Argentina, tra incertezza elettorale e opportunità nei bond sovrani

Nonostante il clima di forte incertezza che accompagna le elezioni di domenica, l’Argentina continua a offrire spunti interessanti per gli investitori nel comparto del debito sovrano. È quanto afferma Thierry Larose, gestore di portafogli di debito emergente di Vontobel, secondo cui “il profilo di rischio/rendimento dei titoli di Stato argentini rimane asimmetricamente interessante in questa fase”.

Larose osserva che, ai livelli attuali, “i bond globali in dollari e in euro — emessi rispettivamente secondo la legge di New York e quella di Londra — implicano una probabilità di default annualizzata compresa tra il 15% e il 20%, a seconda della scadenza“. Le obbligazioni a più breve termine prezzano un rischio maggiore rispetto a quelle a lungo termine, mentre “per i bond denominati in dollari statunitensi emessi secondo la legge locale (i cosiddetti Bonar), i tassi di default impliciti sono ancora più elevati”.

Tuttavia, secondo Larose, questi livelli di rischio non riflettono una reale crisi di solvibilità. “Pur non essendo estremi rispetto agli standard storici dell’Argentina, restano alti se si considera che il Paese non presenta un problema di solvibilità“, spiega. “Il debito totale non è aumentato da quando il presidente Milei è entrato in carica e rimane ben al di sotto dei picchi raggiunti durante le amministrazioni di Alberto Fernández e persino di Mauricio Macri”.

Il vero nodo, sottolinea Larose, è legato al rifinanziamento del debito: “La principale sfida dell’Argentina oggi non è la solvibilità, ma il rischio di rifinanziamento: la Banca Centrale non è riuscita ad attrarre un’offerta privata sufficiente di dollari statunitensi per servire e rimborsare il debito estero”.

Sul fronte valutario, l’esperto ritiene che “il tasso di cambio non sia più sopravvalutato in termini reali, ma non sia ancora abbastanza conveniente da attrarre afflussi privati da parte di investitori retail locali, imprese o investitori istituzionali”.

Per Larose, un possibile elemento di svolta potrebbe arrivare da Washington: “In questo contesto, un sostegno costante da parte del Tesoro USA sarebbe un vero punto di svolta — a condizione che l’amministrazione Milei mantenga un livello di governabilità sostenibile, sia vincendo le elezioni di metà mandato, sia — in caso di sconfitta — con un margine ridotto che consenta comunque alleanze tattiche con blocchi non kirchneristi in Congresso, come i governatori provinciali e i peronisti moderati”.

Un equilibrio politico delicato, dunque, che determinerà non solo la stabilità del governo Milei, ma anche il futuro di un mercato obbligazionario che, secondo Vontobel, potrebbe riservare interessanti opportunità per gli investitori disposti ad accettarne la volatilità.