La Fede sembra aver scelto nuovamente la strada della normalità nella gestione della politica monetaria, dopo mesi di tensione tra i due pilastri del suo duplice mandato: piena occupazione e stabilità dei prezzi. A sottolinearlo è Sonal Desai, CIO di Franklin Templeton Fixed Income, che in un’analisi approfondita ha evidenziato come il rischio di stagflazione sia diventato una possibilità concreta.
Secondo Desai, le tariffe rappresentano “un rischio al rialzo per l’inflazione e un rischio al ribasso per la crescita, e abbiamo visto prove che entrambe stanno iniziando a farsi sentire”. Nonostante ciò, la Fed ha deciso di dare priorità all’occupazione, come storicamente accade. “Non ci è voluto molto perché la Fed decidesse quale obiettivo dovesse avere la precedenza: l’occupazione. È sempre stato così, ed è per questo che generazioni di investitori finanziari sono cresciuti con il ‘Fed put’”, afferma Desai.
Questa volta, però, l’analista segnala una differenza sostanziale rispetto al passato: la politica della Fed deve confrontarsi con almeno due shock rilevanti. “In primo luogo, tariffe di entità, ampiezza e incertezza che non si vedono da decenni. In secondo luogo, un drastico inasprimento improvviso della politica sull’immigrazione dopo anni di controlli alle frontiere estremamente permissivi”, spiega Desai.
Le tariffe, secondo Desai, potrebbero provocare “un moderato, unico scatto inflazionistico, probabilmente nell’ordine di circa 1-1,5 punti percentuali, e agiranno in gran parte come una tassa sui consumatori statunitensi”. Tuttavia, resta alta l’incertezza sull’impatto a lungo termine, specialmente sui meccanismi della catena di approvvigionamento, e c’è “un rischio significativo che lo shock inflazionistico possa essere prolungato e amplificato da effetti di secondo ordine”.
Sul fronte del mercato del lavoro, Desai osserva che “il mercato del lavoro è ancora in linea con l’obiettivo della Fed, mentre l’inflazione non è nemmeno vicina e non accenna a raggiungerlo”. Con un tasso di disoccupazione del 4,3%, l’economia americana rimane in piena occupazione, mentre l’inflazione resta bloccata al 3% da oltre un anno.
Questo scenario ha portato la Fed a modificare il suo approccio: “La Fed ora ritiene che i rischi per l’occupazione superino quelli per l’inflazione. Ha effettuato il primo taglio dei tassi quest’anno e ha indicato che sono probabili ulteriori riduzioni”.
Desai mette in evidenza però alcune differenze rispetto ai cicli passati. Dopo l’inflazione elevata del 2021-2023, “le persone sono preoccupate per l’inflazione almeno tanto quanto per l’occupazione”. Inoltre, l’incertezza resta elevata: “Le proiezioni economiche molto disperse della Fed, note come i ‘puntini’, mostrano come il Federal Open Market Committee sia profondamente diviso su quale direzione dovrebbe prendere la politica monetaria”.
Nonostante le tariffe e la politica monetaria più accomodante, l’analista ritiene improbabile un ritorno dell’inflazione all’obiettivo della Fed nel prossimo futuro. L’economia americana mostra resilienza, con vendite al dettaglio e fiducia delle imprese in crescita, mentre la politica fiscale resta favorevole, con deficit elevati e nuovi stimoli in arrivo.
Desai avverte anche dei rischi legati all’offerta: “I recenti cambiamenti politici provocano due shock negativi sull’offerta: l’immigrazione riduce l’offerta di manodopera e le interruzioni degli scambi ostacolano il lato produttivo dell’economia. Ma se l’offerta viene frenata da questi shock, qualsiasi stimolo in eccesso derivante da una politica fiscale già accomodante e da un allentamento della politica monetaria potrebbe rapidamente tradursi in un’inflazione più elevata”.
Per gli investitori, l’indicazione di Desai è chiara: “È improbabile che la Fed aumenti i tassi a questo punto. Pertanto, tenere la liquidità parcheggiata nei fondi del mercato monetario sembra ancora meno interessante, e penso che sia il momento di prendere in considerazione l’idea di investire quel denaro nei mercati obbligazionari”.
Secondo l’analista, non conviene concentrarsi su titoli a lunga scadenza, mentre i segmenti a scadenza più breve del mercato obbligazionario offrono maggiori opportunità: “Gli investitori prevedono ampiamente tagli profondi dei tassi, al di là di ciò che penso sia realistico… Se non è prevista una recessione, quanto possono davvero scendere i tassi ufficiali, soprattutto quando è improbabile che l’inflazione scenda al di sotto del 3% nel prossimo futuro?”
Infine, Desai prevede un aumento della volatilità nel mercato dei Treasury: “Con l’avvicinarsi del primo trimestre del 2026, una nuova ondata di stimoli fiscali del Big Beautiful Bill creerà probabilmente prospettive di crescita più brillanti, aggravando le già molto facili condizioni finanziarie… Questo dovrebbe far aumentare nuovamente la volatilità, mettendo alla prova le attuali aspettative di mercato su consistenti tagli dei tassi”.
Nel complesso, per Desai il momento è favorevole a investire nei bond a breve termine, pur in un contesto di crescente incertezza: “Penso che sia un buon momento per considerare l’investimento di liquidità nei segmenti a scadenza più breve del mercato, nonostante la ridotta ampiezza degli spread e la prevista crescita della volatilità”.