Lo stato della regolamentazione crypto nel 2025

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Nel corso del 2025 la regolamentazione del settore crypto in giro per il mondo è avanzata ad un punto mai visto prima. 

Ormai infatti le criptovalute non sono più un fenomeno di nicchia, ma un pilastro dell’economia digitale globale. 

Questa crescita d’altro canto ha però anche accentuato le preoccupazioni in merito alla stabilità finanziaria, al riciclaggio di denaro ed alla protezione dei consumatori. Per questo le regolamentazioni crypto, prima frammentate ed ambigue, in molti casi si sono evolute in framework più strutturati. 

Il 2025

Il Financial Stability Board (FSB) ha rilasciato ad ottobre un report tematico che ha evidenziato progressi significativi nell’implementazione del framework globale, risalente al 2023, in merito agli asset crypto ed alle stablecoin.

Ha però anche sottolineato la persistenza di lacune ed inconsistenze che favoriscono l’arbitraggio regolatorio. 

Anche la Financial Action Task Force (FATF) del G7 ha rilasciato un report, secondo il quale prima della metà del 2025 ben 99 giurisdizioni risultavano aver adottato, o in procinto di adottare, la cosiddetta “Travel Rule” che richiede ai fornitori di servizi sugli asset digitali (VASPs) di condividere informazioni su mittenti e destinatari per combattere il riciclaggio. 

Pertanto ormai la situazione da questo punto di vista sembra essere in uno stato decisamente avanzato, anche se rimangono alcune sacche di deregolamentazione. 

Gli USA

Gli Stati Uniti hanno un ruolo dominante sui mercati finanziari, pertanto lo stato della regolamentazione crypto statunitense è il più importante a livello globale. 

In questo 2025, grazie anche e soprattutto al nuovo governo Trump, hanno vissuto una vera e propria nuova stagione regolatoria, dopo anni basati invece sull’approccio “regulation by enforcement”.

Tale approccio non era basato sulla creazione di nuove leggi ad hoc, ma su azioni coercitive che riguardavano condotte che non erano state precedentemente comprese come violazione di leggi già esistenti. 

L’amministrazione Trump invece ha proprio invertito la rotta, in modo da promuovere un ambiente più favorevole alle crypto. 

Il punto culminante è stato il GENIUS Act (Guaranteeing Essential National Infrastructure in US-Stablecoins), firmato il 18 luglio 2025 dal presidente Trump. Si è trattato di una legge pionieristica che stabilisce il primo framework federale completo per le stablecoin, richiedendo il 100% di backing con asset liquidi come dollari USA o titoli del Tesoro a breve termine, audit regolari e programmi anti-riciclaggio (AML).

Le nuove norme statunitensi hanno stabilizzato il mercato delle stablecoin da 260 miliardi di dollari, con l’obiettivo di ridurre i rischi sistemici evidenziati dal crollo di UST nel 2022. 

Inoltre è stato approvato anche il CLARITY Act, sempre a luglio 2025, per definire i confini giurisdizionali tra SEC (per i security token) e CFTC (per le commodity come Bitcoin), introducendo periodi di compliance provvisoria per entità centralizzate e segregazione della custodia.

A tutto ciò si sono aggiunte però anche altre misure, come il Form 1099-DA rilasciato dal Tesoro e dall’IRS a gennaio, che obbliga i broker crypto a riportare le transazioni per la tassazione sui guadagni di capitale.

Infine la SEC ha istituito una Crypto Task Force guidato da Hester Peirce, mentre la CFTC ha emesso advisory per onshore trading sicuro. 

Questi cambiamenti hanno attratto investimenti istituzionali, con un aumento del 32% nelle allocazioni crypto da parte di investitori USA. Tuttavia, la frammentazione tra agenzie federali e statali persiste, creando sfide per le imprese globali.

L’Unione Europea 

L’Unione Europea si è affermata come leader globale in questo specifico settore con il Markets in Crypto-Assets Regulation (MiCA), pienamente operativo dal 30 dicembre 2024. 

MiCA è stato approvato nel 2023, e stabilisce regole uniformi per crypto non regolamentate da leggi finanziarie esistenti, coprendo trasparenza, disclosure, autorizzazione e supervisione. Inoltre classifica le stablecoin come e-Money Token (EMT) o Asset-Referenced Tokens (ART), richiedendo backing completo con asset liquidi, audit periodici e limiti su volumi transazionali per mitigare rischi sistemici.

Nel 2025 sono state rilasciate nella UE ben 53 licenze per gli emittendi di stablecoin, e 39 per Crypto-Asset Service Providers (CASPs), con la Germania leader (14 licenze), seguita da Olanda e Malta. 

C’è però ancora in vigore un periodo transitorio che permette ai CASPs esistenti di operare fino al 1 luglio 2026 o fino all’approvazione, anche se in alcuni Paesi UED tale scadenza è stata anticipata. 

Nonostante ciò, il MiCA però ha causato anche alcuni problemi. Alcune imprese infatti sono emigrate verso gli USA, dove hanno trovato oneri regolatori più leggeri, anche perchè ad esempio i regolatori francesi, austriaci ed italiani hanno criticato le differenze nazionali, spingendo per un oversight UE ancora più forte. 

Infine il Transfer of Funds Regulation (TFR), in vigore dal 30 dicembre 2024, impone la Travel Rule per i trasferimenti crypto anche nella UE. 

