Tra dazi e inflazione, la Fed si muove sul filo dell’equilibrio

Oggi in serata la Federal Reserve comunicherà la propria decisione sui tassi d’interesse, in un contesto di incertezza economica acuita dal recente lockdown del governo federale statunitense. Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim, sottolinea che «per chi è alla ricerca di indicazioni sullo stato di salute dell’economia da parte del governo federale, la chiusura è stata un vero e proprio periodo di siccità».

Dopo settimane di stallo, un primo segnale è arrivato con la pubblicazione, da parte del Dipartimento del Lavoro, del rapporto sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) per settembre, reso disponibile con un leggero ritardo. «L’inflazione di fondo è aumentata al ritmo più lento degli ultimi tre mesi», spiega Tognoli, «mantenendo la Fed su una traiettoria in linea con la richiesta del mercato di un taglio dei tassi di 25 punti base». Tuttavia, aggiunge, «i dati non ci sono sembrati così deboli da permettere alla Fed di dare il via libera all’inflazione».

Secondo l’analista, l’aumento mensile dello 0,2% dell’inflazione di fondo può sembrare lieve, ma resta stabile su base annua (+3,1%) e su base trimestrale annualizzata (+3,6%). «Con l’inflazione al consumo di fondo bloccata intorno al 3% e i dazi che continuano a contribuire al mantenimento di prezzi elevati, prevediamo che l’inflazione rimarrà stabile attorno a questo livello fino alla metà del prossimo anno», osserva Tognoli, «il che rende ulteriori tagli dei tassi nel 2026 una decisione più ponderata».

L’incertezza rimane però alta: a causa del lockdown, la Casa Bianca ha dichiarato che i dati sull’inflazione di ottobre probabilmente non saranno pubblicati. «Potremmo dover attendere fino a dicembre per il prossimo rapporto sull’indice dei prezzi al consumo», spiega Tognoli, «preparando il FOMC per l’ultima riunione cruciale dell’anno, in calendario per il 9 e 10 dicembre».

L’ultima volta che il FOMC si è riunito, il 17 settembre, aveva ridotto il tasso sui fondi federali di 25 punti base, la prima mossa sui tassi dal 2024. Dopo quella riunione, il blocco del governo ha ritardato la pubblicazione di molti dati macro, tra cui il rapporto sull’occupazione di settembre. «Nonostante questo, i partecipanti al FOMC hanno generalmente espresso sostegno per un ulteriore taglio dei tassi di 25 punti base alla riunione di oggi», commenta Tognoli.

I dati disponibili indicano un’economia in rallentamento ma non in crisi. «Il mercato del lavoro continua a rallentare gradualmente», spiega, «con la misura ADP dell’occupazione nel settore privato in calo di 32.000 unità a settembre, il dato più debole da marzo 2023». La Fed di Chicago ha stimato il tasso di disoccupazione al 4,34%, leggermente superiore rispetto al mese precedente, mentre «il sentiment delle famiglie sulla disponibilità di posti di lavoro è ulteriormente peggiorato».

Sul fronte dei prezzi, il CPI principale è aumentato del 3% su base annua, mentre l’indice di fondo ha mostrato una leggera discesa, pur mantenendo un ritmo trimestrale annualizzato del 3,6%, segnale che «le pressioni sui prezzi derivanti dai nuovi dazi all’importazione continuano a farsi sentire sull’economia».

Anche il bilancio della Fed potrebbe presto cambiare direzione. Attualmente, la banca centrale sta riducendo le proprie dimensioni attraverso il *quantitative tightening* (QT), ma – come ricorda Tognoli – «Powell ha recentemente indicato che la Fed potrebbe avvicinarsi al punto di deflusso quando le riserve saranno leggermente al di sopra del livello che riteniamo compatibile con condizioni di riserve ampie». Secondo l’esperto, «continuiamo ad attendere l’annuncio della fine del QT alla riunione del 9-10 dicembre, con la cessazione della contrazione del bilancio dopo il 31 dicembre». Tuttavia, ammette, «non saremmo sorpresi se il Comitato decidesse di porre fine al QT già alla riunione di ottobre».

Quanto alle aspettative del mercato, «ci si attende una riduzione di 25 punti base nella riunione di oggi», afferma Tognoli, ma precisa che «visti i dati e soprattutto le pressioni inflazionistiche indotte dai dazi, non siamo del tutto sicuri che la Fed ridurrà i tassi».

La dichiarazione di politica monetaria dovrebbe restare sostanzialmente invariata rispetto alle precedenti, mentre la conferenza stampa «farà eco alle dichiarazioni di Powell del 14 ottobre: un orientamento verso la neutralità, ma consapevoli dell’attuale tensione tra gli obiettivi del FOMC in materia di occupazione e inflazione».

Guardando oltre, «i mercati si aspettano un ulteriore taglio dei tassi di 25 punti base nella riunione di dicembre e altri due tagli nel 2026, a marzo e giugno», conclude Tognoli. «Siamo d’accordo sia sul taglio nel meeting del 10 dicembre, sia sugli ulteriori tagli nel 2026».