Sembra ormai quasi certo che, entro la fine del mese, la Fed opterà per un nuovo taglio dei tassi d’interesse. Secondo i dati di Polymarket infatti la probabilità di una riduzione di 25 punti base è stimata al 92%, il che lascia intendere come i mercati abbiano già ampiamente anticipato la decisione.
Nonostante ciò, il Bitcoin ha di rencente mostrato qualche segno di debolezza. Perchè? Mentre la mossa di fine mese della Fed sembra ormai scontata dagli investitori, quella di dicembre resta più incerta: Polymarket attribuisce al momento una probabilità limitata al 76% a un ulteriore taglio di 25 punti base. In altri termini, il Bitcoin sembra aver già incorporato da tempo l’ipotesi di un taglio dei tassi a ottobre. Diverso il discorso per quello di dicembre, le cui probabilità sono oscillate notevolmente nelle ultime settimane.
A fine settembre, la possibilità di una riduzione a fine anno era scesa dal 73% al 64%, provocando una correzione nel prezzo della criptovaluta. Con l’inizio di ottobre, però, le attese sono risalite al 74%, spingendo la criptovaluta ai nuovi massimi storici oltre i 126.000 dollari. Il 7 ottobre, tuttavia, le probabilità sono tornate a calare leggermente — al 71% — proprio in coincidenza con la fine del mini-rally del Bitcoin.
Il 10 ottobre, giorno di un nuovo rimbalzo delle attese al 74%, il prezzo non ha però reagito positivamente. Ora le previsioni per un taglio a dicembre sono salite al 76%, ma Bitcoin continua a mostrare segnali di debolezza.
Il motivo, spiegano gli analisti, non sarebbe legato direttamente alla politica monetaria della Fed. Il rialzo di inizio ottobre avrebbe infatti generato una piccola bolla speculativa, gonfiata dall’entusiasmo e poi esplosa intorno al 10 ottobre. Il recente calo del Bitcoin sarebbe quindi la naturale conseguenza di quell’eccesso di ottimismo.
Il legame tra tassi e Bitcoin
I tassi di riferimento della Fed influenzano direttamente il costo del denaro per banche e imprese americane, oltre ai rendimenti dei Treasury bond. Un loro calo riduce l’interesse offerto dai titoli di Stato, portando alcuni investitori — soprattutto esteri — a venderli. Questo può indebolire il dollaro, misurato attraverso il Dollar Index, che spesso si muove in direzione opposta rispetto al Bitcoin.
In teoria, quindi, una politica monetaria più accomodante dovrebbe sostenere il prezzo della criptovaluta. Tuttavia, il mercato del Bitcoin risponde anche a molte altre variabili: l’andamento del dollaro, la liquidità globale e, come visto di recente, momenti di euforia e correzione del mercato crypto.
In sintesi, anche se il taglio dei tassi di ottobre appare ormai scontato, le incertezze sui prossimi mesi — e sulle reazioni del mercato — continuano a rendere il Bitcoin un osservato speciale nel rapporto tra finanza tradizionale e digitale.