Complessivamente comunque il MiCA ha fatto salire la compliance crypto al 65% tra le imprese UE già prima della fine del primo trimestre dell’anno, con il mercato crypto previsto a 1,8 trilioni di euro entro fine anno.

L’Asia

L’Asia è il continente più grande del mondo, con decine di differenti Stati che spesso hanno poco a che fare l’uno con l’altro. 

Infatti dal punto di vista regolamentare presenta un panorama molto più eterogeneo. 

Ad esempio la Cina si è limitata a mantenere il divieto totale su trading, mining e possesso di crypto, con confische di asset e pene penali. Si sta focalizzando sempre di più sullo yuan digitale, senza però rendersi conto che una CBDC (Central Bank Digital Currency) non può in alcun modo essere un competitor alternativo delle criptovalute. 

Infatti nonostante i divieti, risultano esserci lo stesso circa 60 milioni di utenti cinesi che detengono crypto, spesso utilizzando le VPN per nascondersi dalle autorità.

Al contrario, Singapore ha esteso l’oversight a tutte le crypto firm con il Payment Services Act (PSA), richiedendo licenze e protezioni per DPT dal ottobre 2024. 

Paradossalmente anche la cinese Hong Kong, con l’A-S-P-I-Re framework, sta cercando di diventare un hub per gli asset digitali, tanto da aver anche emesso la cosiddetta Stablecoins Ordinance, ad agosto 2025 per le stablecoin basate su valute fiat. 

In Giappone e Corea del Sud ci sono state poche novità da questo punto di vista nel 2025, mentre in India è stata imposta una nuova tassa al 30% sui guadagni crypto. 

America Latina e Africa

In America Latina ed Africa l’adozione delle crypto è alta, ma la regolamentazione scarsa. 

Ad esempio, in America Latina il Brasile ha legalizzato i pagamenti crypto con la legge del 2022, affidando alla Banca Centrale (BCB) la regolamentazione VASPs e stablecoin entro fine 2025. Invece l’Argentina ha lanciato una sandbox regolatoria nel 2025 per tokenizzazione, mentre l’El Salvador mantiene Bitcoin come moneta a corso legale.

Quindi non solo le regolamentazioni sono scarse, ma nel 2025 non ci sono nemmeno state novità importanti. 

In Africa, la Nigeria ha riconosciuto le crypto come security con l’Investments and Securities Act di marzo 2025, a causa di un’adozione elevata (tra le più elevate a livello globale). Il Kenya invece ha approvato il VASP Bill nell’ottobre 2025, imponendo licenze e report. 

L’Algeria addirittura ha criminalizzato tutte le attività crypto a luglio.

La situazione africana per il mercato crypto è tra le più difficili al mondo, anche a causa delle numerosissime truffe che fanno milioni di vittime. 

Il focus globale del 2025

Per questo 2025 è possibile comunque individuare una sorta di focus crypto globale, in merito alla regolamentazione. 

Si tratta delle stablecoin, che hanno raggiunto volumi transazionali superiori a Visa e Mastercard nel 2024, e che per l’appunto sono state al centro delle ultime regolamentazioni. 

Oltre il 90% delle stablecoin è ancorata al dollaro USA (USD), con USDT e USDC che da sole detengono il 93% dell’intera capitalizzazione di mercato di questo specifico settore. 

Ci sono state nuove norme sia negli USA che nella UE, ma anche ad Hong Kong e Singapore. 

Sarà molto curioso osservare su quali altri aspetti dei mercati crypto di focalizzerà a livello globale il focus nel corso del 2026. 

Uno di quelli da monitorare sarà l’adozione delle CBDC, con progetti pilota in 70 paesi. Va però detto che i tentativi già in atto ora, come quello cinese avviato nel 2022, non stanno dando ancora risultati concreti e significativi, e che molti progetti pilota riguardanti le CBDC si concluderanno solamente negli anni successivi. 

Conclusioni

Le prossime sfide ritenute importanti in questo ambito sono la frammentazione cross-border, che complica l’oversight, ed i rischi come cyber-attacchi e manipolazione di mercato. 

Per quanto riguarda invece le prospettive a lungo termine della regolamentazione crypto si parla di DeFi regolata, tokenizzazione RWA e cooperazione globale. 

Ad esempio la UE sta esplorando la fattibilità di un MiCA2 specifico per la DeFi. 

L’idea è che una regolamentazione crypto equilibrata potrebbe sbloccare valore per migliaia di miliardi di dollari, a patto che venga concessa molta flessibilità alle esigenze legate all’innovazione.

Infine si può affermare che il 2025 ha trasformato la regolamentazione crypto da patchwork caotico a mosaico strutturato, con USA e UE come modelli. 

La Cina però rimane isolata, mentre hub come Singapore e Brasile stanno abbracciando queste nuove opportunità. 

Si ipotizza che ormai gli utenti delle criptovalute a livello globale abbiano superato il mezzo miliardo di persone, tanto che ormai le criptovalute sono considerate una tecnologia inevitabile.

La chiave sta nel bilanciare rischio e crescita, anche se immaginare un’implementazione uniforme a livello globale delle normative crypto appare un po’ come un’utopia, sebbene potrebbe tornare utile per la stabilità finanziaria e l’adozione resiliente. 

Resta da capire se prevarranno le spinte innovative o quelle conservative, e se gli Stati opteranno per prendersi davvero cura delle esigenze dei cittadini oppure preferiranno limitarsi a rendere tutto il più conforme e convenzionale.