A un anno dalla presentazione del Rapporto Draghi sul futuro della competitività dell’Unione Europea, i progressi nell’attuazione del piano sono limitati e lo spazio di manovra di Bruxelles si restringe. È questa la fotografia che emerge dall’ultimo outlook di Ersel, che dedica un approfondimento alla grande sfida competitiva del Vecchio Continente.
Secondo i dati citati dagli analisti, “solamente l’11,2% delle 383 iniziative individuate è stato pienamente implementato”, una percentuale che sale a malapena al 31,4% includendo quelle in corso di realizzazione. Un risultato definito “troppo esiguo”, soprattutto se si considera che il fabbisogno di investimenti annui, stimato in 800 miliardi di euro nel 2023, è oggi salito a 1.200 miliardi, trainato dalle spese per la difesa e per le transizioni verde e digitale.
Il contesto internazionale, si legge nel report, non aiuta: il ritorno di Trump alla Casa Bianca e l’accordo commerciale di luglio con gli Usa “sembra andare nella direzione opposta alle indicazioni fornite da Draghi”. A questo si aggiungono la minaccia russa e un rapporto con la Cina “sempre più complesso”.
Nonostante la Commissione europea abbia cercato di tradurre le raccomandazioni nella “Bussola per la competitività”, “persistono ostacoli strutturali”. Il principale? “La frammentazione politica interna all’Unione”, che emerge su dossier sensibili come la difesa comune, dove “la forte dipendenza dagli Stati Uniti e la riluttanza ad abbandonare una competenza considerata parte della sovranità nazionale rendono difficile la costruzione di una vera politica di difesa comune”.
Anche sul fronte finanziario, la prima proposta della Commissione per il Fondo per la competitività – 409 miliardi di euro – appare “ben lontana dalle stime di Draghi” e già ostacolata dagli Stati membri. La conclusione degli esperti è netta: “Senza una maggiore unità politica e un impegno condiviso, l’Unione rischia di restare ai margini della scena internazionale”.
Lo scenario dei mercati: domina l’IA, ma l’Europa arranca
Nella sezione dedicata ai mercati, gli esperti di Ersel tracciano un quadro dove l’entusiasmo per l’Intelligenza Artificiale continua a trainare i listini, soprattutto in USA e Asia. “Il tema AI continua a dominare e fornisce supporto alla narrativa e ai multipli”, si legge. Tuttavia, si iniziano a notare “alcune situazioni di eccesso speculativo” e un “outperformance delle componenti high beta/high momentum”.
L’Europa, invece, sconta una “minore esposizione dell’indice al tema AI” e ha interrotto da mesi l’outperformance rispetto agli USA. “Le revisioni aggregate sono state decisamente negative”, sottolineano gli analisti, e l’indice “si è aggrappato al momentum dei temi di inizio anno”, mostrando “una certa discrasia” rispetto ai trend fondamentali.
Obbligazioni: attesa per il taglio dei tassi Usa
Sul fronte obbligazionario, gli esperti di Ersel ritengono “grosso modo corretto il percorso di riduzione dei tassi ipotizzato dai mercati, che vede la FED raggiungere un tasso di neutralità entro la prima metà del prossimo anno”. Per l’Eurozona, invece, si prevede che i tassi rimarranno sui valori correnti nei prossimi trimestri, con una BCE “on hold”.
Yen debole e incertezza politica in Giappone
Infine, un focus sul Giappone: l’elezione di Sanae Takaichi a Primo Ministro ha ridestato l’aspettativa di una nuova fase di “Abenomics“. Tuttavia, avvertono gli analisti, “la situazione oggi appare molto diversa dal 2012” e “non è detto che la BOJ sia così cooperativa come lo fu allora”. A breve “ci potrà essere una fase di debolezza dello yen”, ma la sua eccessiva svalutazione “potrebbe non essere ben vista a Washington”.
In questo quadro globale, Ersel conferma un approccio prudente, mantenendo “un’ampia diversificazione per Paesi, settori e fasce di capitalizzazione” e un “posizionamento pieno sulla duration” per compensare i rischi dei investimenti azionari.
