In un panorama finanziario in evoluzione, le infrastrutture emergono come un’ancora di stabilità. “In un contesto di tassi di interesse in graduale riduzione, il settore delle infrastrutture torna sotto i riflettori”, afferma Luca Moro, Chief Investment Officer del fondo SpesX di FIEE Sgr. “Oggi rappresenta uno dei pochi comparti capaci di offrire protezione reale dall’inflazione, stabilità dei flussi di cassa e visibilità di lungo periodo sugli utili”.
La domanda di investimenti nel settore è monumentale. Secondo le stime di McKinsey citate da Moro, “per soddisfare il fabbisogno infrastrutturale globale serviranno oltre 106 trilioni di dollari di investimenti entro il 2040”, una cifra che corrisponde a circa il 3,5% del PIL mondiale ogni anno. A trainare questa crescita sono tre driver principali: la transizione energetica, la digitalizzazione e la rilocalizzazione industriale. “Le infrastrutture, infatti, sono asset tangibili, regolamentati e, spesso, indicizzati all’inflazione, e proprio per questo offrono una copertura naturale contro ‘shock’ macroeconomici e geopolitici”, spiega il CIO.
I driver della crescita: reti elettriche e infrastrutture ibride
Tra i vari sotto-settori, le reti elettriche sono al centro di un ciclo di investimenti senza precedenti, reso necessario dall’aumento della domanda legato all’elettrificazione e all’ascesa dell’Intelligenza Artificiale. “L’Agenzia Internazionale dell’Energia stima che serviranno 600 miliardi di dollari l’anno solo per mantenere stabili i sistemi elettrici globali”, sottolinea Moro.
Le grandi utility si stanno già muovendo. “Grandi utility come NextEra Energy e Duke Energy stanno già aumentando i propri piani di investimento di oltre il 30% per il periodo 2025-2030″, mentre in Europa player come Terna e National Grid beneficiano dei programmi pubblici. Allo stesso tempo, stanno prendendo piede soluzioni innovative: “In parallelo, si stanno affermando anche nuove infrastrutture ibride — come data center alimentati da energia pulita e sistemi di accumulo (BESS) — che uniscono mondo digitale ed energia, diventando la spina dorsale del futuro energetico globale”.
Rendimenti solidi e opportunità di valutazione
Dal punto di vista finanziario, il comparto continua a offrire performance attraenti. “Le infrastrutture continuano a offrire numeri solidi: performance storiche tra il 7 e il 10% annuo per i soggetti quotati, volatilità inferiore alla media dell’azionario globale e una bassa correlazione con i principali indici”, ricorda Moro.
Le prospettive, secondo l’esperto, potrebbero essere addirittura migliori, grazie alla crescita degli investimenti, ai meccanismi tariffari indicizzati all’inflazione e alle valutazioni attualmente attractive. “Molte società – come Rwe ed Erg in Europa o AES Corporation e NextEra Energy in Nord America – scambiano ancora a sconto del 20–25% rispetto ai livelli pre-2022, nonostante fondamentali in miglioramento e guidance di crescita degli utili tra il 6 e il 10%”. Per gli investitori con un orizzonte di medio periodo, questa fase potrebbe rappresentare un punto d’ingresso interessante.
Rischi e prospettive con il taglio dei tassi
Come per ogni investimento, esistono dei rischi da considerare. “Tra questi, il principale resta quello regolatorio e politico, con possibili incertezze legate all’allungamento dei tempi autorizzativi, all’incertezza sulle tariffe di remunerazione e alla volatilità delle politiche industriali, per alcuni Paesi”, avverte Moro. Anche l’aumento dei costi del capitale ha pesato sui titoli più indebitati.
Tuttavia, lo scenario è destinato a migliorare. “Con il rientro dell’inflazione e il prossimo, previsto taglio dei tassi da parte delle banche centrali, il settore potrebbe beneficiare di una forte rivalutazione”. In particolare, negli Stati Uniti, l’atteso ciclo di ribassi della Fed potrebbe innescare un recupero rapido, specialmente per le società esposte alle infrastrutture regolamentate e alle reti critiche.
Una scelta strategica
In chiusura, Moro non ha dubbi: “Le infrastrutture si confermano, quindi, come una scelta strategica, con un profilo rischio/rendimento molto favorevole nel medio periodo e capaci di offrire stabilità, redditività e un’esposizione diretta anche ai grandi trend della trasformazione economica globale”. In un mondo in cerca di certezze, gli asset tangibili e fondamentali per il funzionamento dell’economia sembrano destinati a giocare un ruolo sempre più centrale nei portafogli.
