Investimenti: il nucleare torna al centro del dibattito anche negli Usa

Negli Stati Uniti si fa sempre più concreta l’ipotesi di una forte crescita della domanda di elettricità nei prossimi anni, trainata soprattutto dall’espansione dell’intelligenza artificiale e dei data center. A sostenerlo è Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim, che sottolinea come diversi analisti prevedano un’impennata significativa dei consumi energetici: “Vogliamo parlare ancora dell’attesa impennata della domanda di elettricità che diversi analisti prevedono negli Stati Uniti nei prossimi 10-15 anni (che sembrano lontani, ma che in realtà sono dopodomani)”.

Le stime variano, ma secondo Tognoli il trend è ormai evidente: “Crediamo che la domanda potrebbe aumentare del 25% nel prossimo decennio e oltre. Gli analisti stimano un aumento a breve termine della domanda del 2-2,5% annuo nei prossimi cinque anni”. Una crescita che trae origine non solo dall’IA: problemi legati ai picchi di consumo sono presenti da tempo in stati come Texas e California, ben prima dell’esplosione dei data center. Per questo, aggiunge Tognoli, sarà necessario un mix energetico più ampio: “Riteniamo logico quindi, che per soddisfare la domanda addizionale prevista, vengano utilizzate diverse fonti di energia, tra cui carbone, gas naturale, energie rinnovabili e, sì, anche l’opzione nucleare”.

Negli ultimi anni, il nucleare era stato messo da parte da diversi Paesi. La Germania ha chiuso le ultime tre centrali nell’aprile 2023, puntando a una strategia quasi interamente basata sulle rinnovabili, con un periodo di transizione affidato al gas naturale. Le resistenze derivano soprattutto dal timore di incidenti: “La paura del nucleare dovuta al potenziale di incidenti è stata una delle ragioni principali per cui diverse nazioni hanno suggerito di abbandonare questa tecnologia”, ricorda Tognoli, citando i casi di Three Mile Island nel 1979 e Chernobyl nel 1986, che hanno frenato per decenni lo sviluppo di nuove centrali”.

Oggi, però, il quadro sta cambiando. Tecnologie più moderne stanno alimentando un rinnovato interesse nel settore: “Si stanno sviluppando tecnologie nucleari avanzate che includono piccoli reattori modulari (SMR), destinati a fornire energia su scala più limitata rispetto agli impianti più vecchi, più sicuri ed economici da costruire e in grado di essere costruiti ed essere operativi in un periodo di tempo più breve”. Alcuni impianti esistenti sono in fase di aggiornamento per aumentare la produzione, e perfino la centrale di Three Mile Island potrebbe riaprire nel 2027. Un segnale che le utility stanno accelerando per rispondere all’aumento di domanda.

Questa tendenza piace anche agli analisti: “Molte delle aziende che sviluppano tecnologie nucleari avanzate e che costruiranno anche gli impianti appartengono al settore industriale, per il quale gran parte degli analisti hanno una valutazione favorevole. Ovviamente gli analisti favoriscono anche il settore delle utility, viste le attese di un aumento della domanda di energia e inevitabilmente del prezzo”.

Gli SMR, tuttavia, richiederanno tempo per una diffusione su larga scala — non meno di cinque anni, secondo Tognoli. Nell’immediato, resteranno centrali le soluzioni basate sul gas naturale, molto richieste dai grandi operatori dei data center. Le rinnovabili e le batterie potranno coprire parte del fabbisogno, grazie anche agli incentivi fiscali e alla rapidità di implementazione.

Per Tognoli, la conclusione è chiara: “Non crediamo quindi ci possano essere dubbi sul fatto che l’opzione nucleare sembra essere tornata sul tavolo e potrebbe contribuire a sostenere l’economia statunitense nei prossimi anni e oltre”.