L’euro-dollaro ha vissuto settimane turbolente dopo il primo taglio dei tassi della Fed, annunciato il 17 settembre, che aveva spinto il cambio Euro/Dollaro Usa (Eur/Usd) fino a 1,18. Tuttavia, nelle ultime quattro settimane il cambio ha registrato una tendenza al ribasso, consolidandosi in seguito alle dinamiche di mercato degli Stati Uniti e alle tensioni politiche in Francia.
Secondo Claudio Wewel, Forex strategist di J. Safra Sarasin, le cause di questo consolidamento sono principalmente due: “In primo luogo, il momentum ciclico relativo ha favorito gli Stati Uniti. Oltre al mercato del lavoro, alla fine di settembre i dati macroeconomici statunitensi hanno iniziato a sorprendere in modo più positivo rispetto a quelli dell’area euro. In secondo luogo, le preoccupazioni sulla sostenibilità dei bilanci pubblici francesi sono nuovamente aumentate a causa della crisi politica in Francia”.
Wewel sottolinea inoltre come l’euro reagisca oggi in maniera meno sensibile alle controversie politiche francesi rispetto al passato: “Attribuiamo questo fenomeno a un minore richiamo del dollaro statunitense come bene rifugio, poiché il mercato ha iniziato a concentrarsi maggiormente sui persistenti deficit fiscali degli Stati Uniti sotto l’attuale amministrazione americana”.
Guardando avanti, secondo l’analista lo spazio per un ulteriore indebolimento dell’euro appare limitato. La crisi politica in Francia sembra essersi stabilizzata dopo la riconferma del primo ministro Sébastien Lecornu e il suo impegno a ridurre il deficit del bilancio 2026. “Il suo impegno a sospendere la controversa riforma delle pensioni del 2023 del presidente Macron rende il governo politicamente più stabile per ora, e quindi il ribasso a breve termine dell’euro sarà probabilmente limitato da questo punto in poi”, afferma Wewel.
Anche i risk reversal dell’Eur/Usd indicano un ritorno dell’ottimismo degli operatori verso la valuta unica. “Gran parte della delusione relativa ai recenti dati macroeconomici dell’area euro è già stata scontata dai mercati”, spiega l’esperto.
Per il 2026, Wewel mantiene una previsione positiva per l’euro: “Negli Stati Uniti, nei prossimi mesi sono probabili ulteriori tagli dei tassi, che ridurranno il differenziale dei tassi di politica monetaria tra Euro e Dollaro Usa con l’avvicinarsi del prossimo anno. Inoltre, il sostegno all’euro dovrebbe migliorare con l’erogazione del pacchetto fiscale tedesco, che stimolerà la crescita dell’economia dell’area euro, implicando un’ulteriore convergenza della crescita con gli Stati Uniti”.
