Janus Henderson Investors ha presentato la prima edizione del Sovereign Debt Index, uno studio a lungo termine sulle tendenze del debito pubblico in tutto il mondo, sulle opportunità d’investimento e sui rischi che comporta. Il report, nel dettaglio, analizza la situazione dell’indebitamento pubblico globale osservata negli ultimi 25 anni, suddividendo la ricerca per aree geografiche. Dallo studio emerge che:
- Il debito sovrano è incrementato di più di un sesto (17,4%) nel 2020, salendo di 9300 miliardi di dollari ad una cifra record di 62500 miliardi di dollari.
- L’incremento è stato equivalente a un settimo (14,8%) del PIL globale.
- Il valore del debito pubblico è di 13.050 dollari per cittadino.
- Le economie più importanti (USA, Giappone e Cina) si sono fatte carico dei debiti maggiori nel 2020, ma il deficit di bilancio più elevato è stato quello del Regno Unito.
- Il finanziamento di questo debito è tuttavia poco costoso; gli oneri finanziari sono aumentati solo di un quinto in 25 anni, nonostante i volumi quadruplicati dei debiti.
- I debiti saliranno nuovamente nel 2021, aggiungendo 768 dollari a persona.
- Il calo costante dei tassi d’interesse ha generato rendimenti considerevoli per gli investitori obbligazionari; attualmente registriamo una loro risalita, con una contestuale riduzione dei prezzi delle obbligazioni ed una ripresa dell’economia mondiale.
Focus Italia
Il debito pubblico italiano ammonta a 3196 miliardi di dollari ed è più che raddoppiato negli ultimi 25 anni. Il debito pro-capite del Paese si attesta a 52.855 di dollari, al settimo posto tra i più alti al mondo. L’Italia è inoltre il secondo Paese più indebitato rispetto alle dimensioni della sua economia, con un rapporto debito/PIL pari al 159%. La crescita dell’indebitamento tra il 2019 e il 2020 è stata pari al 18%, cioè 488 miliardi di dollari o 8145 dollari pro-capite.
Federico Pons, Country Head per l’Italia di Janus Henderson Investors, ha commentato: «Il notevole incremento dell’indebitamento pubblico globale, esacerbato dallo scoppio della pandemia che ha costretto i governi a correre ai ripari per contrastare il crollo della domanda e finanziare gli interventi sanitari, è stato favorito da condizioni di finanziamento più che mai vantaggiose. Negli ultimi 25 anni i tassi di interesse sono infatti crollati, incoraggiando l’emissione di titoli di Stato: assicurarsi finanziamenti con i tassi vicini ai minimi storici produce infatti vantaggi concreti. L’Italia non sfugge a questa logica, con un debito pubblico più che raddoppiato. Per cercare di finanziare la crescita economica, il Governo ha beneficiato del costo molto contenuto del denaro e di una domanda crescente di obbligazioni da parte degli investitori. Nei prossimi mesi, grazie al piano Next Generation EU, l’Italia avrà accesso a 209 miliardi di fondi europei: un’opportunità e una sfida per il nostro Paese che, se sarà in grado di impiegare queste risorse in maniera strategica, finanziando progetti capaci di incidere sulla produttività economica, potrebbe vedere una riduzione del rapporto debito pubblico/Pil, oggi secondo solo al Giappone».