Obbligazioni paesi emergenti: opportunità e rischi nel nuovo scenario globale

La performance del debito dei mercati emergenti (EMD) è storicamente guidata da un complesso intreccio di fattori: cicli economici e monetari di Stati Uniti e mercati emergenti, liquidità globale, condizioni di rischio ed eventi geopolitici. A questi si aggiungono trend secolari come la globalizzazione, l’ascesa di economie come la Cina e il processo di convergenza tra economie emergenti e sviluppate. A parlare è Diliana Deltcheva, Head of EMD di Robeco, che in un’analisi dettagliata disegna uno scenario ricco di opportunità, ma non privo di insidie.

Valuta forte e locale: due mondi con driver diversi

Il debito in valuta forte (EMD HC) – spiega Deltcheva – tradizionalmente beneficia delle fasi di ripresa ed espansione del ciclo economico statunitense, specialmente quando i tassi di interesse reali USA sono stabili o in calo. Un comportamento simile ad altre asset class rischiose come il credito USA o le azioni. Il debito in valuta locale (EMD LC), invece, richiede anche un dollaro stabile o debole, politiche accomodanti delle banche centrali locali e differenziali di crescita a favore degli emergenti.

La svolta: alle spalle la tempesta perfetta

Uno dei principali fattori positivi per le obbligazioni in valuta forte è che “siamo appena usciti dalla fase di declassamento e ristrutturazione causata dagli elevati prezzi delle materie prime, dall’aumento dei tassi di interesse e dalla crescita dei livelli di indebitamento”. Dopo il periodo buio segnato dal Covid e dalla volatilità geopolitica, come l’invasione russa dell’Ucraina, “ora tutto questo è alle nostre spalle. Non prevediamo che i declassamenti o il rischio di insolvenza avranno un’influenza significativa nei prossimi 12-24 mesi”.

In sintesi, “le obbligazioni in valuta forte dei mercati emergenti sono una asset class creditizia. Pertanto, se il rischio di credito è limitato per un certo periodo, ciò ha un effetto positivo sui rendimenti attesi”.

Il vantaggio della bassa volatilità

Un altro motivo che accredita il ruolo degli EMD è la volatilità contenuta. “Le obbligazioni in valuta forte sono caratterizzate da una volatilità relativamente bassa rispetto ad altre asset class, come le azioni dei mercati emergenti o quelle dei paesi industrializzati”. Il merito è della correlazione negativa tra spread e tassi di interesse di riferimento: “Quando i tassi di riferimento aumentano, gli spread tendono a diminuire, stabilizzando il rendimento finale”.

I rischi: la scommessa su Trump e le commodity

La valutazione non è però priva di rischi. “Attualmente, il rischio maggiore proviene dai paesi industrializzati, piuttosto che dai mercati emergenti”, in particolare dalla politica tariffaria di Donald Trump. Tuttavia, Deltcheva ipotizza una chiave di lettura: “I mercati dovrebbero gradualmente comprendere come sembra funzionare lo stile negoziale del presidente degli Stati Uniti: iniziare con una posizione rigida e poi allentarla leggermente quando il mercato reagisce. Se così fosse, ciò non dovrebbe influire eccessivamente sui rendimenti attesi”. In caso contrario, avverte, “potremmo trovarci in una situazione peggiore in tutte le asset class”.

Dal lato dei fondamentali, invece, i bilanci dei paesi emergenti “sono molto più puliti e le riserve sono molto più solide”. Inoltre, “alcuni degli effetti sui prezzi delle materie prime che abbiamo osservato, in particolare il prezzo dell’oro, sono molto positivi per i mercati emergenti”.

Geografia dell’opportunità: America Latina in testa

In questo contesto, non tutte le regioni emergenti sono uguali. “I Paesi che potrebbero trarne il massimo vantaggio sono quelli dell’America Latina piuttosto che quelli dell’Asia”. Nel settore delle valute forti, infatti, la maggior parte degli emittenti asiatici è più sviluppata, con spread molto ridotti e rendimenti complessivi meno interessanti. La politica commerciale USA, poi, punta dritta al settore manifatturiero: “E i posti di lavoro in questo settore sono più diffusi in Asia che in altre regioni”, rendendo l’area più esposta.

Al contrario, regioni come l’Africa – “che costituisce una parte importante dell’universo dei mercati emergenti” – presentano un rischio fondamentale più basso, complice anche la loro natura di esportatori di materie prime.

In conclusione, la stella del debito emergente sembra tornata a brillare, con la valuta forte in pole position. La sfida per gli investitori sarà navigare con attenzione tra le opportunità regionali e l’imprevedibilità della politica dei paesi sviluppati.