Dopo una settimana complessa, i mercati hanno trovato un rilancio, alimentato da un dato sull’inflazione USA più debole del previsto. Questo ha riacceso le attese per nuovi tagli dei tassi da parte della Fed, trainando soprattutto il comparto tecnologico. Tuttavia, gli esperti di Pharus mettono in guardia: “Il messaggio che il mercato ha voluto leggere è chiaro: la disinflazione sembra più solida del previsto, anche in presenza di un mercato del lavoro che sta lentamente perdendo slancio”.
È proprio questa combinazione – inflazione in rallentamento e occupazione che si raffredda senza collassare – a rendere il quadro particolarmente delicato. “Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione restano su livelli storicamente contenuti, segno che non siamo di fronte a un’ondata di licenziamenti. Allo stesso tempo, le richieste continuative sono in aumento, suggerendo che per chi esce dal mercato del lavoro diventa più difficile rientrare rapidamente”, osservano gli analisti. Una dinamica coerente con un’economia che rallenta gradualmente e che spiega perché la Fed sembri oggi più attenta al rischio occupazionale.
Tuttavia, anche la lettura dei dati macro richiede prudenza. “Dopo la chiusura del governo federale, la qualità delle statistiche è tornata sotto osservazione”, ricordano gli esperti di Pharus, sottolineando come parte del rallentamento dei prezzi possa essere stato amplificato da fattori tecnici e stagionali. “Questo non invalida il trend di fondo, ma ci ricorda quanto sia importante non costruire certezze assolute su singole letture mensili“.
In questo contesto, il tema dell’intelligenza artificiale resta centrale, ma con sfumature sempre più complesse. Il rimbalzo dei titoli tech conferma che l’AI è il motore delle aspettative di crescita, ma “stanno emergendo segnali di affaticamento nella narrativa più estrema”, avvertono. Il caso Oracle, con i suoi massicci investimenti in infrastrutture AI finanziati in parte a debito, è emblematico nel riaccendere i timori di una possibile bolla della spesa.
Anche Nvidia, simbolo del ciclo, è al centro di una riflessione più matura. “I multipli restano elevati e sono sostenibili solo se le aspettative su crescita e margini resteranno eccezionali ancora a lungo. Ma proprio quei margini straordinari stanno attirando concorrenza“, spiegano gli esperti di Pharus, descrivendo una dinamica da “guerra dei troni” tecnologica. Questo aiuta a spiegare un fenomeno sottostante: “La leadership si sta lentamente allargando”. L’indice S&P 500 equiponderato ha iniziato a sovraperformare quello tradizionale, segno che parte del capitale si sta spostando verso aziende con valutazioni più ragionevoli. “È un movimento tipico delle fasi più mature dei cicli di mercato, quando la selezione torna a contare più dell’entusiasmo“.
Il quadro è completato da un elemento psicologico profondo. “Dopo oltre un decennio di mercati salvati sistematicamente da interventi, si è radicata l’idea che ogni ribasso sia un’opportunità e che esista sempre una rete di sicurezza”, affermano gli esperti di Pharus, descrivendo un classico problema di azzardo morale. “La Fed, con le migliori intenzioni, ha finito per condizionare il comportamento degli investitori, trasformando la prudenza in un costo opportunità“.
Proprio in questo scenario, la gestione del rischio diventa cruciale. “Non serve avere sempre ragione; serve evitare di sbagliare in modo irreversibile”, sottolineano. La sfida principale non è scegliere i titoli giusti, ma “mantenere la giusta prospettiva nel tempo”, evitando di farsi trascinare dall’euforia o di reagire emotivamente al panico. “Le correzioni non sono anomalie da temere, ma parte integrante del processo di creazione di valore. La volatilità, che potremmo vedere almeno nella prima parte del 2026, non è un rischio da eliminare, ma una condizione con cui convivere”.
Concludono gli esperti di Pharus: “Oggi il mercato sembra sospeso tra fiducia e dubbio. L’inflazione rallenta, la Fed appare più accomodante, ma la crescita è meno uniforme e la competizione nell’AI sta mettendo alla prova valutazioni e aspettative. Non siamo necessariamente alla fine di un ciclo, ma siamo in una fase in cui la lucidità conta più dell’entusiasmo”. Il 2026 si preannuncia, dunque, come l’anno della verifica per aspettative ormai molto elevate.
