La riunione di ottobre della Fed potrebbe aver segnato l’ultimo intervento sui tassi non solo dell’anno, ma dell’intero ciclo di allentamento monetario. È l’interpretazione di Sonal Desai, Chief Investment Officer di Franklin Templeton Fixed Income, secondo cui la banca centrale statunitense mostra allo stesso tempo una crescente disponibilità a sostenere il fabbisogno di finanziamento del governo.
A ottobre la Fed ha ridotto i tassi di altri 25 punti base, replicando il taglio di settembre. Un movimento ampiamente atteso dai mercati, ma subito accompagnato da un messaggio prudente del presidente Jerome Powell, che ha voluto spostare l’attenzione sulla riunione di dicembre: un ulteriore intervento, ha affermato, «non è una conclusione scontata, tutt’altro». Un concetto ribadito più volte durante la conferenza stampa per segnalare che lo scenario di base è ormai quello di un mantenimento dei tassi, salvo un improvviso deterioramento dei dati su crescita e occupazione.
Secondo Desai, l’enfasi su dicembre risponde a due esigenze. Da un lato, «distogliere l’attenzione dal fatto che nemmeno le attuali condizioni economiche giustificano realmente il taglio dei tassi di ottobre». Dall’altro, frenare l’ottimismo dei mercati, che fino a poche settimane fa prezzavano Fed funds al 3% entro metà 2025, un livello non supportato dai dati attuali.
Inflazione persistente e crescita resiliente
L’inflazione complessiva è ferma intorno al 3% da quasi due anni. Per mostrare un progresso nella disinflazione, Powell ha dovuto richiamare il calo rispetto ai picchi del 2022. E i rischi restano orientati al rialzo, anche per via della rigidità dei servizi “supercore” e del recente aumento dei beni core.
Intanto, la crescita americana continua a sorprendere in positivo: il PIL è avanzato dell’1,6% nella prima metà dell’anno e la Fed di Atlanta stima un +4% nel terzo trimestre. A spingere sono sia gli investimenti legati all’intelligenza artificiale sia i consumi delle famiglie, mentre il deficit commerciale si restringe.
Sul mercato del lavoro, le assunzioni rallentano e i posti vacanti si riducono, ma l’occupazione rimane robusta. Il tasso di disoccupazione è solo leggermente superiore ai livelli di metà 2024 e coerente con la piena occupazione. La narrativa di licenziamenti imminenti su larga scala, amplificata dalla riduzione di 14.000 posizioni annunciata da Amazon, è giudicata eccessiva da Desai: «I dati macro non mostrano prove di licenziamenti su larga scala».
Lo stimolo fiscale alle porte
All’inizio del 2026 entreranno in vigore parti rilevanti del “Big Beautiful Bill”, per un impatto stimato di circa 300 miliardi di dollari, pari all’1% del PIL. Tra le misure: deducibilità di mance e straordinari, innalzamento del tetto SALT, crediti d’imposta per i figli e una detrazione ampliata per il reddito d’impresa qualificato. A questo si aggiungerebbe un possibile effetto temporaneo delle tariffe, proprio mentre lo stimolo fiscale si rafforza.
«È un motivo in più per cui la Fed si astiene da un taglio di dicembre», osserva Desai. «Sarebbe piuttosto imbarazzante se l’inflazione accelerasse nuovamente subito dopo una serie di tagli dei tassi».
La svolta di bilancio della Fed
Il passaggio più significativo della riunione, secondo Desai, riguarda il bilancio dell’istituto centrale. Dal 1° dicembre la Fed interromperà la stretta quantitativa, reinvestendo tutte le scadenze dei titoli delle agenzie in Treasury Bills a breve termine. Una scelta che replica la strategia del Tesoro, sempre più dipendente dall’emissione di titoli a breve per finanziare il deficit.
La banca centrale non tornerà al quantitative easing, in quanto le dimensioni del bilancio resteranno congelate. Tuttavia, offrirà un supporto implicito a un governo che continua a espandere la spesa. «La dominanza fiscale è emersa come il fattore più forte per la politica monetaria», afferma Desai. Se nella fase post-pandemica la monetizzazione dei deficit contribuì all’impennata inflazionistica, oggi il bilancio stabile dovrebbe evitare un nuovo 2022; ma non incoraggiare affatto una maggiore prudenza fiscale.
Implicazioni per i mercati
Powell ha ricordato che i rendimenti dei Treasury sono saliti di circa nove punti base dopo la riunione, un movimento contenuto. Desai conferma l’approccio prudente: «Rimaniamo neutrali sulla duration, perché vediamo margini per ulteriori aumenti dei tassi». Ma la resilienza dell’economia, aggiunge, dovrebbe permettere una buona tenuta degli asset rischiosi. I prestiti, in particolare, potrebbero beneficiare di aspettative di tagli dei tassi più contenute. Per il dollaro, infine, è probabile la permanenza nel range di breve termine.
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