Molte delle dinamiche di mercato che hanno caratterizzato il 2025 sono state imprevedibili. Con l’insediamento di una nuova amministrazione alla Casa Bianca, ci si attendevano alcune mosse inattese, ma secondo Maximilian Tomei, ad e portfolio manager di Galena AM in partnership con GAM, “alcuni eventi nel settore delle materie prime sono stati davvero storici”.
Nel corso dell’anno si sono manifestate forze sottostanti che, spiega Tomei, “sono sintomatiche di una realtà che probabilmente persisterà con l’avvicinarsi della fine di questo ciclo. Una quantità significativa di liquidità è stata immessa nel sistema. L’afflusso di liquidità durante la pandemia ha semplicemente accelerato un trend osservato sin dalla crisi finanziaria globale, che consiste essenzialmente in un intervento illimitato da parte delle banche centrali per salvare e continuare a gonfiare il sistema finanziario”.
Diversamente dai precedenti interventi, i fattori sfavorevoli in questo ciclo sono stati “la combinazione di inflazione residua e una situazione geopolitica complessa che spinge i Paesi a rifugiarsi nella propria realpolitik”. Tale dinamica riguarda principalmente le economie sviluppate, mentre i mercati emergenti stanno rafforzando i loro legami economici. “Il ‘Sud del mondo’, come viene spesso chiamato, si sta espandendo e crescendo a livelli che stanno creando una nuova realtà sottovalutata”, aggiunge Tomei.
Crescita demografica ed economica dei mercati emergenti
Il portafoglio globale dei mercati emergenti appare sempre più solido. Tomei osserva che “mentre le economie sviluppate invecchiano dal punto di vista demografico ed economico, i mercati emergenti stanno vivendo una tendenza opposta. La popolazione del Vietnam è cresciuta di quasi il 10% nell’ultimo decennio, mentre quella del Giappone è diminuita del 3%. Questa tendenza è destinata a continuare, sostenendo la domanda di materie prime”.
Particolarmente rilevante è l’area che va dalla Nigeria alla Cina, che racchiude circa la metà della popolazione mondiale. Tomei sottolinea che “la percentuale di quella popolazione che guadagna 10.000 dollari all’anno continua a crescere. Questo è il punto ottimale per la spesa in energia, alloggi ed elettrodomestici, tutti fattori che sostengono fortemente la domanda di materie prime”.
Nei mercati emergenti, inoltre, “il costo di finanziamento è relativamente più basso e le valute mostrano solidità. D’altro canto, le economie sviluppate vedono il loro debito aumentare vertiginosamente e la loro forza economica diminuire, con le banche centrali costrette a intervenire per mantenere a galla i mercati finanziari”.
Domanda di materie prime in crescita
Per Tomei, “probabilmente assisteremo a un continuo decoupling dei mercati emergenti nel nuovo anno. Quindi, a meno che non si verifichi una recessione globale, la domanda di materie prime dovrebbe trovare una certa resilienza grazie alla forte domanda dei mercati emergenti”.
Il portfolio manager avverte che sarà “impegnativo estrarre liquidità dal sistema. È quindi probabile che, con l’avvicinarsi della fine del ciclo, quando le banche centrali raggiungeranno i livelli di tasso previsti, la liquidità si sposterà dagli asset rischiosi alle obbligazioni e, se l’inflazione dovesse persistere, sempre più verso le materie prime e i mercati emergenti”.
Tomei evidenzia inoltre come i rapporti tra azioni e materie prime stiano cambiando: “Dieci anni fa, il rapporto tra il prezzo dell’indice Russell 2000 e l’indice Bloomberg Commodity Index era pari a 13; ora è pari a 23. Per l’Euro Stoxx 50, il rapporto era pari a 36, mentre attualmente è pari a 53”. Questa dinamica, spiega, “è probabile che cambi durante la correzione dei mercati, poiché il denaro si sposterà verso asset più concreti come le materie prime. Potremmo anche assistere a un indebolimento del dollaro USA, che alimenterà ulteriormente il rialzo delle materie prime”.
Per il 2026, conclude Tomei, “ci aspettiamo una rinnovata domanda di materie prime, con gli investitori che cercheranno diversificazione. Affrontare le materie prime con un approccio diversificato, piuttosto che puntare su singoli elementi, dovrebbe garantire un rendimento ponderato per il rischio migliore. In un contesto di alta inflazione, la strategia migliore è quella di allocare le materie prime e prepararsi al ciclo imminente, mentre le azioni continueranno a brillare ma con una crescente tendenza al prestito che potrebbe prosciugare la liquidità dal sistema e favorire una rotazione verso asset solidi e tangibili”.
