Asset allocation: la view di Invesco in questa fase

In un panorama economico globale segnato dal rallentamento della crescita e dalle persistenti tensioni commerciali, gli investitori navigano in acque incerte. Le banche centrali, dopo aver affrontato la tempesta inflazionistica, si trovano ora a dover bilanciare la necessità di sostenere l’economia senza innescare nuovi focolai di pressione sui prezzi. In questo contesto, l’analisi di Rob Waldner, Head of IFI Strategy and Macro Research di Invesco, fornisce una mappa per orientarsi tra le principali aree geografiche, delineando scenari di politica monetaria e opportunità di investimento.

Usa

La crescita economica negli Stati Uniti “ha subito un rallentamento” e, nonostante i dati inflazionistici rimangano generalmente favorevoli, iniziano a mostrare “segnali crescenti dell’impatto dei dazi”. Secondo l’analisi di Rob Waldner, “prevediamo che gli aumenti dei prezzi determinati dai dazi manterranno l’inflazione stabile fino alla fine dell’anno”. La Federal Reserve ha già avviato il suo ciclo di alleggerimento monetario e, spiega Waldner, “la sua funzione di reazione si è spostata verso una posizione accomodante. Riteniamo che la Fed procederà ad altri due tagli dei tassi entro la fine dell’anno”.

Per quanto riguarda i rendimenti, “prevediamo che i rendimenti a lungo termine rimarranno entro un intervallo ristretto, poiché le preoccupazioni relative al deficit di bilancio degli Stati Uniti e alla governance della Fed manterranno probabilmente ripida la curva dei rendimenti”. Secondo l’esperto di Invesco, “la ripidità continuerà probabilmente a essere la tendenza dominante fino a quando i dati sulla crescita non inizieranno a migliorare”.

Europa

Oltreoceano, la Banca Centrale Europea (BCE) “ha raggiunto quello che considera il livello neutrale per i tassi di interesse al 2% e dovrebbe mantenere la sua posizione attuale, a meno che shock esterni non rendano necessario un ulteriore allentamento”. Waldner sottolinea che “sebbene persistano venti contrari strutturali in tutta l’area dell’euro, è opportuno fare una pausa per valutare l’impatto della recente riduzione dei tassi di 200 punti base”.

Le prospettive per la regione “nei prossimi 12 mesi rimangono incerte, con pressioni continue dovute ai dazi commerciali, all’aumento dei flussi di merci cinesi dirottati dagli Stati Uniti e all’instabilità politica in diversi Stati membri”. Tuttavia, non mancano elementi di potenziale sostegno: “una politica fiscale più accomodante in Germania e un’iniziativa paneuropea di investimenti militari potrebbero fornire un sostegno incrementale alla crescita, integrando il sostanziale allentamento monetario della BCE”. I mercati si aspettano già “ulteriori tagli limitati dei tassi da parte della BCE”. In questo quadro, Waldner evidenzia come “vediamo opportunità più interessanti in altri mercati, in particolare nel Regno Unito, in Norvegia e nella Repubblica Ceca. Di conseguenza, manteniamo una posizione neutrale sui tassi europei, ma manteniamo un orientamento sottopeso su base di valore relativo”.

Cina

Sul fronte cinese, Invesco “prevede un irripidimento della curva dei rendimenti nel medio termine”. Waldner fa notare che “le recenti modifiche alla normativa sulle commissioni di rimborso potrebbero influire sui flussi di alcuni fondi obbligazionari e quindi aggiungere una certa pressione al ribasso”. Nonostante ciò, “come abbiamo già sottolineato in precedenza, riteniamo che la traiettoria dell’economia e dell’inflazione e il forte slancio del mercato azionario nei prossimi mesi dovrebbero fornire un supporto ai rendimenti onshore. Allo stesso tempo, la politica monetaria accomodante dovrebbe ancorare i tassi a breve termine”.

Giappone

Per il Giappone, Invesco mantiene una posizione underweight. “Il miglioramento delle prospettive di crescita, combinato con un’inflazione relativamente stabile, dovrebbe esercitare una pressione al rialzo sui tassi di interesse giapponesi nella parte iniziale della curva dei rendimenti”, afferma Waldner. “Il mercato sta attualmente scontando una probabilità del 50% di un aumento dei tassi nella riunione di ottobre della Banca del Giappone (BoJ), che a nostro avviso appare ragionevole. Tuttavia, il prezzo del tasso terminale appare ancora troppo basso, con solo 60 punti base di aumenti scontati nei prossimi 18 mesi”. Se l’inflazione dovesse stabilizzarsi al 2%, “i tassi reali rimarranno probabilmente al di sotto della stima di neutralità della BoJ”.

Sul fronte fiscale, “la politica fiscale dovrebbe essere più accomodante in futuro, il che dovrebbe stimolare la crescita e creare un certo rischio di un aumento dell’emissione di titoli di Stato giapponesi (JGB)”. Tuttavia, Waldner conclude osservando che “i risultati fiscali sono stati positivi negli ultimi tempi, grazie all’aumento delle entrate dovuto al rafforzamento del PIL nominale; quindi, lo stimolo potrebbe essere possibile senza un forte aumento delle emissioni. Inoltre, il Ministero delle Finanze può ridurre ulteriormente le emissioni a lungo termine, il che potrebbe limitare l’impatto sui titoli di Stato giapponesi a lunga scadenza, favorendo un ulteriore appiattimento della curva dei rendimenti”.