I mercati azionari europei hanno chiuso il mese di settembre in rally, registrando il terzo mese consecutivo di rialzi. Nonostante le preoccupazioni a breve termine, dagli Stati Uniti all’Europa, gli investitori continuano a mostrare un rinnovato appetito per il rischio. E, secondo gli analisti, il Vecchio Continente ha ancora carte da giocare.
Il quadro macro: Fed, dazi e politica
Il mese è stato segnato dalle decisioni della Fed. Dopo l’atteso rapporto sul mercato del lavoro statunitense, che ha mostrato dati contrastanti, la banca centrale americana ha ridotto i tassi di 25 punti base. “Il presidente della banca centrale, Jerome Powell, ha annunciato di aspettarsi altri due tagli entro la fine dell’anno, prima che i dati sulla crescita pubblicati la settimana successiva potessero potenzialmente mettere in discussione questo scenario”, ricorda Gilles Guibout, Head of European Equities di AXA Investment Managers.
Sul fronte commerciale, sono arrivate anche le nuove sovrattasse annunciate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in vigore dal 1° ottobre, che colpiscono farmaci brevettati, veicoli pesanti e alcuni elettrodomestici. In Europa, un breve ma significativo evento politico ha catturato l’attenzione: “In Francia, la rapida nomina di un nuovo Primo Ministro (Sébastien Lecornu) ha in qualche modo rassicurato i mercati nel corso del mese, anche se poi questa nomina è durata solo 26 giorni”.
Appetito per il rischio, ma con cautela
La mossa della Fed ha dato una spinta agli asset più rischiosi. Tuttavia, il percorso non è privo di ostacoli. “Torna l’appetito per gli asset rischiosi, ma restano motivi di preoccupazione nel breve termine”, avverte Guibout. Tra questi, “il deterioramento dei dati economici in Europa, le preoccupazioni fiscali nei paesi sviluppati, il rallentamento del mercato del lavoro americano e il rischio geopolitico, con l’intensificarsi delle provocazioni russe nei confronti della NATO”. Nei prossimi giorni, l’attenzione si concentrerà sui risultati trimestrali delle aziende, per valutare l’impatto di tassi di cambio e dazi.
**Europa vs. USA: il valore è a lungo termine**
Nonostante il contesto incerto, le borse europee hanno dimostrato una performance solida. “Da inizio anno, l’indice Euro Stoxx 600 ha reso il 25% in termini di dollari USA, contro il 16% dell’MSCI World e il 13% e 16% rispettivamente per gli indici S&P 500 e Nasdaq“, sottolinea l’esperto di AXA IM.
Il punto di forza dell’Europa, secondo Guibout, risiede nelle valutazioni: “Le azioni europee sono state naturalmente più economiche rispetto alle statunitensi. Ma mentre il divario di valutazione si è ridotto dai livelli più estremi, dato l’attuale contesto di miglioramento delle condizioni macroeconomiche e solidi impegni politici a lungo termine, riteniamo che questa asset class possa continuare a offrire valore rispetto al mercato statunitense”.
Segnali positivi arrivano anche dal quadro macroeconomico, con una crescita della zona euro migliore delle attese e un sentiment in miglioramento. Inoltre, “l’inflazione nell’intero blocco è rimasta comodamente intorno al target del 2% della Banca Centrale Europea negli ultimi mesi, al confronto con un’inflazione del 2,7% negli Stati Uniti”.
L’impatto dei dazi sull’Eurozona resta un’incognita, ma l’accordo commerciale raggiunto con gli USA a luglio ha fornito “una chiarezza che era decisamente necessaria”.
In conclusione, nonostante le nuvole all’orizzonte, la visione di Guibout è ottimista: “Nonostante motivi di preoccupazione dovuti alle tariffe doganali, all’incertezza geopolitica e alla crescita economica lenta, riteniamo che le azioni europee offrano ancora un considerevole valore. Con valutazioni attraenti e la prospettiva di un miglioramento della crescita e del consolidamento, grazie anche al piano di rilancio della Germania, prima economia dell’Eurozona, ci sono molte ragioni per essere ottimisti”.