Il grande entusiasmo per “l’intelligenza artificiale a tutti i costi” sembra aver perso slancio. Lo afferma David Chao, global market strategist (Asia Pacific) di Invesco, che osserva come l’euforia che ha accompagnato il boom dell’IA negli ultimi anni stia lasciando spazio a un approccio più cauto, in un contesto segnato da nuovi interrogativi sulla sostenibilità degli investimenti.
Secondo Chao, il primo segnale di cambiamento arriva dalla dinamica dei finanziamenti nel settore tecnologico. «Un indicatore che vale la pena osservare attentamente rispetto all’era delle dot-com è la fonte di finanziamento delle spese in conto capitale degli hyperscaler». Oggi, spiega, molte aziende hanno iniziato a finanziare le spese ricorrendo al debito più che ai flussi di cassa. «Questo cambiamento ha contribuito a modificare il sentiment riguardo al boom surriscaldato dell’intelligenza artificiale e ha innescato una vendita massiccia sul mercato azionario statunitense».
Il raffreddamento non riguarda solo gli Stati Uniti. Anche i mercati asiatici hanno iniziato a consolidare i guadagni accumulati negli ultimi mesi: l’indice Hang Seng Tech ha registrato un calo dopo aver toccato a ottobre i massimi pluriennali. Tuttavia, per Chao il quadro asiatico rimane costruttivo. «Riteniamo che l’approccio distintivo della Cina all’intelligenza artificiale, sostenuto da un forte supporto politico e da uno sforzo mirato a bilanciare la concorrenza con l’innovazione, possa alimentare ulteriormente la crescita dell’Asia guidata dall’intelligenza artificiale».
L’approccio “pragmatico” della Cina
La Cina, sottolinea Chao, non sta seguendo il modello occidentale. «La Cina non sta perseguendo lo stesso sogno dell’IA dell’Occidente». Mentre le aziende statunitensi puntano su modelli generalisti e ad alte prestazioni, Pechino sta adottando un percorso orientato all’efficienza, all’adattamento e all’impatto applicativo. La limitazione nell’accesso ai chip più avanzati ha spinto il Paese a sperimentare soluzioni più compatte e verticalizzate.
«Le aziende cinesi stanno dimostrando che è possibile sviluppare un’intelligenza artificiale avanzata senza hardware di livello superiore». L’esempio citato da Chao è quello di DeepSeek R1 e dei modelli open source emergenti, che stanno favorendo uno sviluppo più accessibile e competitivo. «Ciò ha stimolato un’ondata di sviluppo open source tra gli attori nazionali, che danno priorità all’accessibilità, alla replicabilità e al progresso condiviso rispetto al puro controllo proprietario».
Questo orientamento ha anche un effetto sistemico: un ecosistema più resiliente, meno dipendente da un singolo fornitore e caratterizzato da iterazioni rapide. Per le imprese con set di dati proprietari, come quelle dei settori sanitario o industriale, i modelli specializzati rappresentano un vantaggio competitivo sostenibile.
L’IA si integra nell’economia reale
L’adozione dell’IA in Cina sta accelerando in ambiti molto diversi tra loro. Chao ricorda che «le principali piattaforme o le cosiddette super app come WeChat, Alipay e Taobao stanno ora integrando funzionalità di IA nei loro sistemi esistenti», mentre l’utilizzo dell’IA generativa è raddoppiato dall’inizio dell’anno.
Tra i casi più evidenti c’è Qwen, il nuovo chatbot di Alibaba. «Qwen fungerà da assistente personale integrato per lo shopping su Taobao, offrendo un’esperienza più veloce, personalizzata e interattiva», spiega Chao. Il gruppo prevede integrazioni con mappe, food delivery, ticketing e servizi per l’ufficio, segno di una strategia che punta direttamente al mercato consumer.
La rivoluzione tocca anche robotica, manifatturiero e sanità: dai robot capaci di operare in ambienti sconosciuti alle fabbriche che producono veicoli elettrici senza illuminazione, fino agli strumenti diagnostici intelligenti introdotti nelle strutture mediche locali.
Un ecosistema sostenuto dalla politica
Le istituzioni cinesi stanno dando un contributo decisivo. «Il piano AI+ del Consiglio di Stato ha stabilito di integrare l’intelligenza artificiale in sei settori principali con l’obiettivo di raggiungere il 90% di adozione entro il 2030», ricorda Chao. L’IA è stata riconosciuta come infrastruttura fondamentale nell’ultimo piano quinquennale, e il governo sta ora cercando di guidare la competizione verso standard più elevati, favorendo qualità e innovazione rispetto alla corsa ai prezzi.
Competizione globale e nuovi equilibri
La crescente competitività cinese nel settore dei modelli open source non è passata inosservata negli Stati Uniti. «L’ambizione della Cina di posizionare i propri modelli di IA open source come benchmark globali ha attirato anche l’attenzione delle aziende e dei policy maker statunitensi». Secondo OpenCompass, metà dei 20 principali modelli oggi è di origine cinese, e molte aziende stanno accelerando la loro espansione internazionale grazie a un mix di qualità e costi più contenuti.
Prospettive per gli investitori
Guardando al lungo termine, Chao conclude che «l’intelligenza artificiale continuerà a essere una forza trainante sia per i rendimenti azionari che per lo sviluppo economico in senso lato». Per gli investitori globali alla ricerca di opportunità al di fuori degli Stati Uniti, la Cina sta diventando una destinazione privilegiata, con un profilo rischio/rendimento potenzialmente più interessante e una traiettoria di crescita che appare più sostenibile rispetto ai cicli iper-espansivi visti altrove.
