In un’epoca dominata dal trading ultraveloce e dall’ossessione per il guadagno immediato, le strategie di investimento tradizionali, come quella focalizzata sul lungo termine, possono apparire desuete. Eppure, nonostante l’ascesa di algoritmi e fondi passivi, i metodi collaudati resistono e continuano a offrire percorsi promettenti per chi cerca rendimenti superiori. A sostenerlo è Frank Thormann, portfolio manager di Schroders, che in un’analisi dettagliata smonta diversi miti del mercato moderno e delinea una road map per orientarsi.
La trasformazione dei mercati: orizzonti più brevi e meno pazienza
“Per molti investitori azionari odierni, le strategie tradizionali collaudate, come quella incentrata sul lungo termine, possono sembrare antiquate. Oggi vi è una maggiore urgenza di ottenere guadagni sul breve periodo, come dimostrano gli elevati volumi di negoziazione e i periodi di detenzione molto più brevi”, afferma Thormann. I dati gli danno ragione: i periodi di detenzione si sono significativamente accorciati, con titoli ora tenuti in portafoglio per mesi, settimane o addirittura giorni.
Questa trasformazione è trainata da forze precise: “L’emergere del trading algoritmico, degli hedge fund e delle strategie passive ha intensificato queste tendenze”. L’ascesa del trading ad alta frequenza ha ridotto i costi di esecuzione, permettendo transazioni in millisecondi. Contemporaneamente, hedge fund e strumenti passivi come gli ETF hanno ridefinito le dinamiche, automatizzando una fetta consistente delle negoziazioni.
Il valore dell’approccio tradizionale: i fondamentali battono il “rumore”
La domanda sorge spontanea: in questo nuovo panorama, l’analisi fondamentale ha ancora un ruolo? Per Thormann, la risposta è un sì categorico. “Vi sono prove sufficienti che i metodi collaudati funzionano ancora. Questi includono l’attenzione al lungo termine e il riconoscimento che la crescita degli utili societari è stata storicamente, di gran lunga, il principale motore dei rendimenti azionari a lungo termine”.
Cercare di competere con i nuovi attori sul loro stesso terreno, quello della velocità, è una battaglia persa. “La buona notizia è che non è necessario farlo”, rassicura il Portfolio Manager. “Numerose ricerche accademiche dimostrano che le strategie tradizionali offrono ancora percorsi promettenti”. Gli studi citati da Thormann evidenziano che gli investitori con orizzonti più lunghi sovraperformano quelli a breve termine di circa il 3% annuo, e che circa l’80-90% dei rendimenti a lungo termine è attribuibile direttamente alla crescita degli utili e dei dividendi.
Otto consigli per navigare nella complessità
Thormann non si limita a una diagnosi, ma propone una terapia articolata in otto punti per chi vuole concentrarsi sui fondamentali:
1. Cercare i “gap di crescita”: Identificare quelle aziende il cui potenziale non è ancora stato compreso dal mercato, guardando al di là dei prossimi 12 mesi.
2. Individuare i “vantaggi competitivi”: Puntare su società con un “fossato” che le protegge dalla concorrenza.
3. Focalizzarsi sulla “persistenza degli utili”: Le aziende in grado di crescere costantemente negli anni generano rendimenti superiori.
4. Analizzare la “qualità contabile”: Privilegiare gli utili basati sul flusso di cassa rispetto a quelli puramente contabili.
5. Sfruttare la “consapevolezza dei pregiudizi”: I pregiudizi comportamentali degli investitori creano opportunità per chi sa riconoscerli.
6. Cercare “team di gestione di alta qualità”: La remunerazione dei manager deve essere allineata agli interessi di lungo termine degli azionisti.
7. Scegliere aziende con una “disciplina nell’allocazione del capitale”: Chi reinveste gli utili in modo intelligente crea valore nel tempo.
8. Resistere alle tentazioni del “rumore di fondo”: Non farsi distrarre dalle mode passeggere e dalle performance giornaliere.
La lezione della favola: la costanza batte la velocità
In conclusione, Thormann trae una morale che sembra uscita da una favola di Esopo. “Il successo duraturo degli investimenti non dipende da reazioni rapide o dall’inseguimento del consenso generale, ma piuttosto da decisioni deliberate basate su analisi approfondite, giudizio e pazienza”. E, citando esplicitamente la celebre lepre e tartaruga, l’autore sentenzia: “Ciò sembra dimostrare in modo decisivo che negli investimenti, come nella vita, la corsa non è vinta dai più veloci, ma dai più costanti”. Un monito a ritrovare la virtù della pazienza in un’era finanziaria che sembra averla dimenticata.
