Outlook Ing: selettivi con l’hi-tech, opportunità negli emergenti

Le previsioni sui mercati del gruppo olandese, presentati al media summit europeo di Amsterdam delll’11

Dopo tre anni molto favorevoli per gli asset rischiosi, il 2026 si annuncia come un esercizio più complesso per gli investitori. I rendimenti saranno probabilmente più contenuti, la volatilità destinata a restare elevata e le differenze tra vincitori e vinti sempre più marcate. È questo il messaggio chiave dell’Investment Outlook 2026 di ING, presentato ad Amsterdam durante il Media Summit della banca olandese.

Secondo gli strategist di ING, il contesto resta però tutt’altro che privo di opportunità. «I mercati volatili non vanno demonizzati: spesso creano punti di ingresso interessanti», è la filosofia di fondo. In particolare, le occasioni migliori si concentrano ancora una volta sull’intelligenza artificiale, ma in modo più selettivo rispetto al passato, e sui mercati emergenti, sempre più percepiti come alternativa credibile all’eccessiva concentrazione sull’azionario statunitense.

Crescita globale resiliente, Europa più fragile

Dal punto di vista macroeconomico, lo scenario di base resta quello di una crescita globale che tiene, nonostante le tensioni geopolitiche e commerciali. Stati Uniti ed economie emergenti continueranno a trainare l’espansione, mentre l’Europa appare più esposta a debolezze strutturali.

Negli Usa, secondo Ing, il rallentamento dovrebbe essere solo moderato. Il mercato del lavoro mostra segnali di raffreddamento, ma non tali da innescare una recessione. «Non vediamo l’inflazione come un grande problema», ha spiegato Bob Homan (nella foto), head of Ing Investment Office. «Negli Stati Uniti sarà probabilmente un po’ più alta a causa dei dazi, ma non tale da cambiare radicalmente lo scenario».

Diverso il discorso per l’Europa, dove l’inflazione potrebbe addirittura sorprendere al ribasso. «In Europa potremmo vedere pressioni disinflazionistiche maggiori del previsto», ha osservato Homan, citando anche l’aumento delle esportazioni cinesi verso il Vecchio Continente. «Prodotti e auto di qualità simile arrivano a prezzi più bassi rispetto a quelli europei o americani: questo è un fattore che tende a raffreddare i prezzi».

Banche centrali: Fed sotto pressione, traiettorie divergenti

Sul fronte della politica monetaria, il 2026 sarà ancora dominato dalle decisioni della Federal Reserve. Ing si attende ulteriori tagli dei tassi, anche se l’incognita politica resta elevata. «I mercati stanno già scontando un percorso di riduzione dei tassi più marcato di quanto indicato dalla Fed», ha spiegato Homan. «E la pressione politica sull’istituto centrale americano potrebbe spingere in questa direzione».

Più statica la posizione della Banca centrale europea, che potrebbe mantenere un atteggiamento attendista, mentre la Bank of Japan resta l’eccezione, con un percorso di graduale rialzo dei tassi. In Cina, infine, l’allentamento monetario dovrebbe restare contenuto e focalizzato sul sostegno ai consumi interni.

Azioni: rendimenti più modesti, conta la selezione

Dopo tre anni di forti rialzi, ING prevede per il 2026 rendimenti azionari più contenuti, con valutazioni destinate a normalizzarsi. Questo renderà la selezione dei titoli e la gestione attiva ancora più centrali. Il dominio dei “Magnificent 7” americani è destinato ad attenuarsi, con una maggiore dispersione delle performance anche all’interno del settore tecnologico. «L’AI continuerà ad accelerare i processi di distruzione creativa», sottolinea Ing. «Ci saranno vincitori e perdenti, non solo nella tecnologia ma in molti altri settori». Da qui l’interesse crescente per i mercati emergenti, dove il peso del comparto tech è ormai rilevante e le valutazioni appaiono più interessanti rispetto agli Stati Uniti.

Obbligazionario: meglio il credito dei governativi

Nel reddito fisso, l’aumento del debito pubblico e le politiche fiscali espansive limiteranno il potenziale dei titoli di Stato a lunga scadenza. «I rendimenti di lungo periodo tenderanno a restare più elevati», ha spiegato Homan. Tuttavia, all’interno dell’area euro potrebbero emergere differenze interessanti. «Paesi come Italia e Spagna mostrano fondamentali più solidi rispetto al passato e potrebbero beneficiare di una compressione degli spread», mentre la Germania, paradossalmente, appare oggi relativamente più esposta all’aumento del rischio fiscale.

Più costruttiva la view sulle obbligazioni corporate, che dovrebbero continuare a sovraperformare i governativi, seppur con rendimenti complessivamente moderati.

Dollaro sotto osservazione

Infine, il tema valutario. ING prevede un dollaro strutturalmente più debole nel medio-lungo periodo, con un cambio euro/dollaro visto verso 1,20–1,30. «In termini di potere d’acquisto, il dollaro resta forte», ha osservato Homan. «Gli Stati Uniti sono diventati molto costosi per un europeo. Ma nel tempo questi squilibri tendono a riassorbirsi».

In sintesi, il 2026 non sarà un anno facile, ma nemmeno privo di opportunità. In un mondo più frammentato e instabile, secondo Ing, diversificazione, gestione attiva e capacità di selezione restano le vere bussole per gli investitori.