Un vertice caldo e affollato di annunci. È questo il primo bilancio dell’incontro a Tokyo tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il nuovo Primo Ministro giapponese Sanae Takaichi, un faccia a faccia che ha immediatamente prodotto un’impennata dei listini nipponici e una serie di accordi destinati a ridisegnare la cooperazione bilaterale in settori strategici.
Trump ha elogiato Takaichi come “fantastica” e “una personalità di primo piano”, definendo il Giappone “un alleato al massimo livello”. La risposta della Premier è stata altrettanto calorosa, con la notizia, riportata da un portavoce della Casa Bianca, che intende nominare Trump per il Premio Nobel per la Pace 2026.
Sul tavolo, oltre alle cerimonie, sono stati siglati diversi protocolli. Un accordo quadro per la sicurezza delle forniture di minerali critici e terre rare, con un coordinamento sulle scorte strategiche per diversificare dalla Cina nei prossimi sei mesi. Un secondo documento ha sancito l’impegno del Giappone a investire 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Altri punti chiave hanno incluso i piani per aumentare la spesa militare giapponese e ampliare le importazioni di veicoli, energia e prodotti agricoli statunitensi.
Ma al di là delle dichiarazioni, quali sono le implicazioni per gli investitori? Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management, offre una lettura approfondita.
Riduzione del rischio politico e stabilità per gli asset giapponesi
“I cordiali rapporti tra il Presidente Trump e il Primo Ministro Takaichi”, virgola Haefele, “hanno impostato un tono molto positivo per le relazioni bilaterali”. Questo clima, secondo l’esperto, “dovrebbe aiutare a ridurre il rischio di improvvisi catalizzatori di politiche negative”, permettendo agli investitori di guardare con maggiore serenità al Giappone. “Tutto ciò suggerisce un contesto di investimento più stabile per gli asset giapponesi”.
Spesa per la difesa: aumento senza stravolgimenti fiscali
Sul fronte della difesa, Trump aveva pubblicamente sollecitato Tokyo a portare la spesa militare al 5% del PIL, ma non sembra aver insistito ulteriormente. Takaichi, dal canto suo, aveva già anticipato la questione, accelerando il percorso per raggiungere l’obiettivo NATO del 2% del PIL. “Date la esigua maggioranza della sua coalizione e gli impegni per un più ampio stimolo fiscale”, analizza Haefele, “non ci aspettiamo che le uscite per la difesa soffochino altre voci di spesa. Gli aumenti mirati dovrebbero essere relativamente complementari all’agenda pro-crescita del Giappone”.
Terre rare: una sfida che richiede sostegno governativo congiunto
L’accordo sulle terre rare, con la sua tempistica serrata di sei mesi, è visto come significativo. Tuttàvia, Haefele frena l’entusiasmo ricordando la schiacciante dipendenza dalla Cina, che secondo le stime IEA controlla il 91% della raffinazione globale. “Un cambiamento significativo sarà impegnativo”, afferma, sottolineando che “solo di recente alcuni produttori al di fuori della Cina hanno dimostrato la capacità di raffinare le terre rare pesanti”. La conclusione di UBS è netta: “Interpretiamo questo accordo come un riconoscimento del fatto che il sostegno coordinato e le sovvenzioni governative saranno essenziali per fare progressi”.
Prospettive positive per il Nikkei e settori favoriti
Nonostante il Nikkei sia già salito di oltre il 28% da inizio anno, UBS si aspetta che il mercato continui a salire. “Manteniamo il nostro giudizio di Attrattivo sulle azioni giapponesi”, dichiara Haefele, “preferendo i servizi IT, l’immobiliare e la meccanica, nonché i settori sostenuti dal governo come la difesa, l’IT e la medtech”.
