Nel mondo del credito, la prudenza è spesso considerata una virtù. Tuttavia, secondo Ian Hutchinson, Head of Global Bond Strategies di L&G, questa tendenza a privilegiare la sicurezza può far perdere occasioni di rendimento anche in contesti di rischio contenuto. «Spesso gli investitori pecchiano di eccessiva prudenza, accontentandosi di rendimenti modesti pur di mantenere basso il livello di rischio», osserva Hutchinson.
Allo stesso tempo, gli analisti del credito cercano di superare la correlazione automatica tra rischio e rendimento, dimostrando che anche all’interno del segmento investment grade (IG) possono celarsi opportunità di sovraperformance. «Noi di L&G siamo sempre stati all’avanguardia in questo campo», spiega Hutchinson, «il che ci ha permesso di individuare tre storture del mercato che, se ben comprese, possono trasformarsi in occasioni interessanti per gli investitori».
1. Le vendite forzate
Nel mercato investment grade, solo i titoli con rating non inferiore a BB+ possono rientrare negli indici di riferimento. Quando un’obbligazione subisce un downgrade al di sotto di questa soglia, gli investitori che replicano rigidamente l’indice sono costretti a vendere. «Questo meccanismo», spiega Hutchinson, «può generare un effetto a catena che aumenta l’offerta e deprime i prezzi dei titoli, anche se i fondamentali dell’emittente restano solidi».
Secondo l’esperto, si tratta di un vincolo che da un lato tutela dal rischio di ulteriori downgrade, ma che dall’altro può indurre gli investitori a “pagare troppo per questa assicurazione”. Esistono però strategie per trarne vantaggio: «Guardare ai fondamentali per anticipare le mosse delle agenzie di rating, utilizzare modelli di valutazione relativa per stimare il valore dei titoli prossimi alla soglia BB e stabilire il momento giusto per uscire dal mercato», suggerisce Hutchinson. «La combinazione di questi metodi può rappresentare una fonte sostenibile di opportunità per generare sovraperformance».
2. I vincoli regionali
Un’altra distorsione deriva dai limiti geografici degli indici obbligazionari, spesso confinati a un’unica regione o valuta. «Questi vincoli creano differenziali di valutazione che un investitore globale può sfruttare», spiega Hutchinson.
Il valore attribuito al debito di una stessa impresa può variare sensibilmente tra investitori di diverse aree geografiche, ma tende a convergere nel tempo. «Le differenze possono nascere da diversi livelli di familiarità con le attività dell’azienda o da preferenze regionali per certi settori», chiarisce Hutchinson. Per questo, gli investitori attivi su scala globale possono trarre vantaggio individuando tali scostamenti e riponderando il portafoglio in funzione del rendimento corretto per il rischio.
3. Gli emittenti poco considerati
Infine, una terza opportunità riguarda le società meno conosciute e meno liquide, spesso trascurate dagli investitori e con un peso ridotto negli indici. «Le aziende più piccole possono offrire rendimenti aggiustati per il rischio migliori rispetto al mercato complessivo», afferma Hutchinson.
Per cogliere queste opportunità, tuttavia, serve un’analisi approfondita. «Un esempio è Athora, emittente del mercato assicurativo in euro», racconta Hutchinson. «Al momento della sua prima emissione subordinata nel giugno 2024 era relativamente sconosciuto e ha dovuto offrire un rendimento superiore rispetto al suo rating BBB-. Quelle obbligazioni hanno poi sovraperformato il mercato e ora sono in revisione per un upgrade da parte di Fitch».
Un approccio attivo per cogliere il potenziale del credito
In definitiva, secondo Hutchinson, gli investitori nel credito globale dovrebbero interrogarsi sui limiti di un approccio troppo vincolato. «Un’eccessiva rigidità può ridurre i rendimenti ottenibili rispetto ai rischi assunti», conclude. «Chi cerca rendimenti solidi e corretti per il rischio nel segmento investment grade deve comprendere questi vincoli e adottare un approccio attivo per cogliere le opportunità che ne derivano».