Dopo settimane di incertezza, i mercati finanziari hanno ritrovato una sorprendente stabilità. Gli indici azionari hanno toccato nuovi massimi e la volatilità, alimentata dai recenti dazi commerciali, si è ridotta sensibilmente. Tuttavia, secondo Paul Jackson, Global Head of Asset Allocation Research di Invesco, il momento di calma potrebbe non durare.
«La volatilità è diminuita ma i rischi persistono» spiega Jackson. «Le tensioni geopolitiche e i segnali di un rallentamento dell’economia statunitense suggeriscono che questa quiete possa essere transitoria».
Il ritorno della calma sui mercati
Gli indicatori di volatilità, come il VIX e il MOVE, mostrano che il sentiment degli investitori è tornato ai livelli precedenti alle elezioni del novembre 2024. «I mercati hanno riacquisito il loro autocontrollo dopo il breve picco di volatilità innescato dagli annunci di dazi reciproci agli inizi di aprile» sottolinea Jackson.
Gli Stati Uniti guidano la ripresa, ma sotto la superficie persistono tensioni geopolitiche e rischi economici. «L’economia USA sta mostrando segnali di rallentamento, un trend che se persiste porterà probabilmente a un nuovo rialzo della volatilità», osserva l’esperto. «Al contrario, una ripresa della crescita potrebbe dare slancio alla propensione al rischio, in particolare se la Fed continuerà ad allentare la sua politica monetaria».
Le banche centrali verso l’allentamento
Il 2025 ha già visto oltre 40 banche centrali tagliare i tassi d’interesse, ma la Federal Reserve finora ha resistito. «Prevediamo che la Fed inizierà il proprio ciclo di allentamento in occasione della riunione del 17 settembre, con tagli fino a 125 punti base nei prossimi 12 mesi» afferma Jackson.
Secondo l’esperto, la mossa potrebbe avere un impatto significativo. «Sebbene molte banche centrali stiano giungendo al termine dei loro cicli di tagli, il ritardo della Fed potrebbe dare nuovo slancio all’economia mondiale. Tuttavia, la crescita delle disponibilità monetarie globali potrebbe anche risvegliare le pressioni inflazionistiche».
Jackson aggiunge che la Federal Reserve «adotterà misure di allentamento più aggressive rispetto alle altre», mentre altre banche centrali, come la BOJ, potrebbero proseguire con un graduale inasprimento della politica monetaria.
Gli asset ciclici trainano la performance
Negli ultimi tre mesi, tutti i principali segmenti globali hanno registrato rendimenti positivi. «Asset ciclici come azioni, materie prime, private equity e REIT hanno registrato le performance migliori» osserva Jackson, segnalando «una rinnovata fiducia degli investitori».
La Cina ha messo a segno i guadagni azionari più elevati, mentre il settore energetico ha guidato le materie prime. I REIT giapponesi si sono distinti come i migliori performer, sia nel breve che nel lungo periodo. «Le nostre posizioni di sovrappeso su REIT e Cina hanno conseguito risultati positivi» conferma Jackson.
Al contrario, Bitcoin e oro, protagonisti del 2024, hanno rallentato. «Pur continuando a sovraperformare il segmento obbligazionario, hanno perso slancio negli ultimi mesi», spiega.
Uno sguardo al futuro
Secondo Jackson, la direzione dei mercati dipenderà in larga parte dall’evoluzione del ciclo economico. «Senza un calo significativo del PIL mondiale, è probabile che gli asset difensivi come i titoli di Stato e il credito investment grade assumano un ruolo di primo piano», afferma. Tuttavia, Invesco prevede che «il ritmo della crescita globale aumenti nel corso del prossimo anno, supportando gli asset più rischiosi come le azioni non USA e le materie prime industriali».
Pur riconoscendo la solidità dei recenti rialzi, Jackson mantiene cautela sulle azioni statunitensi. «Continuiamo ad avere un approccio prudente a causa dei timori sulle valutazioni e dei fattori economici sfavorevoli» spiega, aggiungendo che dollaro USA, oro e Bitcoin «hanno un potenziale di rialzo limitato ai livelli attuali».
Valute: euro forte, yen in recupero
Sul fronte valutario, Jackson osserva che «lo yen rimane debole ma appare conveniente». L’euro, invece, si è rafforzato «sulla scia delle aspettative di una spinta fiscale per l’economia europea, legata all’aumento della spesa per la difesa e per le infrastrutture in Germania».
«Lo yen giapponese è stato il più debole tra le valute più scambiate negli ultimi tre mesi, ma riteniamo che abbia un notevole potenziale di rialzo, che si realizzerà con il restringimento dei differenziali di tasso d’interesse», conclude Jackson. «Prevediamo che sarà la valuta principale più forte nel prossimo periodo, mentre ci aspettiamo un indebolimento del dollaro».
