo spettro dei mercati obbligazionari globali amplia le opportunità, offrendo il potenziale di rendimenti totali più elevati e una minore sensibilità a specifici fattori macroeconomici”, sottolinea Simoncelli. L’integrazione di strategie flessibili e agili può infatti migliorare l’efficienza del portafoglio: “Man mano che i rischi macroeconomici diventano più pronunciati, le strategie di investimento agnostiche rispetto al benchmark migliorano la diversificazione del rischio e mitigano l’esposizione alla distorsione negativa”.
Curve dei rendimenti, volatilità e il ritorno dei “bond vigilantes”
L’analisi si sofferma anche sulle curve dei rendimenti. Se da un lato l’irrigidimento in molti Paesi riflette dinamiche procicliche e migliori aspettative di crescita, dall’altro stanno tornati in scena attori rilevanti. “Le preoccupazioni relative alla sostenibilità fiscale a lungo termine, anche all’interno delle economie del G3, stanno reintroducendo l’influenza dei cosiddetti’bond vigilantes, che stanno influenzando sempre più il segmento a lungo termine delle curve dei tassi di interesse”, commenta Simoncelli.
Queste dinamiche fondamentalmente diverse creano opportunità, come la possibilità di ottenere “livelli interessanti di carry aggiustato per il rischio”, ma richiedono anche una gestione attenta. “La volatilità delle obbligazioni a più lunga scadenza è in aumento e la capacità di adeguare l’asset allocation e il posizionamento in modo più dinamico può contribuire a mitigare la volatilità dei portafogli obbligazionari“, avverte l’Investment Strategist.
Politiche economiche, mercati emergenti e il dollaro in transizione
Uno sguardo particolare è riservato al ciclo monetario e ai mercati emergenti. La strategia della Fed, orientata a sostenere il mercato del lavoro, apre spazi di manovra altrove. “La conferma di ulteriori tagli dei tassi negli Stati Uniti favorisce un maggiore margine di manovra nei mercati emergenti. L’allentamento delle condizioni finanziarie locali, unito a un dollaro più debole, costituisce una combinazione ciclica molto favorevole per le economie dei mercati emergenti”, osserva Simoncelli.
Proprio sul dollaro, l’analisi di Invesco è particolarmente attenta. “Il comportamento del dollaro statunitense come bene rifugio è stato messo in discussione dagli investitori globali“, afferma. I rischi sulla sostenibilità fiscale e sull’indipendenza della banca centrale minano la stabilità della valuta. “Considerando la possibilità di un coordinamento più stretto tra politica monetaria e politica fiscale, più a lungo la FED tollererà un’inflazione superiore all’obiettivo, maggiore sarà il rischio di entrare in un periodo di predominio fiscale”, un scenario che potrebbe rendere instabili le correlazioni di mercato.
La conclusione è che “il dollaro statunitense è entrato in una fase di transizione in cui la sua valutazione fondamentale si sta adeguando a un valore equo inferiore“. I flussi internazionali sembrano confermare che “il dollaro potrebbe perdere parte della sua centralità nel sistema internazionale”, suggerendo l’opportunità di un’allocazione valutaria più diversificata e gestita.
In sintesi, il nuovo regime del reddito fisso globale offre rendimenti interessanti ma in un contesto più complesso e volatile, dove la capacità di navigare le divergenze e la flessibilità di approccio diventano fattori critici di successo.
