Amundi, outlook 2026: “I mercati in disordine controllato”

La casa di gestione ha presentato le previsioni sul prossimo anno: view prudente sull’azionario ma positiva sulle small cap, preoccupazioni per l’inflazione negli Usa e per il dollaro, visione positiva sulle obbligazioni emergenti in valuta locale

In un mondo sempre più instabile, dove geopolitica, innovazione tecnologica e fragilità fiscali si intrecciano ridisegnando gli equilibri globali, Amundi invita gli investitori a non lasciarsi travolgere dal rumore di fondo. Il ciclo economico non è al capolinea: anzi, continua ad allungarsi. È questo il messaggio centrale dell’Investment Outlook 2026, illustrato a Milano dal colosso francese del risparmio gestito. Una lettura dei mercati che riconosce rischi elevati, ma allo stesso tempo individua una fase di transizione, non di recessione, con diverse opportunità per chi saprà muoversi in modo selettivo.

Secondo Amundi, l’economia globale si sta muovendo all’interno di un regime inedito, definito “disordine controllato”: un contesto in cui i tradizionali punti di stabilità — dalle relazioni internazionali alle politiche monetarie — risultano meno prevedibili, ma non per questo incapaci di sostenere la crescita. Il ciclo prosegue infatti grazie all’innovazione tecnologica, alla spinta degli investimenti in intelligenza artificiale e alle politiche fiscali più attive in numerose economie avanzate ed emergenti.

Inflazione strutturale e nuovi equilibri globali

Durante la presentazione, Monica Defend (nella foto a destra), head of Amundi Investment Institute, ha descritto così  la trasformazione in atto : “L’economia si sta adattando a un nuovo regime di “disordine controllato”. La trasformazione guidata dalla tecnologia, lo stimolo fiscale e le politiche industriali mantengono l’attività economica vivace e favoriscono l’emergere di nuovi vincitori. L’inflazione diventa un tema strutturale che gli investitori devono necessariamente incorporare nelle loro allocazioni.” Per Amundi, il rallentamento della crescita atteso nei prossimi due anni non rappresenta un segnale di cedimento. Negli Stati Uniti — dove la crescita del Pil è stimata  all’1,9% nel 2026 — la spinta degli investimenti legati all’intelligenza artificiale potrebbe attenuarsi rispetto al ritmo record del 2025, pur rimanendo un driver essenziale dell’attività economica. In Europa, invece, il nodo centrale sarà l’efficacia delle riforme e l’impatto degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture, elementi cruciali per compensare un potenziale di crescita strutturalmente più debole. L’Asia, infine, continuerà a ricoprire un ruolo trainante, anche in presenza di un rallentamento in Cina e India.

Tra rischi e opportunità

Amundi individua nel 2026 un anno complesso, attraversato da potenziali rischi: tensioni geopolitiche, squilibri fiscali, valutazioni elevate sui mercati azionari, eventuali shock politici e finanziari. Il rischio di un disancoraggio delle aspettative di inflazione rimane uno dei punti più delicati da monitorare. Non mancano però possibili sviluppi favorevoli: un miglioramento delle relazioni geopolitiche, l’allentamento delle tensioni commerciali o un’accelerazione della produttività grazie all’impiego massivo dell’intelligenza artificiale potrebbero sostenere ulteriormente i mercati globali.

Diversificare torna essenziale

In un quadro che rimane fluido, Amundi adotta una posizione moderatamente favorevole al rischio, ma accompagnata da strumenti di protezione e da un ricorso più marcato alla diversificazione. Proprio questo è il tema ribadito da Francesco Sandrini (nella foto sotto a sinistra), cio di Amundi Sgr:

“La diversificazione rimane lo strumento di difesa più efficace in un contesto di mercati azionari concentrati e di valutazioni elevate. I portafogli degli investitori dovrebbero essere ribilanciati tra stili, settori, capitalizzazioni e aree geografiche per mitigare i rischi e cogliere le opportunità, in particolare nei mercati emergenti e negli asset europei.”

Sul comparto obbligazionario, la preferenza va al credito investment grade, agli strumenti indicizzati all’inflazione e a un approccio tattico alla duration, con prudenza verso l’high yield statunitense e i titoli di Stato giapponesi. Per quanto riguarda l’azionario, Amundi indica la necessità di andare oltre il perimetro ristretto dei titoli tecnologici Usa, puntando su industriali europei, finanziari, infrastrutture e small-mid cap.

I mercati emergenti restano uno dei segmenti più promettenti: la combinazione di un dollaro più debole, politiche monetarie favorevoli e fondamentali in miglioramento rende questa asset class particolarmente interessante su un orizzonte di medio periodo.

Oro e real asset: le coperture per un mondo più instabile

Una parte importante della strategia delineata da Amundi riguarda l’uso dei real asset come strumenti di protezione. Oro, materie prime e valute selezionate — incluse alcune emergenti ad alto carry — vengono considerati elementi fondamentali per preservare il rendimento reale in un contesto dove l’inflazione non è più un fenomeno transitorio. Le infrastrutture e il credito privato, dal canto loro, offrono accesso a trend strutturali come reshoring, digitalizzazione ed elettrificazione.Il 2026 non sarà dunque  un anno semplice, ma nemmeno un anno da temere. L’economia globale continua a mostrare resilienza e, pur in un ambiente di disordine controllato, gli investitori possono trovare numerose opportunità, a patto di evitare la concentrazione e di adottare una visione realmente globale. Diversificazione, selettività e protezione dall’inflazione saranno le parole chiave. In un mondo che cambia rapidamente, la capacità di adattarsi — più che di prevedere — torna a essere il vero vantaggio competitivo.